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Category Archives: tradizioni

Laga

Sabato 14 dicembre 2024, l’Auditorium della Laga di Amatrice (RI) sarà il palcoscenico della manifestazione conclusiva della terza edizione del Festival Culturale dei Borghi Rurali della Laga. L’evento celebra il patrimonio culturale, sociale e gastronomico dei borghi montani dei Monti della Laga, coinvolgendo 18 comuni di tre regioni: Abruzzo, Marche e Lazio.

La giornata prenderà il via alle 9:00 con l’apertura ufficiale e i saluti istituzionali del Sindaco di Amatrice, Giorgio Cortellesi, e di Alessandro Piazzi, Presidente di Federtrek Escursionismo e Ambiente. Seguirà l’intervento di Roberto Gualandri, Presidente del Coordinamento delle Comunità della Laga, che approfondirà il ruolo delle comunità come motore per costruire un equilibrio tra le aree urbane e rurali.

Alle 10:00 sarà proiettato un video che ripercorrerà i momenti più significativi di questa edizione del Festival, seguito dalla presentazione dei risultati raggiunti e da un’analisi dei numeri, a cura dei Referenti Territoriali Barbara Diletti e Domenico Cornacchia.

Un momento cruciale della mattinata sarà l’intervento della Direzione Generale Educazione, Ricerca e Istituti Culturali (DGERIC) del Ministero della Cultura. Insieme ai Sindaci e ai Partner patrocinanti, offriranno una visione istituzionale sull’importanza di tutelare il patrimonio culturale e sociale delle aree interne, sottolineando il valore delle iniziative come questo Festival.

Alle ore 12:00 si terrà la premiazione delle Comunità della Laga, un riconoscimento simbolico ma significativo per il loro straordinario impegno di cittadinanza attiva.

Dopo la pausa pranzo, prevista alle 13:00 nella sala superiore dell’Auditorium, il pomeriggio si aprirà con una celebrazione dei sapori locali. Alle 13:30 inizieranno le degustazioni di Gricia e Amatriciana, offerte dalle Associazioni di Amatrice e Accumoli, accompagnate da vini e birre artigianali del territorio. È possibile partecipare prenotandosi tramite WhatsApp al numero 339 1501955 (fino ad esaurimento posti).

Alle 15:00, l’incontro con i referenti regionali di Slow Food Lazio, Marche e Abruzzo rappresenterà un’opportunità per riflettere sulle prospettive future della cucina tradizionale e sostenibile. Durante l’evento sarà presentata ufficialmente la neonata Condotta Reatina di Slow Food, ispirata al Manifesto presentato dal Coordinamento Territoriale della Laga lo scorso luglio ad Accumoli. Un progetto chiave per valorizzare la gastronomia locale attraverso la tutela delle tradizioni e l’innovazione.

La manifestazione si concluderà con un focus sulle prospettive future per i borghi rurali, accompagnato dalla presentazione delle migliori pratiche sviluppate durante il Festival. Questo intervento sarà curato dai Referenti territoriali Armando Nanni, Nadia Ragonici e Francesca Pomanti.

Con ingresso gratuito, la rassegna conclusiva del Festival Culturale dei Borghi Rurali della Laga rappresenta un’occasione imperdibile per immergersi nella cultura, nei sapori e nell’atmosfera unica di questi borghi. L’evento celebra un territorio che continua a rialzarsi con orgoglio, valorizzando le sue eccellenze e la forza delle sue comunità, già pronte a dare vita alla quarta edizione del Festival nel 2025, che porterà con sé numerose novità, tra cui la partecipazione di importanti città come Ascoli Piceno e L’Aquila.

Il tema dell’edizione del 2025 sarà “Verso un nuovo equilibrio culturale e sociale tra le aree urbane e costiere e le zone montane”

Modera la giornalista Lisa Di Giovanni.

Dopo mesi di preparativi e passione dedicata, domenica 8 dicembre dalle ore 17.00 si accenderanno le luci della Casa di Babbo Natale a Montesilvano (Pe) in via Leopardi 39.

L’idea, nata circa 15 anni fa da Paolo Iezzi e Mario Spada, si è fortificata nel corso degli anni fino a diventare un vero e proprio appuntamento immancabile della tradizione; la casa inoltre è diventata un punto di ritrovo in occasione delle festività natalizie per famiglie ma soprattutto per i piccolini desiderosi di far recapitare la letterina con le personali richieste, per la notte più magica dell’anno, al Babbo più buono del mondo. Quest’anno ci saranno anche gli Elfi che regaleranno caramelle ai bimbi bravi ed il carretto di zucchero filato. Così tra luci e musiche si accende la festa.

“L’idea è nata per caso anni fa – spiegano gli organizzatori, – crediamo nella magia del Natale e nella bellezza dei visi gioiosi dei bambini. Contiamo molto su questo appuntamento e cercheremo di fare sempre di più per renderlo attraente agli occhi di chi si lascia trasportare dalla meraviglia del momento”.

“Invitiamo tutti coloro che credono ancora nel fascino del Natale a partecipare per trascorrere insieme a noi questa prima domenica di festa con Babbo Natale, gli Elfi ed un grande presepe” – concludono.

L’evento è totalmente gratuito.

by Redazione
Valle Castellana

Le telecamere Rai di UnoMattina sui Monti della Laga e precisamente a Valle Castellana (Teramo) alla scoperta della tradizionale raccolta dei marroni, prodotto d’eccellenza del territorio.

La puntata andrà in onda domani, mercoledì 13 novembre.

Una giornata tra i monti abruzzesi dunque per la troupe del seguito programma di Rai Uno che da sempre racconta l’Italia e le sue tipicità territoriali.

“La valorizzazione del territorio nasce dalla conoscenza e consapevolezza di cosa si ha intorno a sé – afferma lo scrittore Domenico Cornacchia residente a Santa Rufina di Valle Castellana – Con una progettualità importante, come quella che si sta portando avanti con il Festival Culturale dei Borghi Rurali della Laga, questi territori meritano di essere attenzionati a livello Nazionale per tutto ciò che sono capaci di offrire. Ringrazio tutta la Troupe RAI – conclude Cornacchia – che ci ha dedicato una giornata intera, l’amministrazione del Comune di Valle Castellana e i cittadini e le aziende che hanno partecipato numerosi”.

Il Marrone di Valle Castellana dunque, una particolare varietà di marrone che appartiene alla specie Castanea sativa L. ed è riconosciuto come Prodotto Agricolo Tradizionale (PAT) della Regione Abruzzo.

Viene coltivato in un ambiente collinare e montano incontaminato, tra i 500 e i 1.200 metri sul livello del mare. I castagneti, gestiti con metodi sostenibili, non vengono trattati con concimi chimici o fitofarmaci. La pianta riceve solo acqua piovana e sole, mantenendo così la naturale fertilità del terreno e rispettando i cicli stagionali. Il clima fresco e i terreni fertili di queste altitudini favoriscono la produzione di marroni di alta qualità.

Un rito, quella della raccolta dei marroni, che ha una lunga storia di coltivazione, essendo stato per secoli una risorsa fondamentale per le popolazioni locali.

Nella vallata del Castellano, area della provincia di Teramo incastonata tra i Monti della Laga, la cura dei castagneti e la raccolta dei relativi frutti era pratica diffusa nel già dal XIII secolo, come attestato da diverse fonti storiche.

Si parte nei mesi di agosto e settembre quando si effettua la pulitura del sottobosco, che in passato veniva realizzata manualmente con falci e falcioni, mentre oggi si utilizzano attrezzature a motore. La raccolta dei marroni vera e propria inizia a ottobre, in concomitanza con la Festa della Madonna del Rosario, e si conclude a inizio novembre.

Una tradizione talmente radicata nella comunità al punto da entrare tra i record; nel comune di Valle Castellana infatti si trova uno degli alberi di castagno più grandi e antichi d’Italia: il Castagno di Nardò. Questo imponente esemplare, simbolo della ricchezza naturalistica e culturale del territorio, rappresenta un legame profondo con la tradizione secolare della coltivazione dei castagneti in quest’area. La sua presenza testimonia la storicità della castanicoltura nel territorio e l’importanza del castagno come risorsa fondamentale per la comunità locale.

Serpentosa

Un gioiello per celebrare un progetto divenuto realtà lo scorso anno e consolidatosi in questo 2024; un gioiello per omaggiare un grande protagonista abruzzese della musica d’autore italiana che con il suo dialetto sta entrando della storia delle trazioni locali con innovazione attraverso La Notte dei Serpenti.

Stiamo parlando del Maestro Enrico Melozzi e della “Serpentosa”, il nome del gioiello nato da un’idea e da un bozzetto creato del Centro Studi Sport e Valori, associazione che opera nell’ambito dell’organizzazione di eventi che valorizzano il territorio abruzzese, e dalla maestria dell’artigiano orafo Vincenzo Torrieri di Guardiagrele .

La consegna ufficiale da parte degli ideatori si è tenuta ad Atri lo scorso 10 luglio al Teatro Comunale dove fervono i preparativi per la grande serata de La Notte dei Serpenti in programma il prossimo 20 luglio.

Al maestro sono stati consegnati il bracciale e la collana con il simbolo coniato per l’occasione: una chiave di violino rappresentata da un serpente con in coda una presentosa, tra gli emblemi per eccellenza dell’Abruzzo.

 

“Un regalo che mi ha spiazzato – ha dichiarato il Maestro Melozzi dopo la consegna – Ringrazio per il dono anche l’ingegno prestigioso dell’artigianato abruzzese è c’è dietro anche questa idea di ritorno alle radici, alla nostra storia in quanto la presentosa è un simbolo dell’Abruzzo; inventare la ‘Serpentosa’ è come dire rinnoviamo le tradizioni, senza rimanere attaccate ad esse ma siamo noi stessi che, inventando oggi qualcosa, magari tra cent’anni diventa tradizione”.

Il gioiello è prenotabile presso il sito ufficiale del rivenditore e disponibile al punto vendita in via Roma, 109 Guardiagrele (CH).

by Redazione

Il Frantoio delle Idee di Moscufo (Pe) ospita per la prima volta un libro fotografico che diventa una vera e propria mostra visitabile per tutto il mese di luglio: il significativo titolo è “Tràdere” della giovane fotografa professionista moscufese Chiara Navelli, un titolo che rimanda alla tradizione ed ai ricordi mai persi. L’appuntamento, organizzato dalla Cultour Moscufo con il patrocinio del Comune, è per sabato 13 luglio alle ore 21.00.

Interverrà il presidente dell’Associazione Mimmo Ferri, la stessa autrice Navelli con la curatrice del libro Emanuela Amadio, Responsabile della Scuola “Case di Fotografia”; interviene la giornalista Alessandra Renzetti. A dar vita e sostegno alle immagini, ci saranno anche gli attori principali degli scatti.

Per Chiara Navelli, le foto rappresentano un modo di comunicare, un linguaggio capace di raccontare, ricordare e valorizzare il mondo che la circonda.

In quest’opera sono presenti scatti che hanno catturato la maestria e la passione di alcuni paesani che portano ancora oggi avanti tradizioni antiche con gesti perfetti e sapienti. Fotografare queste tradizioni è un modo per preservare la memoria e trasmettere alle nuove generazioni un patrimonio prezioso.

Chiara Navelli è una fotografa professionista, specializzata in ritratti e cerimonie. Vive nel borgo di Moscufo ed ama comunicare attraverso le immagini: “Mi piace ambientare i servizi fotografici nella natura – spiega. – Amo stabilire connessioni con le persone che fotografo, farle sentire a loro agio e raccontare in modo autentico i loro momenti importanti. Il mio progetto fotografico mira a far rivivere le esperienze di antichi mestieri del mio paese che stanno morendo, attraverso nove artigiani che parlano della loro vita, delle loro passioni, delle difficoltà, esperienze e soddisfazioni”.

Tutti hanno da raccontare qualcosa che va al di là del quotidiano ma che ha a che fare con la terra, le persone e l’opera. I soggetti sono: Nicola, Vera, Antonio, Gino, Remo, Anna, Angela, Vincenzo e i fratelli Massimo e Vincenzo.

Ho scelto questo tema perchè sono molto legata alla mia terra, al mio paese e alle vecchie tradizioni e perchè voglio divulgare, condividere, non solo a Moscufo ma anche fuori dal territorio. Accanto al nome di ognuno di loro, ci sarà il soprannome in dialetto e una poesia a rima sempre in dialetto pensata dalla bravissima maestra Tiziana Ferri. E’ rivolto a tutti, ma principalmente ai ragazzi e alle nuove generazioni che sopraffatti dalla tecnologia, lasciano da parte e dimenticano le nostre radici e tradizioni”– conclude.

L’evento è ingresso libero, per info sono consultabili le pagine social al tag @cultourmoscufo.

by Redazione
San Vito

Ci sono dei momenti della vita in cui fai i conti con il passato, anche se il passato non è il tuo.  Almeno non direttamente.

Ti ritrovi comunque a contatto con il passato di un territorio che non hai mai conosciuto e nemmeno immaginato ma che, oggi, è tutto così attualmente vivo e presente da sembrare ancora lì storie, persone, vite, luoghi e immagini.

Il Festival Culturale dei Borghi Rurali della Laga ha il merito di aver portato al presente storie del passato mai sentite, mai raccontate, mai immaginate.

Come quella di ieri, sabato 27 aprile, svoltasi a San Vito di Valle Castellana in provincia di Teramo, ma a un passo dal confine marchigiano, dove si è vissuto un pomeriggio di ricordi, di storia e tradizioni (anche culinarie) che in tanti ignoravano che tutti neanche immaginavano.

Dalla transumanza alle torri/campanili vedette per proteggere le popolazioni del luogo dagli invasori; dai briganti agli arrosticini, dall’architettura all’arte; insomma un viaggio nel passato che grazie al Festival vive nel presente.

Santa Rufina

Un merito particolare al giovane Domenico Cornacchia, scrittore, originario di Santa Rufina di Valle Castellana (TE) referente del Festival in grado di realizzare questo evento in maniera eccellente; una capacità dovuta alla sua grande volontà di far conoscere la sua terra, il suo territorio e la sua storia anche attraverso le parole dei suoi libri tra cui “Resto qui” dedicato proprio alla sua Santa Rufina.

by francesca

La Compagnia dell’Aratro di Pianella (PE) dell’artista Franco Mannella prenderà parte per la prima volta nella storia del suo percorso all’importantissima tradizione di Pasqua del comune vestino pescarese: “Lu Bbongiorne”, edizione XXIV, che si terrà il 31 marzo.

Questa manifestazione rappresenta, nel panorama abruzzese, una delle poche forme valide di spettacolo di satira politica e di costume: si tratta di una libera interpretazione teatrale delle origini storiche della tradizione pianellese per eccellenza, lu Bbongiorne, che si svolge nella notte tra la Pasqua e il Lunedì dell’Angelo, quando, due o più canterini, accompagnati da un’orchestrina, si recano per le vie del paese salutando con strofe in rima dal contenuto provocatorio ed ironico tutte le famiglie, quasi a voler ufficializzare le dicerie ricorrenti.

Nel pomeriggio di Pasqua, da sopra un carro, alcuni giullari, accompagnati da musici, trainati da contradaioli, salutano alcuni personaggi del paese con versi giullareschi alternati da “Le balcunate”, rappresentazioni che richiamano l’arte del teatro itinerante popolare seguiti da un corteo storico composto da personaggi in costume che tra storia e leggenda hanno fatto la storia di Pianella per ascoltare la “Predeche de S. Zelvestere”.

Si tratta di versi dalla forte carica dissacrante nei confronti soprattutto del potere, di cittadini e personalità private e pubbliche che si sono prestati di più al pettegolezzo durante l’anno.

Ovunque risieda la verità del principio di questa festa, è certo che la città di Pianella ha conservato con la giusta cura l’importanza della satira nella sua comunità. Ogni anno infatti, il giorno di Pasqua, la città si trasforma nella scena satirica d’Abruzzo, con rappresentazioni che da mattina a sera prendono ancora di mira i personaggi locali più in vista, non risparmiando alle orecchie del pubblico nessuna delle dicerie che hanno preso piede durante l’anno.

Dalle “balconate” di Pianella, dalle ore 18.00, ci saranno anche le “Madonne” di Arotron: Roby Celenza, Chiara Colangelo, Francesca Marchionno e Cristina Zoccolante discorreranno in versi di un antico abruzzese letterario con un Giullare d’eccezione ossia Alessandro Rapattoni; ci sarà anche una sorpresa, con un Franco Mannella in veste di santità ossia, San Pantaleone.

“Ringrazio di cuore Remo Di Leonardo e la Nuova Associazione Amici di Eduardo per aver voluto la nostra presenza in questa manifestazione così sentita e fondamentale per l’identità pianellese, e grazie sempre alla Pro Loco Pianella – interviene Mannella, anche a nome della sua Compagnia.

“Quando Arotron è nata, nell’ottobre 2014, e ha iniziato la sua attività di formazione teatrale a Pianella, il mio intento è stato, da subito, quello di lavorare per connettermi e integrarmi nel tessuto sociale e culturale di questo vivissimo borgo abruzzese. Sono trascorsi ormai dieci anni, un tempo utile e necessario alla realizzazione di questo importante obiettivo” – prosegue.

“Oggi, con la partecipazione di Arotron a Lu Bbongiorne, il percorso di integrazione si completa e viene ufficialmente riconosciuto. Io, gli attori della Compagnia dell’Aratro e tutti gli arotroniani siamo onorati di dare il nostro contributo artistico

ad una delle manifestazioni più tradizionali ed identitarie di Pianella.

Sono sinceramente commosso ed emozionato al pensiero di far rivivere, insieme a loro e a tutti gli altri partecipanti, questa particolare tradizione che richiama anche tanto pubblico e, soprattutto, di onorare la memoria di Riccardo Di Sante, illustre pianellese che, per tanti anni, ha incarnato l’anima di questa manifestazione” – conclude Mannella.

News e attività sui social alla voce @formazioneteatralearotron.

by Alessandra Renzetti
abruzzo

Arriva anche in Abruzzo la “Peregrinatio Mariae”, il pellegrinaggio della statua della Madonna di Lourdes partito a settembre scorso dalla Campania e organizzato per commemorare i 120 anni di Unitalsi (Unione Nazionale Italiana Trasporto a Lourdes e Santuari Internazionali) e dal 6 al 16 marzo l’effige toccherà tutte le diocesi della Regione.

La prima tappa, dopo il passaggio di consegna con la Sezione Molisana, sarà  Lanciano, nel pomeriggio di mercoledì 6, per poi proseguire su Vasto, Chieti Scalo, Santuario Volto Santo di Manoppello, Pescara, Sulmona, Avezzano, l’Aquila e chiudere nella Diocesi di Teramo-Atri, rispettivamente ad Atri, Giulianova e Teramo, e ripartire il 16 pomeriggio, affidata all’Unitalsi Umbra.

L’effigie di Maria – spiega don Antonio Ginaldi – Assistente Ecclesiastico della Sezione dell’Unitalsi Abruzzese – è una delle due utilizzate nel Santuario di Lourdes per la processione aux flambaux, ed ha iniziato il suo “peregrinare” in Italia partendo proprio dal Santuario di Lourdes al termine del Pellegrinaggio Nazionale Unitalsi dello scorso Settembre, per dare avvio del nuovo tema dell’anno associativo  “…e che qui si venga in processione” , – le parole della Vergine a Santa Bernadette nell’apparizione del 2 marzo 1858 (“Andate a dire ai sacerdoti che qui si costruisca una cappella e che qui si venga in processione”)

Con l’effige – continua il Presidente della Sezione Angelo Lilli – viaggia anche una croce che è stata completata da noi presidenti di Sezione a Lourdes, a conclusione del pellegrinaggio nazionale di settembre scorso- ed è composta da venti tasselli in pietra colorata, rappresentanti sia le venti Sezioni dell’Unitalsi, che i venti misteri del Rosario, rispettivamente i nostri territori che camminano con la Madonna, pregando il Rosario per la Pace, e invitando il popolo dei fedeli a “venire in pellegrinaggio”!

La statua verrà portata, a seconda delle disponibilità di tempo, principalmente nelle parrocchie, ma sarà anche portata in molti luoghi di sofferenza quali ospedali, case di riposo e carceri, quale segno di consolazione in quei luoghi dove c’è più bisogno di tanta speranza.

Accanto alla statua della Madonna ci sarà una teca per raccogliere le intenzioni di preghiera dei fedeli, da portare a Lourdes nel pellegrinaggio della Sezione Abruzzese, in programma dal 29 luglio al 3 Agosto 2024.

Per conoscere il programma delle varie diocesi e i luoghi che l’effige della Madonna visiterà, consultare il sito www.unitalsi.it.

 

by Redazione

Chieti. Lo stemma della Regione Abruzzo diventa un’autentica opera d’arte con la firma del maestro Mimmo Paladino.

Il poliedrico artista, principale esponente della Transavanguardia italiana, è stato scelto come attore principale del percorso di restyling del logo deciso dal Consiglio regionale e approvato con la L.R. 29 luglio 2022, n. 13, modificata dalla L.R. 27 dicembre 2023, n. 59.

Nel nuovo gonfalone realizzato dal maestro Paladino compare, per la prima volta, oltre al tradizionale scudo sannitico a tre fasce di colori, una delle figure iconiche dell’Abruzzo: l’effigie della scultura del Guerriero di Capestrano.

L’articolo 2 della Legge dettaglia la nuova composizione grafica dello stemma della Regione Abruzzo composto da uno “Scudo sannitico interzato in sbarra d’argento, di verde e d’azzurro, sul quale è posto il “Guerriero di Capestrano” rappresentato a figura intera, in forma stilizzata. I tre colori rappresentano, nell’ordine, le cime innevate del Gran Sasso, della Maiella, del Sirente, del Velino e dei contrafforti appenninici, i boschi, le colline ed il Mar Adriatico. Al di sopra dello stemma è posta la denominazione “REGIONE ABRUZZO” in lettere maiuscole d’oro. Sotto lo scudo è indicato il motto “GENTIVM VEL FORTISSIMARVM ITALIAE” in caratteri maiuscoli”.

Il processo che ha portato alla realizzazione del nuovo logo è stato così illustrato dal presidente del consiglio regionale, Lorenzo Sospiri: «Abbiamo ritenuto che fosse giusto e opportuno inserire, nello stemma composto dai tre colori che contraddistinguono il nostro paesaggio, un simbolo identitario in cui tutti gli abruzzesi potessero riconoscersi. Per guardare al futuro dobbiamo fare richiamo alle nostre radici, alle più lontane, alle più solide. Per questo abbiamo pensato di inserire all’interno del gonfalone della Regione Abruzzo, la figura del Guerriero di Capestrano, il più importante ritrovamento archeologico della nostra regione, risalente al VI secolo, con l’aggiunta di una citazione di Plinio il Vecchio, che dimostra quanto anche molti secoli fa si conoscesse la forza, la determinazione e la capacità degli abruzzesi di rimboccarsi le maniche. Non conosco un Gonfalone istituzionale che non abbia i colori inseriti nel nuovo stemma, ovvero il bianco dei monti, il verde delle colline e l’azzurro dei nostri mari; noi abbiamo riproposto quei colori e abbiamo inserito un’immagine identitaria del nostro Abruzzo, il Guerriero di Capestrano, che racconta come l’Abruzzo sia una Regione d’Europa abitata da un popolo forte, combattente e resiliente».

Parla invece del valore artistico del Guerriero il Maestro Mimmo Paladino: «È un’opera ispirante. È qualcosa che ci arriva dal passato e ci arriva anche con un’attualità rispetto all’arte contemporanea. Ha una sensibilità architettonica della forma che è la sintesi della figura umana. Ho pensato di essere nel territorio della grafica comunicativa ma non trascurando questa magia del segno che il Guerriero rappresenta. Secondo la mia sensibilità rispetto al segno del passato è un’opera che può competere col David di Michelangelo come archetipo».

Nel corso della conferenza stampa, aperta da Patrizia Colarossi, direttrice del Museo Archeologico Nazionale d’Abruzzo Villa Frigerj di Chieti, il presidente della Giunta regionale, Marco Marsilio ha osservato: «Il Guerriero di Capestrano assume questa importante funzione di riunificazione, della capacità degli abruzzesi di superare le divisioni del passato e di sentirsi un unico popolo perché se siamo divisi siamo troppo deboli quando ci confrontiamo in un mondo globalizzato. Noi abbiamo l’ambizione e la speranza, anche il piacere di restituire il guerriero di Capestrano alla sua antica, atavica funzione. Oggi, comparendo sullo scudo che rappresenta la Regione Abruzzo, torna a svolgere questa missione di rappresentare, custodire e proteggere il proprio popolo».

by Francesco
pretoro

A Pretoro, nasce il progetto “La Valigia di Cartone”, una raccolta storica, documentale e testimoniale sull’esodo migratorio che ha investito il paese nel secolo scorso.

Promotore di questo importante lavoro di ricerca è il Comune di Pretoro, piccolo paese pedemontano della provincia di Chieti, tra i Borghi più Belli d’Italia e situato nel Parco Nazionale della Maiella.

Il progetto è stato fortemente voluto dall’amministrazione comunale guidata dal sindaco Diego Giangiulli e dal suo vice con delega alla Cultura, Fabrizio Fanciulli, dall’associazione Pretorese di Ottawa, con la presidente Olimpia Bevilacqua, dal Centro Abruzzese Canadese Inc. di Ottawa nella persona vice presidente Angelo Filoso.

Dagli anni cinquanta del secolo scorso il borgo ha vissuto una forte emigrazione in Canada, ad Ottawa, dove la maggior parte dei pretoresi emigrati oggi risiedono.

Nel giugno 2022 in occasione della celebrazione del cinquantesimo anno dalla fondazione dell’Associazione Pretorese di Ottawa, le distanze si sono accorciate ed il legame tra le parti è stato rinsaldato grazie anche alla presenza del sindaco Giangiulli e dell’assessore Fanciulli, assieme ad una nutrita partecipazione della comunità pretorese stessa.

In quell’occasione è nata così l’idea di questo progetto di elevato interesse storico-culturale sul fenomeno che ha visto protagonista il grande esodo di tante famiglie di Pretoro, verso una terra lontana e poco conosciuta, ma che nel giro di pochi decenni ha visto i pretoresi diventarne parte integrante della società e dell’economia locale, grazie alla loro grande operosità, alle indiscusse capacità professionali e alla straordinaria dedizione al lavoro.

Per questo dal 9 al 18 novembre 2023 una rappresentanza composta proprio dal sindaco Giangiulli, dall’assessore Fanciulli e dall’esperto di tradizioni abruzzesi Antonio Corrado, si recherà ad Ottawa per dar seguito ad una raccolta di materiale (foto, video, interviste, documenti, biglietti navali etc.) utile a descrivere il fenomeno migratorio sia dal punto di vista socio-economico che umano.

“Sarà un importante e commovente momento di ricostruzione storica e sociale – commenta il sindaco Diego Giangiulli – che ci permetterà di ripercorrere e di conoscere meglio un periodo storico che ha profondamente segnato il futuro non solo del nostro paese, ma anche di tutte le regioni centro-meridionali che hanno vissuto un fenomeno migratorio non rotativo e che ha portato al progressivo spopolamento di tanti paesi, cambiandone di fatto il tessuto urbano, sociale ed economico. Avremo la possibilità di parlare con i nostri concittadini, di raccogliere le esperienze vissute, di riflettere sul grande sacrificio che hanno dovuto sopportare, ma soprattutto di toccare con mano quel filo mai reciso che ha li ha sempre tenuti legati alla terra natìa.

L’obiettivo è quello di una produzione editoriale prima e di un film-documentario poi, che vadano a costituire una memoria storica, una sorta di testamento spirituale per gli emigranti stessi, per i loro figli canadesi con origini italiane e per tutto il paese di Pretoro. Magari un giorno potremo regalare al paese proprio un museo sull’emigrazione locale”.

Fabrizio Fanciulli aggiunge: “L’emigrazione ‘Pretorese’ diretta verso il Canada si fece massiccia solo dopo la Seconda Guerra Mondiale; infatti, nel periodo precedente fu molto limitata a causa di eventi storici e politici riscontrati nei due Paesi. Dal 1951, con l’abrogazione del precedente decreto del governo canadese del 1939 che vietava l’ingresso ai cittadini appartenenti a paesi nemici (tra cui l’Italia), l’emigrazione italiana riprese con gran fervore e le piccole case in pietra del nostro borgo man mano divennero silenziose”. 

Gli addetti ai lavori saranno impegnati per un lungo periodo, vista la mole del materiale da acquisire: tante saranno le persone da intervistare, anziani, giovani, rappresentanti della politica italo-canadese, docenti universitari e chiunque possa dare un importante contributo a questo progetto.

L’auspicio è quello di riuscire a coinvolgere altri enti pubblici e privati per dare a “La Valigia di Cartone” il giusto risalto e lustro che merita.

Si conta di poter uscire con un’anticipazione ed una prima pubblicazione collegata ad una mostra fotografica entro il 2024.

by Redazione