Sentiamo il dovere professionale di evidenziare quanto la cultura sociologica, per il suo approccio intrinsecamente interdisciplinare, sia in grado di cogliere le interrelazioni tra le visioni dei diversi saperi, per restituire il senso di unità della conoscenza, alla base dello sviluppo del senso critico. Sono molteplici le ragioni per cui risulta fondamentale la consulenza strutturata della figura del sociologo all’interno del sistema scolastico. Il ruolo del suddetto professionista, infatti, per le sue tipiche caratteristiche specialistiche, può sicuramente operare allo scopo di individuare le varie esigenze delle singole componenti della scuola.
Queste le affermazioni dalla consigliera nazionale, nonché referente per la Puglia e la Basilicata della So.I.S (Società italiana di sociologia) Maria Grazia Lezzi, riferendo di un’apposita proposta che il Consiglio direttivo nazionale della Sois, per il tramite della presidente nazionale, Patrizia Magnante, inviata al Ministro dell’Istruzione, in merito alla presenza della figura professionale del sociologo all’interno della scuola.
La missiva mette dunque in luce la proposta strutturata dal Dipartimento Scuola della Sois, composto dai dottori Giorgia Altobelli (Abruzzo), Federica De Spirito (Puglia), Mara Fioravante (Marche), Antonio Iapichino (Calabria), Salvo La Puma (Sicilia), Maria Grazia Lezzi (Puglia/Basilicata), Patrizia Magnante (Lazio), Barbara Marino (Puglia), Teresa Sicoli (Calabria) e Antonio Tumminello (Sicilia).
E a proposito della nostra regione, la dottoressa Giorgia Altobelli è stata nominata referente per l’Abruzzo della So.I.S; con lei abbiamo dunque fatto una chiacchierata in merito all’argomento.
Una lettera della So.I.S (Società Italiana di Sociologia) al ministro dell’istruzione Bianchi per sottolineare la necessità di inserire la figura professionale del sociologo a scuola: da dove nasce questa necessità?
“Per troppi anni la figura del sociologo non ha avuto il giusto riconoscimento, la necessità che oggi ci spinge a farci sentire è l’emergenza del periodo storico che ci richiede responsabilità e senso civico. Professione e professionalità se non sono al servizio della pubblica istruzione e della formazione allora perdono di efficaci”.
Come può una sociologa/o aiutare un ragazzo o bambino nel suo percorso scolastico?
“Il sociologo ha come valore principe quello di dare voce alle comunità, la scuola è un sistema complesso che merita le opportune attenzioni. Non solo ascoltare e lavorare sinergicamente con le altre figure professionali, ma anche e soprattutto osservare da buon ricercatore per diventare facilitatore nei processi e specialisti del benessere organizzativo scolastico”.
Qual è secondo te l’aspetto più drammatico che la pandemia ha lasciato sull’adolescenza?
“Gli effetti della pandemia non li vediamo subito, certamente i giovani adolescenti già alle prese con l’affermazione della propria identità, l’insicurezza e il disorientamento si trovano e si troveranno a fare i conti con un’altra mancanza, quello della relazione e della socializzazione tra pari. Il riscoprire l’emozione del guardarsi negli occhi, di scambiarsi un sorriso e leggere dalla mimica facciale cosa l’altro pensa di te. Come ogni cosa, dipende da noi, cosa vogliamo trarre di buono, anche da questa pandemia”.
Eletta delegata per l’Abruzzo della So.I.S. con quale spirito rivesti questo ruolo? E quanto c’è da fare nelle scuole d’Abruzzo?
“Grazie della domanda. Grande spirito di responsabilità, credo molto nell’istruzione e nella formazione di ogni ordine e grado. Credo sia necessario istituire un osservatorio permanente regionale che racconta come stanno le nostre scuole, i nostri docenti, gli studenti, le famiglie e tutti gli attori coinvolti nel sistema scolastico. Solo passando dalla conoscenza è possibile attivare ipotesi di azioni e strategie di empowerment per la promozione della cultura del benessere”.