Search

Tag Archives: turismo regionale

passolanciano

Tutelare e valorizzare un patrimonio ambientale unico al mondo: rendere fruibile Passolanciano tutto l’anno, anche l’estate.

Una delle zone di montagna più belle d’Abruzzo dove si può sciare guardando il mare è al centro di un progetto di valorizzazione da parte della Regione Abruzzo al fine di farne mèta turistica di rilievo del centro-sud.

Un progetto, da 34 milioni di euro (2,2 milioni già disponibili), da realizzare in sinergia con il Parco nazionale della Majella, ente a cui spetta il rilascio delle autorizzazioni.

Queste le parole dell’assessore al Turismo della Regione Abruzzo Mauro Febbo:

Oggi non è più pensabile tenere impianti aperti solo per lo sci. Su questo con il Parco siamo in piena sintonia.

Potremo avviare le gare per poter far cominciare i lavori entro l’estate 2021 e ultimarli entro il 2023, termine entro il quale le risorse vanno spese.

 

Foto: Di piercarloc – Opera propria, CC BY-SA 3.0

by Redazione
castelli

Uno dei borghi più belli d’Italia nel Gran Sasso: Castelli in provincia di Teramo famosa per le sue ceramiche tanto da avere un suo museo.

Il museo delle ceramiche infatti espone le opere dei maestri della maiolica che hanno reso celebre il nome di Castelli nel mondo.

Il percorso dunque comprende i mattoni cinquecenteschi della primitiva Cona di San Donato, i vasi farmaceutici Orsini-Colonna, il Paliotto di Colledoro e una significativa documentazione delle varie dinastie di maiolicari: i Pompei, i Grue, i Gentili, i Cappelletti e i Fuina.

E’ aperto in estate 10-19,30 tutti i giorni, festivi compresi; in inverno feriali 10-13 (lunedì chiuso), sabato e domenica 10-13 e 15-18.

Una storia quella di Castelli che sorge in età carolingia con il fenomeno dell’incastellamento: nel borgo si raccolgono le popolazioni degli abitati vicini, che vi trovano migliore difesa e abbondanti risorse: estese vene di argilla, immensi boschi di faggio, acque limpide. Il villaggio cresce e diventa feudo dei Conti di Pagliara.

Cosa si può fare nel borgo abruzzese? Trekking. Il paese infatti è il punto di partenza per escursioni e gite turistiche nel Parco, si può salire al Monte Camicia (2750 m) e a Campo Imperatore.

Foto: Di Daderot – Opera propria, CC0

by mediaplus.adv
civitella del tronto

Un patrimonio culturale abruzzese di grande prestigio come la Fortezza di Civitella del Tronto che merita di tornare al suo antico splendore.

E’ stato questo il focus dell’incontro tra l’assessore al Turismo della Regione Abruzzo Mauro Febbo e il sindaco del borgo teramano Cristina Di Pietro.

Per l’edificio sono stati stanziati 2 milioni di euro nel Piano di investimenti del ministero dei Beni e delle attività culturali e del turismo (Mibact) e già approvati dal Cipe.

Una struttura imponente visto che è una delle più grandi e importanti opere di ingegneria militare d’Europa caratterizzata da una forma ellittica con un’estensione di 25mila mq ed una lunghezza di oltre 500 metri.

Oggi è completamente visitabile, grazie ad un importante intervento di restauro curato dalla Sovrintendenza de L’Aquila (1975/1985).

La visita si sviluppa attraverso tre camminamenti coperti, le vaste piazze d’armi, le cisterne (una delle quali visitabile), i lunghi camminamenti di ronda, i resti del Palazzo del Governatore, la Chiesa di San Giacomo e le caserme dei soldati.

All’interno della Fortezza è visitabile anche il Museo delle Armi che si sviluppa su quattro sale dove sono conservate armi e mappe antiche, queste ultime connesse alle vicende storiche di Civitella del Tronto.

Tra le armi si segnalano alcuni schioppi a miccia del XV secolo, pistole a pietra focaia, un cannone da campagna napoleonico e dei piccoli cannoni detti “falconetti” da marina.

expo 2020 a dubai

Un’occasione davvero importante per la Regione Abruzzo quella di poter partecipare all’Expo 2020 a Dubai.

Si è parlato di questo in un incontro svoltosi alla Camera di Commercio di Pescara-Chieti con i rappresentanti delle associazioni di categoria, il tessuto imprenditoriale e le Camere di Commercio abruzzesi.

La Regione sarà presente all’interno del Padiglione Italia e l’assessore allo Sviluppo Economico e Turismo Mauro Febbo dichiara in merito:

Una grande occasione di promozione dell’Abruzzo ma soprattutto opportunità di valorizzazione delle eccellenze imprenditoriali della nostra Regione.

Una regione che alle proprie caratteristiche ed eccellenze naturali e di biodiversità può coniugare progetti di sviluppo industriale unici al mondo.

Ricordiamo che l’Expo 2020 è in programma a Dubai dal 20 ottobre 2020 e il 10 aprile 2021 con un flusso stimato di 25 milioni di visitatori.

Il tema previsto per l’Esposizione è Connecting Minds, Creating the Future (Collegare le menti, creare il futuro).

 

Foto: Di Ciano67 – Opera propria, CC BY-SA 4.0

navelli

Quante volte si è sentito dire e parlare delle specialità tipiche dell’Abruzzo? Tante perché tanti i sono i prodotti che caratterizzano la nostra terra: dal parrozzo agli arrosticini, dal bocconotto alla pasta alla chitarra con le pallottine.

A questo si aggiunge un altro elemento di raffinatezza e gusto: le zafferano di Navelli.

Lo zafferano dell’Aquila ha ricevuto il marchio Dop nel 2005. L’”oro rosso” cresce a Navelli sano e purissimo ma, anche se il più prezioso, non è l’unico prodotto che caratterizza il borgo.

zafferano

Un patrimonio gastronomico che però ha origine nel XX secolo la costituzione della prima cooperativa di coltivatori di zafferano su iniziativa di Silvio Sarra di Civitaretenga.

Dal 13 maggio 2005 inoltre esiste il “Consorzio per la Tutela dello Zafferano dell’Aquila”. I produttori che possono utilizzare il marchio “Zafferano DOP dell’Aquila” sono iscritti in appositi elenchi gestiti dall’organismo di controllo e l’area di produzione DOP comprende i comuni di:

  • Navelli,
  • Barisciano,
  • Caporciano,
  • Fagnano Alto,
  • Fontecchio,
  • L’Aquila,
  • Molina Aterno,
  • Poggio Picenze,
  • Prata d’Ansidonia,
  • San Demetrio ne’ Vestini,
  • San Pio delle Camere,
  • Tione degli Abruzzi,
  • Villa Sant’Angelo.

La città è inserita tra i borghi più belli d’Italia, si trova in provincia de L’Aquila e rientra nella comunità montana Campo Imperatore-Piana di Navelli.

I primi insediamenti italici nella zona di Navelli si fanno risalire ai Vestini intorno al VI secolo a.C., quando nella zona sottostante l’attuale paese si trovava il vicus Incerulae.

L’attuale paese fu fondato dall’unione in epoca medievale (VIII-X secolo) di sei villaggi: Villa del Plano, Villa della Piceggia (o Piaggia) Grande, Villa della Piceggia (o Piaggia) Piccola, Villa di Santa Lucia, Villa del Colle e Villa di Turri.

roccamorice

C’è un paesino in Abruzzo, provincia di Pescara dove, alzando gli occhi, si è sommersi dalla maestosità della montagna: si chiama Roccamorice e si trova all’interno della Comunità montana della Maiella e del Morrone.

Un piccolo borgo, uno di quelli che fa grande l’Italia; uno di quei borghi dove tutti si conoscono, dove la vita sembra ferma a prima dell’arrivo dei cellulari, a quando era a il sole a indicare l’ora.

Da Roccamorice, guardando ai monti c’è un particolare tipico degli ambienti montani abruzzesi: l’eremo di San Bartolomeo in Legio (nella foto).

L’eremo è anteriore all’XI secolo e venne restaurato da Pietro dal Morrone, futuro papa Celestino V, intorno al 1250.

Qui vi si stabilì intorno al 1274 per almeno due anni, al ritorno del suo viaggio a Lione fatto per ottenere dal papa Gregorio X il riconoscimento della sua Congregazione dei celestini.

L’eremo è costituito da una cappella e da due vani scavati nella roccia destinati agli eremiti.

L’accesso può avvenire tramite quattro differenti scale, scavate sempre nella roccia. Quella a nord è composta da 30 gradini mentre quella a sud è più lunga e irregolare.

L’interno della chiesa invece è rettangolare, con una lunghezza di 7,70 m e una larghezza minima di 3 m e massima di 4 m.

L’illuminazione è assicurata da una porta-finestra, mentre una seconda finestra è stata trasformata in una nicchia semicircolare.

La nicchia dell’altare ospita una statua lignea di San Bartolomeo raffigurato con un coltello, poiché subì il martirio dello scorticamento.

La statua del Santo a sua volta, viene portata in processione dai fedeli il 25 agosto dopo essere scesi al torrente Capo la Vena per bagnarsi secondo un rituale molto antico, per poi portare l’effigie del santo nella chiesa del paese, dove rimane fino al 9 settembre.

Foto: Di Fernando Blasioli – Opera propria, CC BY-SA 4.0

by mediaplus.adv
turismo e sviluppo

Turismo: una parola, tante realtà. Se da un lato questo settore rappresenta uno dei motori dell’economia italiana, dall’altro si confronta stagionalmente con diverse problematiche che talvolta ne ostacolano il reale sviluppo e dunque una crescita regionale effettiva.

Certo è che l’Italia presenta una situazione eterogenea, e dunque sono proprio gli operatori di settore a chiedere un “riordino” di questo mondo.

Sguardo spesso vigile sulle spese quando si decide di partire, poiché in fin dei conti la vacanza fa bene alla testa ma un po’ meno alle tasche ed ecco che si cerca spesso il last minute o comunque quella soluzione più adatta che possa garantire un risparmio; eppure, a chi non piace trascorrere qualche giorno al mare e sorseggiare un buon cocktail in spiaggia o in alternativa passeggiare in totale relax in montagna? C’è chi poi predilige le città d’arte e dunque ama conoscere ed accrescere la propria cultura.

Ci sono soluzioni per tutti i gusti ma è tempo di scendere in campo con una vera e propria strategia affinché il turismo diventi davvero il volàno dell’economia nazionale.

Ma quali sono le reali difficoltà che incontra il settore e come si può davvero intervenire? Risponde a queste ed altre domande Paolo Oddi, giovane Manager alberghiero e docente di origine marchigiana che negli ultimi anni si è dedicato alla stesura di progetti per il rilancio del turismo e si è concentrato particolarmente sullo sviluppo dell’area adriatica, grazie anche ad un monitoraggio costante della realtà che lo porta a lavorare in Abruzzo, dove attualmente gestisce un albergo a Tortoreto Lido (Teramo).

Signor Oddi, entriamo nel cuore del tema “turismo”, lei di cosa si occupa nello specifico?

Sono un Manager alberghiero marchigiano con decennale esperienza in gestione hotel, risorse umane, revenue e sviluppo territoriale. Il mio lavoro consiste oltre a quello di essere titolare di una struttura ricettiva sul litorale teramano, anche in quello di consulente marketing per hotel. Inoltre sono docente accreditato per enti di formazione regionali. Diciamo che mi piace definirmi un manager che desidera il migliore sviluppo turistico sia per le strutture che per il territorio oltre che per un’importante crescita del “made in italy” e cerco di lavorare ogni giorno per questo obiettivo, nel mio piccolo e malgrado le difficoltà.

A proposito di difficoltà: ci può fare una panoramica, in base ai suoi studi, della situazione attuale del turismo in Italia?

Il nostro territorio presenta ricchezze artistiche e culturali inestimabili, ha dei prodotti turistici ineguagliabili ma, ahimè sembriamo incapaci nel valorizzare un tesoro che abbiamo tra le mani; situazione dovuta alla poca formazione e know how sia degli operatori turistici sia degli imprenditori, c’è una mancanza di sinergie e reti di imprese e co-operazioni necessarie per lo sviluppo del ” brand Italia “. Siamo accecati solo dall’egoismo imprenditoriale e non ci curiamo del fatto che insieme si fa la forza e nessuno vince da solo. Il Governo e le Istituzioni non si sono ancora resi conto che il turismo può rappresentare quasi la metà del PIL nazionale e quindi non investono più di tanto lasciando le Regioni e addirittura le vecchie Province o località singole a pubblicizzarsi e promuoversi da sole nel Continente e nel mondo; operazioni impossibili considerando la concorrenza feroce ed unita degli altri Paesi.

Ed invece il turismo in Abruzzo?

Il turismo abruzzese ha gli stessi problemi che ha anche la mia regione (Marche ) e tante altre regioni italiane soprattutto del centro sud: quello di possedere un patrimonio gigantesco e non saperlo gestire, valorizzare e promuovere. Sto vivendo la situazione della costiera teramana da due anni a livello imprenditoriale e credo sia molto indietro nei programmi e nello sviluppo territoriale. Vedo tante divisioni, tanto individualismo. Sembra che conti di più l’incasso della stagione invece che l’importanza del creare un brand per permettere lo sviluppo di un territorio negli anni. La presenza di molti hotel fermi agli anni ’80 sia come mentalità sia come struttura è la prova tangibile che col turismo si vuole solo “incassare” non costruire ed investire per poter “riscuotere il triplo in un quinquennio “. Purtroppo il futuro di questa realtà dipende molto dalla capacità di mettere a frutto quelle competenze acquisite con la formazione.

Come si potrebbe implementare il turismo in Italia, e per rimanere in zona, in Abruzzo?

Credo che tutto debba partire dalle Istituzioni: da un Ministero del Turismo forte che imponga regole e dall’Enit che deve riprendere il ruolo di faro per lo sviluppo e la crescita del Turismo italiano. Prendere provvedimenti impopolari ma necessari dalla lotta all’extra alberghiero “di contrabbando”, come lo definisco io, alle agevolazioni per i titolari e le catene alberghiere europee che investono nel nostro Paese e danno anche lavoro agli operatori italiani. Quindi bisogna ripartire da idee chiare ed essere presenti a fiere europee e mondiali come “Italia”, il Bel Paese e non frammentati e divisi. Stesso discorso per la regione Abruzzo che deve impegnarsi soprattutto nello sviluppo della rete di imprese, scuole e corsi di turismo e co-operazione pubblico privato. Per creare sviluppo è necessaria anche la disponibilità economica di tutti gli imprenditori del settore, uniti in un unico obiettivo.

Qual è secondo lei l’errore più grande commesso?

L’aver delegato il lavoro del Governo alle Regioni, Province e Comuni. Il turismo ed in particolare il “made in Italy” deve essere promosso e sviluppato dal centro di governo del Paese; ogni Regione o località deve intervenire e poter dire la sua, ma il Ministero del Turismo e l’ Enit devono far conoscere al mondo la realtà del paese. Se c’è un Ministero forte che detta le direttive e gli altri eseguono e propongono allora sì che possiamo iniziare a costruire un bel turismo italiano. Un altro ostacolo grandissimo è la mentalità: noi italiani non siamo più portati ad ospitare. Ripeto sempre una frase ” tolleranti con ospiti e visitatori; intolleranti con la mediocrità”. Questa frase credo riassuma tutto il mio pensiero: intolleranti rispetto alla mediocrità degli imprenditori ed operatori ed intolleranti di fronte alla mediocrità dei residenti che vedono nei turisti solo disturbo e caos. Se si esce fuori da questo “spirito”, allora si può costruire ed offrire qualcosa di più.

Quanto è importante il confronto tra operatori?

Credo che la co-operazione e il confronto tra operatori ( insieme all’aiuto e direttive del pubblico ) siano fondamentali per poter sviluppare un territorio. Le Iat, pro Loco, le consulte del turismo, i distretti non hanno dato risultati perché sono stati sempre visti come centro di potere per chi veniva eletto o nominato e centri di favori per i “seguaci”. Non si è pensato mai a lavorare insieme o discutere insieme per trovare idee e soluzioni.

Quali sono gli strumenti necessari per la cura del settore?

Innanzitutto come ho già anticipato, un potere forte centrale che dia direttive, regole e definizione dei vari contratti ai centri locali e Regioni. Poi bisogna formare in maniera precisa “destination manager” che siano in grado di scovare le eccellenze e le aziende di qualità sul territorio. E poi ancora sinergie, consorzi, co-operazioni e reti di imprese che sono le uniche capaci di riunire gli operatori e offrire loro servizi selezionati di eccellenza. In più dobbiamo cambiare noi, dobbiamo aprire le porte all’innovazione.

Consigli per quanti vogliono lavorare nel mondo del turismo?

Scendere in campo con tutta la passione che si ha nel cuore. Ai miei allievi ripeto sempre loro che devono amare questo lavoro, se non si è disposti a fare sacrifici è meglio lasciar perdere. E’un lavoro che concede poche ferie, nei festivi si lavora sempre ma è necessario rispondere alle esigenze dei clienti. Voglia, passione e fiducia nel proprio lavoro: è questo il segreto per cambiare e far maturare al meglio il turismo.

by Alessandra Renzetti
eccellenze d'abruzzo

Il miele di Luca Finocchio alla conquista dell’Oriente. Dopo aver ripetutamente fatto incetta di premi in Europa e in America, è la volta di Singapore dove l’azienda apistica ha conquistato il consenso della prestigiosa e impegnativa giuria del Singapore Taste Award, concorso internazionale ideato per selezionare i migliori prodotti gastronomici da lanciare nei mercati asiatici.

Ben 5 medaglie d’oro e tre d’argento per le delizie di Luca Finocchio: i primi sono stati assegnati ai mieli millefiori delle montagne d’Abruzzo e acacia, e alle Mieraviglie al peperoncino, cioccomiel, e zenzero, curcuma e limone.

I secondi, invece, sono andati ai mieli di coriandolo e arancio e alle Mieraviglie Balsamiel.

L’emozione di Luca Finocchio:

Confesso una certa emozione per questo premio a Singapore.

Quando decisi di continuare questa tradizione di famiglia mai avrei immaginato di far conoscere il nostro miele e il nome di Tornareccio nel mondo, fino al lontano Oriente.

Sono particolarmente soddisfatto per i premi andati a mieli identitari del nostro territorio selezionati insieme a quelli che hanno fatto la storia della nostra azienda.

A testa alta, dunque, continuiamo questa storia di passione per le api, forti di giudizi di gradimento che arrivano non solo dai mercati ma anche da giurie serie e indipendenti, in grado di selezionare la vera qualità.

Quella qualità che da sempre è vanto del Made in Italy, di cui la nostra azienda può dirsi orgogliosa ambasciatrice.

santo stefano di sessanio

Un borgo, tra i più belli d’Italia nel cuore delle nostre montagne: Santo Stefano di Sessanio (L’Aquila) all’interno del Parco nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga.

Una fortezza per una delle famiglie più importanti d’Italia: i de’ Medici dal 1579. Queste terre apparterranno ai Medici fino al 1743.

Un periodo nel quale Santo Stefano raggiunge il massimo splendore come base operativa della Signoria di Firenze per il fiorente commercio della lana “carfagna”, qui prodotta e poi lavorata in Toscana e venduta in tutta Europa.

Punto di forza e cuore pulsante del borgo è la Torre Medicea; torre di avvistamento documentata nel XIV secolo e posta in cima al borgo.

Si presume che esistesse già prima dell’arrivo della famiglia di Alessandro de’ Medici, feudatario che nel 1579 acquistò da Costanza Piccolomini i feudi di Santo Stefano, Calascio e Castelvecchio, che erano compresi sin dal XII secolo nella Baronia di Carapelle.

La torre, prima del crollo, era alta 18 metri, a pianta cilindrica, in pietra concia locale, con delle caditoie e delle finestre per le balestre.

L’intervento dei Medici permise di migliorare il passaggio di ronda con scala a chiocciola, e la sommità, con le caditoie, i beccatelli e la merlatura a ghibellina.

Dopo il crollo causato dal terremoto del 2009, la torre attende di tornare al suo antico splendore sperando che la ricostruzione non vada ancora per le lunghe.

Foto: Di trolvag, CC BY-SA 3.0

by mediaplus.adv
stabilimenti balneari

Un’estate al mare…dice una famosissima canzone; infatti a qualche giorno di mare non si rinuncia.

E nemmeno gli abruzzesi sono da meno visto che hanno un’ampia scelta di lidi lungo tutto la costa.

Proprio il mare e gli stabilimenti balneari, sono al centro dell’indagine di Unioncamere-InfoCamere nella quale si regista un aumento del 26% delle imprese che gestiscono le spiagge italiane.

In questa crescita quindi c’è anche l’Abruzzo: nella nostra regione le aziende balneari registrate al 230 giugno 2019 sono 423 contro le 343 di dieci anni con una variazione del +23,3%.

Di queste aziende inoltre, 88 sono gestite da donne (il 20,8% sul totale) e 26 da giovani (il 6,1% sul totale).
In particolare Pescara, su 14,5 km di costa, registra 82 stabilimenti.

by francesca