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Emigliana Fusco

Sabato 21 dicembre ore 11 l’Associazione Amare Pescara di Piacentino D’Ostilio presenta il libro “Lo splendore dei 72 nomi di Dio” di Emigliana Fusco.

Moderano: Annalisa Potenza, Francesca Di Giuseppe, Antonella Caggiano.

Intervengono i membri del movimento letterario e artistico “Creazionismo per una nuova era”: Laura Mancini, Manuela Di Dalmazi, Alessandro De Cerchio, Marco Perletta, Lucio Morelli, Francesco Di Rocco, Giulia Di Giampalo, Lucio Vitullo, Assunta Di Basilico, Sandra De Felice e Aurelio Aceto. Riprese di Giancarlo Ranieri.

Un libro molto originale, frutto di ricerche e studi profondi, espressione della elevata sensibilità spirituale e intellettiva dell’autrice. Un libro che si configura quale vero e proprio percorso di conoscenza e consapevolezza che offre al lettore nuovi strumenti per dare alla propria vita una direzione che gli consenta di crescere dal punto di vista morale e spirituale.

Emigliana Fusco è una naturopata olistica originaria di Chieti, specializzata in vari ambiti che spaziano dalla Floriterapia alla Psicosomatica, alla Medicina cinese, alla Oligoterapia, Metamedicina, Numerologia e Kinesiologia emozionale, alla Radiestesia radionica Cabalistica. In questo libro ci parla di un metodo idoneo a spalancare nuove porte alla consapevolezza della nostra specifica missione in questa vita o, per utilizzare le sue stesse parole, “specializzazione” che la nostra Anima desidera conseguire nella presente incarnazione. Il metodo consiste nella conoscenza del nome di Dio che abbiamo scelto prima di incarnarci e preposto ad accompagnarci lungo il nostro percorso terreno. Proprio alla numerologia cabalistica sono associati i 72 nomi di Dio, rappresentati dalle lettere dell’alfabeto ebraico, luminose energie di emanazione celeste che cambiano per l’Anima ad ogni incarnazione, portando con sé qualità specifiche, scopi e obiettivi da raggiungere. Nel libro è spiegata l’origine dei 72 nomi di Dio, il loro contenuto, l’importanza del numero 72, come questi nomi possono essere letti ed esperiti, la loro funzione, in che modo conoscere qual è il proprio Nome di Dio e il suo insegnamento. All’interno del libro sono riportate carte che delucidano i nomi di Dio in forma grafica.

Domenico Cornacchia

“Il tempo vissuto” (Efesto Edizioni) è il titolo dell’ultimo lavoro editoriale di Domenico Cornacchia presentato con grande successo di pubblico alla libreria Rinascita di Ascoli Piceno.

Nato ad Ascoli Piceno nel 1990 e attualmente vive a Santa Rufina, nel comune di Valle Castellana, al confine tra l’Abruzzo e le Marche.

La sua attitudine verso la natura lo ha portato a intraprendere studi agrari, sia alle scuole superiori che all’Università, dove si è laureato alla facoltà di Agraria dell’Università degli Studi di Teramo. Fin da giovane, Domenico ha trascorso la sua vita a stretto contatto con la natura e gli animali, di cui è sempre stato un grande amante.

Responsabile Qualità in azienda, è anche una Guida Ambientale Escursionistica. La sua più grande passione è viaggiare, un’aspirazione che lo ha portato a esplorare luoghi meravigliosi in tutto il mondo. Attraverso i suoi viaggi, ha potuto confrontarsi con culture diverse, assaporare nuovi profumi e vivere esperienze indimenticabili, tutte fonti d’ispirazione per la sua scrittura.

Nell’anno dedicato alla radici, all’importanza di valorizzare e dare nuova linfa a paesi e borghi lasciati all’abbandono, abbiamo voluto fare due chiacchiere con Domenico il quale, fa di questa valorizzazione il motore propulsone de “Il tempo vissuto” e non solo.

Presentazione “Il tempo vissuto” Libreria Rinascita Ascoli Piceno

Domenico, raccontaci meglio il significato di questo nuovo libro

Il tempo vissuto è un’opera che esplora l’identità storica e culturale di Valle Castellana, un piccolo comune incastonato tra i Monti della Laga, in provincia di Teramo. Il libro si propone di riscoprire le radici della comunità locale, intrecciando la storia di Santa Rufina e dei paesi limitrofi con eventi di portata più ampia. Attraverso cronache locali e racconti di vita quotidiana, l’opera colma un importante vuoto nella memoria collettiva, restituendo voce a personaggi ed eventi che hanno contribuito a plasmare l’identità del territorio. Una delle caratteristiche più preziose del libro è la collezione di oltre quattrocento fotografie storiche, che permettono di immergersi nei paesaggi e nelle atmosfere del passato, arricchendo il racconto storico con dettagli visivi. In un’epoca di rapido progresso, Il tempo vissuto ci invita a riflettere sull’importanza delle piccole storie che, spesso dimenticate, costituiscono la trama nascosta della grande storia umana”.

Perché questo titolo?

“Il tempo, in questo caso, oltre a essere passato, è stato anche vissuto. Non tutti, però, sanno che questi territori sono stati abitati con sacrificio, passione e dedizione. Girando per i paesi, ormai per la maggior parte abbandonati, l’idea che viene subito in mente è quella del tempo trascorso, di epoche antiche e di realtà lontane da noi, scorporate da tutto e senza alcuna domanda. Volevo che questo tempo passato diventasse “il tempo vissuto” per raccontare la storia di chi c’è stato e ha contribuito a creare ciò che oggi è ancora presente. Desideravo narrare i paesi e le persone che li hanno vissuti, affinché un giorno chi osserverà questi luoghi possa sapere che c’era vita”.

In copertina c’è una bellissima immagine di una nonna con in braccio una bambina, cosa puoi dirci?

“La copertina, che raffigura una nonna con una bambina in braccio, simboleggia la continuità delle generazioni e il legame tra passato e futuro. Questa immagine evoca sentimenti di famiglia, tradizione e identità, sottolineando l’importanza di trasmettere storie e valori da una generazione all’altra. La presenza di una figura anziana insieme a una giovane rappresenta un ponte tra esperienze vissute e nuove vite, richiamando l’attenzione sulla necessità di preservare la memoria storica per le future generazioni”.

Dicevamo ultima opera letteraria perché Domenico Cornacchia è autore di altri testi; ecco, c’è qualcosa che accomuna queste diverse forme di scrittura?

“Sì, ci sono diversi elementi che accomunano le mie opere, nonostante le loro forme differenti. In primo luogo, il tema della natura e della memoria sono centrali in tutto ciò che scrivo. Che si tratti di un saggio storico, di una poesia o di un libro di viaggio, cerco sempre di esplorare e mettere in luce le esperienze umane, le storie e il legame profondo tra le persone e i luoghi che abitano. Inoltre, c’è un approccio narrativo che permea tutte le mie scritture. Utilizzo spesso una narrazione personale e soggettiva, mettendomi a nudo e invitando i lettori a condividere un viaggio emotivo attraverso le parole. Anche se le forme possono variare, l’intento è sempre quello di coinvolgere il lettore, stimolando una riflessione su temi come l’identità, il passaggio del tempo, le relazioni umane, le esperienze vissute. Infine, c’è una ricerca di bellezza e di poesia nel linguaggio che caratterizza tutte le mie opere. Credo che la scrittura, in qualsiasi forma, abbia il potere di evocare emozioni e di trasmettere sensazioni, e cerco di utilizzare questo potere in ogni mio lavoro”.

Nel suo primo libro ‘’Resto qui’’ parli di “amore, la guerra, i lavori nei campi, le difficoltà della vita, il folklore, gli usi, i costumi e il patrimonio orale tramandato di generazione in generazione”. Quanto è importante oggi non dimenticarsi di tutto questo?

“Oggi è di fondamentale importanza non dimenticare tutto questo. Ogni paese con i suoi abitanti costituisce qualcosa di bello, unico e caratteristico che si differenzia dagli altri. Ogni cultura ha le proprie usanze, tradizioni, i suoi valori e i suoi principi.

Le tradizioni sono di massima importanza per un popolo perché ne definiscono l’anima e l’identità. Se un popolo non avesse delle tradizioni non esisterebbe e nessuno lo conoscerebbe; e il bello del mondo e del nostro paese è proprio la varietà di usi e costumi presenti. Le tradizioni, tramandate da una generazione all’altra, sono una testimonianza viva di una cultura legata alla natura e alle stagioni, ai cicli della vita, ai riti, alle devozioni religiose, alle credenze. Questo però non deve alimentare nostalgie di un passato ormai trascorso, anzi, attraverso la tradizione ed i valori genuini possiamo mettere le basi per lo sviluppo della nostra società. Quando un paese perde il contatto col suo passato, con le sue radici, con la sua storia, tende sempre di più ad entrare nel dimenticatoio.

Il testo “Resto qui” ha lo scopo di preservare una cultura tramandata per secoli sempre oralmente, prima che vengano a mancare le fonti di informazione ed i loro testimoni. Infatti i racconti riportati nel libro sono storie di vita vissuta che attraversano buona parte del secolo scorso e prendono in considerazione i vari aspetti della vita quotidiana di un tempo, quali l’amore, il corteggiamento, la guerra, i lavori nei campi, le difficoltà della vita, il folklore, questo proprio per non dimenticare chi c’è stato prima di noi e quali sacrifici sono stati fatti anche per cambiare il modo di vivere”.

 “Resto qui” è stato tradotto in lingua inglese con il titolo “Roots”? Cosa ha provato nel vederlo scritto in un’altra lingua?

“La traduzione del mio libro in inglese è stata un’esperienza emozionante e gratificante. Vedere il mio lavoro raggiungere un pubblico internazionale rappresenta un’opportunità unica per condividere la cultura e le tradizioni che ho cercato di preservare. Volevo fortemente che le storie raccontate nel libro andassero oltre i confini linguistici e culturali. Inoltre, mi ha fatto riflettere sull’universalità dei temi trattati, come l’amore, il sacrificio, l’’emigrazione, il ricordo. Sapere che lettori di diverse nazionalità possano entrare in contatto con queste esperienze mi riempie di orgoglio. La traduzione non è solo un atto linguistico, ma un ponte che connette culture e storie diverse. Naturalmente, ci sono state anche delle sfide nel garantire che il significato e l’essenza delle storie venissero mantenuti coerenti anche in un’altra lingua. Sono grato che “Roots” possa continuare a raccontarsi anche a un pubblico più vasto”.

Non solo saggi ma anche un libro di poesie “Pensieri di terra, di vita, d’amore” dove rifletti sull’ importanza della natura, ma una costante è negli occhi, come mai?

Gli occhi per me sono davvero una parte fondamentale della vita. Con gli occhi osserviamo, amiamo, ci emozioniamo, accarezziamo le situazioni e ne entriamo a far parte. Con gli occhi riusciamo a percepire la bellezza della vita e di tutto ciò che ci circonda. Nel mio secondo libro Pensieri, gli occhi sono una costante come anche gli elementi della natura in tutte le loro forme, un paesaggio, un tramonto, il mare. Sono circa 170 pensieri che rispecchiano le mie emozioni soprattutto in quei momenti dove il fiato è più corto e gli occhi brillano, il cuore batte forte ed il respiro cambia. Momenti, dove l’emozione accarezza la pelle e ti fa sentire vivo. Ho scritto questi pensieri che sono arrivati come folate di vento, come fiammate. Ho scritto un po’ ovunque, su tovaglioli, su pezzi di carta, sulle note del telefono, su ogni cosa che avevo a portata di mano. Se non li avessi scritti le avrei persi. Sul testo poi non è presente l’indice e non ci sono i numeri di pagina. Non c’è un ordine cronologico. Gli stessi sono liberi e vaganti. Per trovare un pensiero all’interno del testo bisogna cercare, con gli occhi e con pazienza, come nella vita ed in natura”.

E poi l’Africa, il Kilimangiaro e “Un’altra notte ancora”. Quando e come è nata l’esigenza di mettere su carta l’esperienza vissuta? Cosa significa “Un’altra notte ancora”?

“L’esigenza di mettere su carta l’esperienza vissuta è nata dopo il mio ritorno in Italia, quando avevo ancora tantissime emozioni da metabolizzare, forse con il famoso “mal d’Africa” in corso. Durante il viaggio, avevo già scritto appunti, note e curiosità, ma ho deciso di raccogliere tutto e mettere nero su bianco ciò che questo viaggio ha rappresentato per me, dalla preparazione ai consigli utili, fino alla mia esperienza personale. Pur essendo una guida pensata per fornire indicazioni su percorso, attrezzatura e logistica per chi desidera cimentarsi nella salita del Kilimangiaro, il libro racconta anche una storia intima, fatta di emozioni e sensazioni. Il titolo Un’altra notte ancora ha due significati. Il primo si riferisce alla notte prima dell’ultima salita, caratterizzata da paure, dubbi e l’incertezza sull’esito di quella salita, in attesa di affrontare un’altra notte. Il secondo significato è quello della notte dopo aver raggiunto la vetta, una notte di serenità, gioia e libertà, il momento in cui si realizza di essere riusciti a coronare un viaggio straordinario. C’è una frase che mi piace particolarmente, che ho letto sulle doghe di legno di uno dei rifugi: ‘It’s all about the journey and not the destination’ che, tradotto, significa ‘L’esperienza sta tutta nel viaggio e non nella destinazione’. È stato un gran bel viaggio, fuori e dentro di me”.

Grazie, Domenico, per aver condiviso con noi la tua storia e la tua visione.  Ci auguriamo di vedere i tuoi progetti futuri prendere forma e di continuare a esplorare con te le meraviglie del mondo, attraverso i tuoi viaggi e la tua scrittura.

Foto di copertina: Studio Fotografico Eidos

by francesca
pescara

Tornano i giovedì culturali di Pescara con i Gelati Letterari, la VII edizione nella splendida cornice del complesso balenare La Playa in piazza Le Laudi.

Il secondo appuntamento è in programma giovedì 27 giugno alle ore 20,30 con il patrocinio dell’Assessorato alla Cultura del Comune di Pescara e organizzato dall’Associazione Culturale I Borghi della Riviera Dannunziana.

Alla seconda serata ospiti: Domenico Di Carlo che con Antonietta Florio parlerà di “Orgoglio e Giustizia” (Tabula Fati) e David Ferrante con “Anime Sperse. Storie di fantasmi d’Abruzzo e Molise” (Tabula Fati); un’antologia che vedrà presenti gli autori Gabriele Di Camillo, Carla Di Girolamo, Laura Di Nicola, Valeria Masciantonio, Gino Primavera e Maurizio Sorrentino, Maria Elena Cialente e Luigi Spina.

“Anime sperse sono 20 racconti ambiente tra fantasmi e dicerie tra Abruzzo e Molise – ci racconta David Ferrante – in cui ogni autore, proveniente da ogni parte d’Italia, racconta queste leggende unite a loro parole di fantasia. Perché Abruzzo e Molise? Avevo tre/quattro castelli che mi affascinavano, poi c’erano solo due legate a storie di fantasmi e ho deciso di valicare i confini regionali. E’ la mia quarta antologia con la quale punto ancora una volta punto a raccontare la tradizione attraverso la narrativa”.

Il momento dedicato all’opera di David Ferrante, sarà presentato da Laura Patrizia Porfilio che si occuperà anche delle letture dell’opera insieme a Roberto Di Donato e Mario Massarotti.

L’evento sarà preceduto da Viaggiamo con la poesia a cura di Manola Di Tullio con Antonietta Florio.

Le date di luglio e agosto sono rispettivamente: 11 e 25 luglio per chiudere l’8 e il 22 agosto. Alla rassegna anche quest’anno è collegato il concorso di poesia al quale si può partecipare come dal bando che è sul nostro sito  www.iborghidellarivieradannunziana.it; concorso aperto a tutti gli autori e a tutte le case editrici.

Per la partecipazione alla serata, è preferibile prenotare al numero 3294280509 (Lorenzo Lemme)

by Redazione
Andrea Verrocchio

Giovani promesse di penna crescono. Promessa non più giovani anzi, giovanissimo sì. Stiamo parlando di Andrea Verrocchio, classe 2007, ormai tra i veterani di romanzi e saggi storici.

Al giovane autore pescarese, dopo tanti riconoscimenti per il suo ultimo lavoro editoriale “Pescara 1566. La battaglia dell’Aternum” (a settembre è in arrivo un nuovo libro storico), è giunto un altro prestigioso riconoscimento: il Premio Tortoreto alla Cultura 2024 giunto alla XIX Edizione.

Kermesse culturale organizzata da Comune di Tortoreto con l’associazione Insieme Tortoreto, che ha visto come tema del 2024 “Conoscere l’Abruzzo” che ha visto la premiazione svolgersi lo scorso 8 giugno al Residence La Villa di Tortoreto.

Andrea Verrocchio è dunque risultato primo classificato nella categoria Giovanissimi-sezione narrativa con il racconto “I Templari in Abruzzo- Chiesa Santa Maria ad Cryptas, Fossa (L’Aquila)- XIV secolo”.

“Onorato di ricevere questo premio, ringrazio il Comune di Tortoreto e l’associazione Insieme per il loro impegno nel condividere cultura e nel rendere partecipi tutti, dando la possibilità, con diverse sezioni, anche ai giovanissimi di poter partecipare e mettersi in gioco. Io con il mio amore smisurato per la storia ho voluto raccontare, tra spunti storici e fantasia, un immaginario passaggio dell’ordine dei Templari nella Chiesa di Santa Maria ad Cryptas, in provincia de L’Aquila, ricca di affreschi ad opera di Gentile Da Rocca, commissionati da Guglielmo Morelli” le parole del giovane scrittore Andrea Verrocchio.
L’AUTORE

Andrea Verrocchio nasce a Pescara nel 2007, ama leggere, la storia e scrivere, suona la chitarra e pratica nuoto. Nel 2017 arriva il suo primo premio con la poesia “I segreti delle parole”. Ha partecipato a diversi concorsi letterari; è stato premiato per i suoi racconti “10 Marzo 1302”, “Il castello di Montsegur”, “Il segreto di Rennes-le-Chateau” e “Abisso”. È autore di una piccola raccolta di poesie, edita nel 2019 e nel 2020 esce “Le idi di marzo”, opera finalista alla XXII Rassegna Editoria Abruzzese.

by Redazione
spoltore

Drakon edizioni, casa editrice di Spoltore presenta per la prima volta il nuovo libro di Biagio Russo, “Pitagora e il mistero della musica delle sfere”: l’appuntamento è per venerdì 31 maggio alle ore 17,00 presso l’aula consiliare del Comune di Spoltore. L’autore sarà affiancato dal Maestro Peppe Vessicchio, autore della prefazione al volume. Le letture sono di Andrea Rizzoli. Dialogherà con i presenti la giornalista Alessandra Renzetti.

Se tutto si muove, tutto vibra, niente è in quiete, possiamo concepire l’Universo “silenzioso”? Il movimento dei pianeti genera una sinfonia? Esiste una ‘Musica universale’? È possibile che il Sole nel suo continuo “bruciare” trasformi tutto in musica? Gli Assiri descrivevano il pianeta Saturno come un dio circondato da un “anello di serpenti”, potrebbero aver visto i suoi spettacolari anelli attraverso un “telescopio”?

Ed inoltre: fu realmente Pitagora il primo a comprendere che l’altezza di una nota è proporzionale alla lunghezza della corda che la produce, oppure è lecito attribuire tale conoscenza alla civiltà mesopotamica, molto più antica? Pitagora parlò di musica delle sfere, ma i contributi scientifici di Keplero e Newton come hanno modificato lo studio del fenomeno? Cosa ne pensa oggi la scienza e, con l’aiuto della tecnologia, quali risultati ha ottenuto sulla materia della Musica universale?

A queste e a tante altre domande, mediante la consueta ricerca attenta e rigorosa, l’autore risponde con chiarezza esponendo il frutto delle sue ricerche condotte, come sempre, avvalendosi dell’ausilio di testi originali anche molto antichi, pur sottolineando come questo nuovo volume reca delle novità rispetto ai precedenti.

“Le tematiche di questa nuova pubblicazione – spiega Russo –  si discostano da quelle solitamente trattate: qui, alla passione per la ricerca delle origini dell’umanità, si unisce il grande amore per la musica che coltivo fin da bambino. Tali ingredienti sono capaci di condurci nel mondo di Pitagora, sollevando dubbi e stimolando interrogativi sia sul passato remoto, sia sul futuro che la Scienza ci prospetta aggiornando continuamente le frontiere delle nostre conoscenze. La presenza e le parole del Maestro Peppe Vessicchio, una persona veramente speciale che mi ha onorato con la Prefazione al libro, daranno un tocco ‘armonico’ a questo appuntamento”.

Biagio Russo è nato in Umbria e vive in Abruzzo. È cresciuto a Follonica, in Toscana, dove, giovanissimo, è stato ideatore e co-fondatore dell’emittente “Radio Diffusione Follonica”; nella stessa cittadina ha trascorso la sua gioventù da musicista, trasformando in professione una delle sue primarie passioni. Gli studi tecnici lo hanno poi portato a lavorare nel mondo finanziario-bancario.

L’interesse per l’ignoto, per la storia dell’uomo e per i misteri delle antiche civiltà sono stati, però, il filo conduttore e l’amore irrinunciabile della sua vita, e ne ha affrontato lo studio sempre con apertura verso tutte le possibilità, anche le più inattese o scomode.

Ha pubblicato nel 2009 “Schiavi degli Dei – L’alba del genere umano”, nel 2016 “Uomini e Dei” e nel 2019, con Nicolina Galassi, il titolo “Maschere italiane”: tutti i volumi recano la firma editoriale di Drakon.

L’evento è gratuito e possibile grazie al Patrocinio del Comune di Spoltore.

 

by Redazione
novecento

Domani venerdì 24 maggio alle ore 18:30 presso  la sede della Scuola Macondo di Pescara (via De Cesaris 36) ci sarà il reading dedicato a “Novecento” di Alessandro Baricco.

L’evento, curato da Lorenza Sorino (di Unaltroteatro), rientra nel percorso finale del corso “Leggere a voce alta” e vedrà per protagonisti gli studenti del laboratorio, seguiti in questi mesi dalla stessa Sorino e da Riccardo Pellegrini e Alessandro Rapattoni (Arotron di Pianella).

Gli studenti sono: Arianna Caporuscio, Simone Di Pasquale, Alessandro Medeiros, Roberto Cesaretti, Liliana Marcella, Nicolina Galassi, Antonella Cirillo.

Come spiega Lorenza Sorino: “Novecento è un testo che mettendo insieme emozioni, racconto e interpretazione si presta alla conclusione di un corso dove i partecipanti sono stati condotti attraverso un percorso fatto di basi della tecnica e primi elementi di narrazione. Ci siamo messi in gioco con un testo che ha una magia unica, portato in scena e riadattato per il cinema, dunque per noi quindi è una bella sfida che ha stimolato i corsisti a dare il meglio in una restituzione che ci auguriamo arricchisca il pubblico come ha arricchito noi”.

Social @scuolamacondopescara.

by francesca
pescara

“Attraverso gli Abruzzi con Mattie e Harriet”, pubblicato nel 1947 nel volume Europe Without Baedeker che raccoglie i resoconti dal ‘vecchio continente’ inviati da Edmund Wilson alla rivista The New Yorker durante fasi conclusive della Seconda guerra mondiale, narra le vicende di due giovani donne, Mattie, americana, e Harriet, inglese, durante il loro servizio nella regione Abruzzo in qualità di operatrici dell’U.N.R.R.A.; il volume però è anche il primo di una nuova serie di Ianieri Edizioni della collana “Comete – Scie d’Abruzzo” il cui Direttore è lo scrittore Peppe Millanta che anticipa: “ci sono storie, libri, narrazioni che pur avendo avuto una rilevanza nel loro presente, a un certo punto si perdono, deragliando dai binari del tempo fino a finire fuori dalla memoria collettiva”.

 “Ed ecco che – prosegue – questa nuova serie azzurra è dedicata alle storie ritrovate. Storie riscoperte per caso o dedizione, che spuntano fuori come pepite, pronte per essere rimesse in circolo e parlarci del nostro passato. Ma con parole nuove”.

Quello di Wilson è un testo che per la prima volta viene tradotto in italiano e che riguarda l’Abruzzo, nello stesso volume infatti è possibile trovare la versione inglese: introduzione, traduzione e note sono del Professor Carlo Martinez, Docente dell’Università di Roma la Sapienza.

Lunedì 6 maggio alle ore 15.30, questo volume fresco di stampa verrà presentato presso l’Aula De Tommaso nel Polo didattico di Viale Pindaro 42, a Pescara all’Università “G.d’Annunzio” Chieti – Pescara, nel Dipartimento di Lingue, Letterature e Culture Moderne, interverrà lo stesso Direttore del Dipartimento, Ugo Perolino.

Sono previsti inoltre gli interventi del Dott. Nicola Paladin e della Dott.ssa Francesca Razzi, oltre a quello di Peppe Millanta.

In parte frutto dell’immaginazione dell’autore, ma in larga misura basata sugli avvenimenti del periodo e sulle testimonianze che egli stesso ebbe modo di raccogliere durante i tre giorni che trascorse in Abruzzo nella primavera del 1945, la storia conduce il lettore all’esplorazione di luoghi assai diversi da quelli del Grand Tour, lungo un itinerario off the beaten track.

Percorrendo luoghi devastati dalla guerra, descrivendo le bellezze paesaggistiche e artistiche dell’Abruzzo, così come la vitalità e la resilienza della sua gente, il racconto dà voce a un paese in procinto di trasformarsi in destinazione privilegiata del turismo americano del dopoguerra, ansioso di conoscere e apprezzare i mille volti dell’Italia.

Dopo la presentazione, si terrà il firmacopie presso la Libreria dell’Università (viale Pindaro, 51).

Partner ufficiali del progetto di Ianieri sono I Borghi più belli d’Italia, I Parchi Letterari, Borghi Autentici e Parco Nazionale della Maiella.

Per info la pagina social è @cometesciedabruzzo, mail info@ianieriedizioni.it.

by Redazione
FRANCAVILLA

Il Laboratorio di “Lettura ad alta voce” di Fonderie ARS che ha inaugurato “Libridine” a Francavilla al Mare (Ch) si avvia verso la conclusione che ci sarà martedì 7 maggio alle ore 18.30 con presso la Sala ipogea del MuMi dove gli allievi del laboratorio tenuto da Annalica Bates Casasanta insieme ai musicisti di Identità Musicali diretti dal M°Alfredo Bruno, accompagneranno i presenti alla scoperta della favola musicale di S.S. Prokof’ev, la più famosa di sempre: “Pierino e il lupo”; un appuntamento che vedrà esibirsi anche i solisti dell’Ensemble Baccano. Si tratta di una storia semplice ma non banale dove il cattivo viene punito ma la musica è sublime.

Dopo aver acquisito esercizi di respirazione, elementi di dizione, elementi di recitazione, linguaggio paraverbale, analisi del testo e della punteggiatura, esercizi e giochi di lettura espressiva, quanti hanno partecipato al laboratorio restituiranno il lavoro svolto attraverso la favola scelta, mettendosi ulteriormente in gioco e con maggiori competenze, quelle acquisite durante il percorso.

L’ingresso è gratuito.

Si ricorda che “Libridine” è promosso dal Centro Per il Libro e la Lettura (CEPELL), istituto del Ministero della Cultura; le associazioni partecipanti al fianco del Comune di Francavilla al Mare sono l’Aps Macondo, Fonderie Ars, l’Associazione Alphaville – nonsolocinema, la Neo edizioni, Sophia Aps e l’Associazione Identità Musicali che a loro volta coinvolgeranno location strategiche, culturali, turistiche del territorio, oltre alla Mondadori di Francavilla e all’Azienda di Trasporti Abruzzese TUA.

 

 

 

by Redazione
montesilvano

Nuovo appuntamento con “Parole d’Abruzzo” (Ianieri Edizioni) di Daniela D’Alimonte:  domani 3 maggio alle ore 16.00  presso la sala conferenze parrocchiale di Sant’Antonio a Montesilvano (Pe), l’autrice dialoga con l’autrice Ermanno Falco. Interviene anche l’Assessore del Comune di Montesilvano, Valentina Di Felice. L’evento è organizzato dall’Università Popolare della Terza Età, introduce il Presidente Giuseppe Tini.

Questo primo volume sull’Abruzzo immateriale targato“Comete. Scie d’Abruzzo”, collana diretta dallo scrittore Peppe Millanta vede la prefazione del giornalista e scrittore Giovanni D’Alessandro. Per Millanta con questo nuovo volume si va “scavare nelle parole, ricercare la loro origine, arrivare alla loro fonte, significa confrontarsi e mettersi in contatto con quello che siamo stati”, dunque anche la parola dice tantissimo sulla storia di un passato che va riscoperto e che inevitabilmente proietta verso il futuro.

Tra le sue pagine si passano in rassegna alcune delle parole più iconiche del dialetto abruzzese. Di ogni termine è stata riportata la trascrizione con alcuni segni convenzionali, e la trascrizione fonetica vera e propria. Inoltre sono state inserite attestazioni e varianti e anche il vivo uso nella letteratura locale, a opera di nostri scrittori, oppure la presenza in proverbi e tipici modi di dire. Per ciascuno di essi vi è soprattutto una precisa ricostruzione etimologica.

Per info la pagina social è @cometesciedabruzzo, mail info@ianieriedizioni.it.

Daniela D’Alimonte è nata a Roccamorice e vive a Pescara. Nella vita svolge la professione di Dirigente scolastico, ha insegnato per 15 anni materie letterarie; è giornalista pubblicista e ha collaborato con la testata ‘Il Centro- Quotidiano d’Abruzzo’. É cultrice di ‘Dialettologia e Linguistica italiana’ presso la Facoltà di Lettere dell’Università ‘G. D’Annunzio’ di Chieti-Pescara e di ‘Linguistica e linguaggi settoriali’ presso la facoltà di Scienze Sociali della stessa Università. Studiosa ed appassionata della storia della lingua italiana e del dialetto, è autrice di numerosi volumi e saggi linguistici che riguardano in particolare la parlata abruzzese e la toponomastica. Dal 2007 è uno dei direttori artistici del Premio Nazionale Parco Majella; è organizzatrice di manifestazioni ed eventi culturali che tendono a promuovere e valorizzare il dialetto della propria regione; è presente nella giuria di numerosi Premi di poesia dialettali abruzzesi. Ha ricevuto il Premio Cultura 2016 della città di Moscufo.

by Redazione
pescara

Maud Howe, è una donna estremamente attuale: nasce a Boston il 9 novembre 1854, è giornalista, scrittrice e rivoluzionaria, è autrice di numerose opere che spaziano dalla saggistica alla narrativa di viaggio, passando per la biografia e il romanzo ed affronta tematiche di grande modernità con sentimento ed emozione. però, è anche la prima protagonista femminile del vasto progetto “Comete – Scie d’Abruzzo” di Ianieri edizioni e diretta dallo scrittore e sceneggiatore abruzzese Peppe Millanta: il titolo del quarto volume della serie blu dedicata alla narrativa di viaggio è “Diario di una viaggiatrice, tra luoghi e identità d’Abruzzo”.

Giovedì 18 aprile alle ore 18.00 presso la Libreria Feltrinelli di Pescara (via Trento angolo via Milano) racconteranno il viaggio della scrittrice americana, la Professoressa Martina Russo che ha curato introduzione, traduzione e note, ed il Professor Ugo Perolino del un comitato scientifico di docenti dell’Università “G. D’Annunzio” di Chieti – Pescara, Dipartimento di Lingue e Letterature Moderne con il Direttore Carlo Martinez, che ha collaborato con Millanta per la scelta dei testi, traduzioni, introduzioni critiche e storiche per la collana “Comete – Scie d’Abruzzo”: tra i docenti si annoverano anche Barbara Delli Castelli, Emanuela Ettorre, Antonio Gurrieri, Maria Chiara Ferro, Lorella Martinelli, Fabrizio Ferrari, lo stesso Martinez e Michele Sisto.

Modera la giornalista pescarese Alessandra Renzetti.

Howe vuole offrire ai lettori una visione realistica dei luoghi, delle persone, dei loro costumi e delle loro tradizioni, anche a costo di apparire sconveniente e a tratti rude ed infatti la sua è una narrazione fortemente antropologica: esplora la cultura, le pratiche sociali, le credenze dei personaggi e dei luoghi rappresentati. Ciò comporta, appunto, un’attenzione particolare ai dettagli culturali, ai valori e ai comportamenti sociali che influenzano il modo in cui gli individui interagiscono tra loro e con l’ambiente circostante. Con il suo linguaggio lineare e spontaneo, indubbiamente, non omette anche critiche.

Il volume raccoglie la traduzione di un estratto dell’edizione del 1909 di Roma Beata: Let ters from the Eternal City, pubblicata per la prima volta negli Stati Uniti nel 1903: si tratta di un epistolario, una serie di lettere che idealmente Maud Howe indirizza alla sorella Laura ed è una narrazione che ripercorre alcune delle tappe della sua lunga permanenza in Italia, dal gennaio del 1894 all’agosto del 1900. La scrittura di Maud Howe offre immagini ricche di dettagli, e ci sono continui rimandi pittorici, sembra di vedere tutto ciò che lei descrive, e le sue parole sono accompagnate ad una serie di disegni del suo uomo, John Elliott, presente come personaggio all’interno del testo con il diminutivo di J.

In Appendice I treni di Flaiano di Lucilla Sergiacomo riportano indietro nel tempo: la lettura dà la possibilità al pubblico di conoscere un altro interessante personaggio quello di Don Oreste De Amicis, proclamatosi dio ed originario del comune vestino di Cappelle sul Tavo (PE).

Il progetto di 36 volumi di Comete diviso in tre serie da 12 uscite (narrativa di viaggio, Abruzzo immateriale, Abruzzo letterario) vanta i seguenti partner: Borghi Autentici, I Borghi più Belli d’Abruzzo, I Parchi Letterari ed Il Parco Nazionale della Maiella.

L’ingresso all’evento è gratuito. Per info la pagina social è @cometesciedabruzzo, mail info@ianieriedizioni.it.

by Redazione