Chieti. Per ricordare Roberto D’Orazio, a nove anni dalla morte, la famiglia ha indetto la terza edizione del premio Roberto D’Orazio, la cui cerimonia di premiazione si terrà il 23 ottobre alle 17.30 nello storico Caffè Vittoria di Chieti, che ha recentemente festeggiato il centenario e che rappresenta l’identità culturale, artistica, imprenditoriale del capoluogo teatino. Il comitato scientifico del premio, presieduto dal critico letterario e d’arte Massimo Pasqualone, ha scelto le personalità che verranno insignite del premio per l’impegno imprenditoriale, culturale, artistico, sociale. Roberto D’Orazio- ricorda il fratello e presidente del Premio Ettore D’Orazio, è nato a Chieti il 5 luglio 1946. I suoi genitori, Nicola D’Orazio e Gabriella Serrandrei, si erano conosciuti nel corso del secondo conflitto mondiale e si erano sposati nell’ottobre del 1945. Sin da ragazzo ha mostrato una grande passione per l’attività commerciale che il padre e lo zio Ettore avevano iniziato negli anni trenta aprendo la storica Pasticceria D’Orazio. Nel 1970 si è sposato con Lucia Manzini con la quale ha messo al mondo le tre figlie: Gabriella, Renata e Mariangela. Nel 1988 ha realizzato quello che da sempre era stato il suo più grande desiderio professionale: rilevare la gestione del Gran Caffè Vittoria. È stato nominato Cavaliere del lavoro nel 1994. Ha ricoperto incarichi di responsabilità presso la Confcommercio di Chieti. Si è spento il 15 ottobre del 2015. Queste le personalità premiate dal comitato scientifico del premio: Giuliano Mazzoccante, Domenico Merlino, Antonio Teti, Oscar D’Angelo, Emilia Galante, Mariella De Santo, Chiara Delpino, Sonia Spinozzi, Alessia Tenerelli, Marco Strona, gioielleria Rossi, Fausto Esposito, Tommaso Palermo, Anlaro Andrea La Rovere, Silvia Morelli, Mila Cantagallo, Annagrazia Ruscitti, Giacomo Obletter, Alessandra Melideo, Valeria Di Felice, Michele Biallo, Michelangelo Timperio, Italo Di Giovanni, Gianni Silvestri, Emidio Andrea Giampietro, Giovanni Masciosci, Stefania Nicolini, Paolo Mancini, DOLCI MOMENTI DI GARZARELLA MARIACONCETTA E GARZARELLA MARIA TERESA, CAPRICE DI FABRIZIO CAMPLONE, CAFFETTERIA ANNA – DI IEZZI TONJ & c., PIERO D’ORAZIO, MARCO DI PAOLO, ISTITUTO PROFESSIONALE STATALE PER I SERVIZI ALBERGHIERI E DELLA RISTORAZIONE “DE PANFILIS – DI ROCCO” DI ROCCARASO, ALUNNI:MICHELE D’ARCANGELO, GABRIEL DE ANGELIS, Giuliano Villani.
“Il tempo vissuto” (Efesto Edizioni) è il titolo dell’ultimo lavoro editoriale di Domenico Cornacchia presentato con grande successo di pubblico alla libreria Rinascita di Ascoli Piceno.
Nato ad Ascoli Piceno nel 1990 e attualmente vive a Santa Rufina, nel comune di Valle Castellana, al confine tra l’Abruzzo e le Marche.
La sua attitudine verso la natura lo ha portato a intraprendere studi agrari, sia alle scuole superiori che all’Università, dove si è laureato alla facoltà di Agraria dell’Università degli Studi di Teramo. Fin da giovane, Domenico ha trascorso la sua vita a stretto contatto con la natura e gli animali, di cui è sempre stato un grande amante.
Responsabile Qualità in azienda, è anche una Guida Ambientale Escursionistica. La sua più grande passione è viaggiare, un’aspirazione che lo ha portato a esplorare luoghi meravigliosi in tutto il mondo. Attraverso i suoi viaggi, ha potuto confrontarsi con culture diverse, assaporare nuovi profumi e vivere esperienze indimenticabili, tutte fonti d’ispirazione per la sua scrittura.
Nell’anno dedicato alla radici, all’importanza di valorizzare e dare nuova linfa a paesi e borghi lasciati all’abbandono, abbiamo voluto fare due chiacchiere con Domenico il quale, fa di questa valorizzazione il motore propulsone de “Il tempo vissuto” e non solo.
Domenico, raccontaci meglio il significato di questo nuovo libro
“Il tempo vissuto è un’opera che esplora l’identità storica e culturale di Valle Castellana, un piccolo comune incastonato tra i Monti della Laga, in provincia di Teramo. Il libro si propone di riscoprire le radici della comunità locale, intrecciando la storia di Santa Rufina e dei paesi limitrofi con eventi di portata più ampia. Attraverso cronache locali e racconti di vita quotidiana, l’opera colma un importante vuoto nella memoria collettiva, restituendo voce a personaggi ed eventi che hanno contribuito a plasmare l’identità del territorio. Una delle caratteristiche più preziose del libro è la collezione di oltre quattrocento fotografie storiche, che permettono di immergersi nei paesaggi e nelle atmosfere del passato, arricchendo il racconto storico con dettagli visivi. In un’epoca di rapido progresso, Il tempo vissuto ci invita a riflettere sull’importanza delle piccole storie che, spesso dimenticate, costituiscono la trama nascosta della grande storia umana”.
Perché questo titolo?
“Il tempo, in questo caso, oltre a essere passato, è stato anche vissuto. Non tutti, però, sanno che questi territori sono stati abitati con sacrificio, passione e dedizione. Girando per i paesi, ormai per la maggior parte abbandonati, l’idea che viene subito in mente è quella del tempo trascorso, di epoche antiche e di realtà lontane da noi, scorporate da tutto e senza alcuna domanda. Volevo che questo tempo passato diventasse “il tempo vissuto” per raccontare la storia di chi c’è stato e ha contribuito a creare ciò che oggi è ancora presente. Desideravo narrare i paesi e le persone che li hanno vissuti, affinché un giorno chi osserverà questi luoghi possa sapere che c’era vita”.
In copertina c’è una bellissima immagine di una nonna con in braccio una bambina, cosa puoi dirci?
“La copertina, che raffigura una nonna con una bambina in braccio, simboleggia la continuità delle generazioni e il legame tra passato e futuro. Questa immagine evoca sentimenti di famiglia, tradizione e identità, sottolineando l’importanza di trasmettere storie e valori da una generazione all’altra. La presenza di una figura anziana insieme a una giovane rappresenta un ponte tra esperienze vissute e nuove vite, richiamando l’attenzione sulla necessità di preservare la memoria storica per le future generazioni”.
Dicevamo ultima opera letteraria perché Domenico Cornacchia è autore di altri testi; ecco, c’è qualcosa che accomuna queste diverse forme di scrittura?
“Sì, ci sono diversi elementi che accomunano le mie opere, nonostante le loro forme differenti. In primo luogo, il tema della natura e della memoria sono centrali in tutto ciò che scrivo. Che si tratti di un saggio storico, di una poesia o di un libro di viaggio, cerco sempre di esplorare e mettere in luce le esperienze umane, le storie e il legame profondo tra le persone e i luoghi che abitano. Inoltre, c’è un approccio narrativo che permea tutte le mie scritture. Utilizzo spesso una narrazione personale e soggettiva, mettendomi a nudo e invitando i lettori a condividere un viaggio emotivo attraverso le parole. Anche se le forme possono variare, l’intento è sempre quello di coinvolgere il lettore, stimolando una riflessione su temi come l’identità, il passaggio del tempo, le relazioni umane, le esperienze vissute. Infine, c’è una ricerca di bellezza e di poesia nel linguaggio che caratterizza tutte le mie opere. Credo che la scrittura, in qualsiasi forma, abbia il potere di evocare emozioni e di trasmettere sensazioni, e cerco di utilizzare questo potere in ogni mio lavoro”.
Nel suo primo libro ‘’Resto qui’’ parli di “amore, la guerra, i lavori nei campi, le difficoltà della vita, il folklore, gli usi, i costumi e il patrimonio orale tramandato di generazione in generazione”. Quanto è importante oggi non dimenticarsi di tutto questo?
“Oggi è di fondamentale importanza non dimenticare tutto questo. Ogni paese con i suoi abitanti costituisce qualcosa di bello, unico e caratteristico che si differenzia dagli altri. Ogni cultura ha le proprie usanze, tradizioni, i suoi valori e i suoi principi.
Le tradizioni sono di massima importanza per un popolo perché ne definiscono l’anima e l’identità. Se un popolo non avesse delle tradizioni non esisterebbe e nessuno lo conoscerebbe; e il bello del mondo e del nostro paese è proprio la varietà di usi e costumi presenti. Le tradizioni, tramandate da una generazione all’altra, sono una testimonianza viva di una cultura legata alla natura e alle stagioni, ai cicli della vita, ai riti, alle devozioni religiose, alle credenze. Questo però non deve alimentare nostalgie di un passato ormai trascorso, anzi, attraverso la tradizione ed i valori genuini possiamo mettere le basi per lo sviluppo della nostra società. Quando un paese perde il contatto col suo passato, con le sue radici, con la sua storia, tende sempre di più ad entrare nel dimenticatoio.
Il testo “Resto qui” ha lo scopo di preservare una cultura tramandata per secoli sempre oralmente, prima che vengano a mancare le fonti di informazione ed i loro testimoni. Infatti i racconti riportati nel libro sono storie di vita vissuta che attraversano buona parte del secolo scorso e prendono in considerazione i vari aspetti della vita quotidiana di un tempo, quali l’amore, il corteggiamento, la guerra, i lavori nei campi, le difficoltà della vita, il folklore, questo proprio per non dimenticare chi c’è stato prima di noi e quali sacrifici sono stati fatti anche per cambiare il modo di vivere”.
“Resto qui” è stato tradotto in lingua inglese con il titolo “Roots”? Cosa ha provato nel vederlo scritto in un’altra lingua?
“La traduzione del mio libro in inglese è stata un’esperienza emozionante e gratificante. Vedere il mio lavoro raggiungere un pubblico internazionale rappresenta un’opportunità unica per condividere la cultura e le tradizioni che ho cercato di preservare. Volevo fortemente che le storie raccontate nel libro andassero oltre i confini linguistici e culturali. Inoltre, mi ha fatto riflettere sull’universalità dei temi trattati, come l’amore, il sacrificio, l’’emigrazione, il ricordo. Sapere che lettori di diverse nazionalità possano entrare in contatto con queste esperienze mi riempie di orgoglio. La traduzione non è solo un atto linguistico, ma un ponte che connette culture e storie diverse. Naturalmente, ci sono state anche delle sfide nel garantire che il significato e l’essenza delle storie venissero mantenuti coerenti anche in un’altra lingua. Sono grato che “Roots” possa continuare a raccontarsi anche a un pubblico più vasto”.
Non solo saggi ma anche un libro di poesie “Pensieri di terra, di vita, d’amore” dove rifletti sull’ importanza della natura, ma una costante è negli occhi, come mai?
“Gli occhi per me sono davvero una parte fondamentale della vita. Con gli occhi osserviamo, amiamo, ci emozioniamo, accarezziamo le situazioni e ne entriamo a far parte. Con gli occhi riusciamo a percepire la bellezza della vita e di tutto ciò che ci circonda. Nel mio secondo libro Pensieri, gli occhi sono una costante come anche gli elementi della natura in tutte le loro forme, un paesaggio, un tramonto, il mare. Sono circa 170 pensieri che rispecchiano le mie emozioni soprattutto in quei momenti dove il fiato è più corto e gli occhi brillano, il cuore batte forte ed il respiro cambia. Momenti, dove l’emozione accarezza la pelle e ti fa sentire vivo. Ho scritto questi pensieri che sono arrivati come folate di vento, come fiammate. Ho scritto un po’ ovunque, su tovaglioli, su pezzi di carta, sulle note del telefono, su ogni cosa che avevo a portata di mano. Se non li avessi scritti le avrei persi. Sul testo poi non è presente l’indice e non ci sono i numeri di pagina. Non c’è un ordine cronologico. Gli stessi sono liberi e vaganti. Per trovare un pensiero all’interno del testo bisogna cercare, con gli occhi e con pazienza, come nella vita ed in natura”.
E poi l’Africa, il Kilimangiaro e “Un’altra notte ancora”. Quando e come è nata l’esigenza di mettere su carta l’esperienza vissuta? Cosa significa “Un’altra notte ancora”?
“L’esigenza di mettere su carta l’esperienza vissuta è nata dopo il mio ritorno in Italia, quando avevo ancora tantissime emozioni da metabolizzare, forse con il famoso “mal d’Africa” in corso. Durante il viaggio, avevo già scritto appunti, note e curiosità, ma ho deciso di raccogliere tutto e mettere nero su bianco ciò che questo viaggio ha rappresentato per me, dalla preparazione ai consigli utili, fino alla mia esperienza personale. Pur essendo una guida pensata per fornire indicazioni su percorso, attrezzatura e logistica per chi desidera cimentarsi nella salita del Kilimangiaro, il libro racconta anche una storia intima, fatta di emozioni e sensazioni. Il titolo Un’altra notte ancora ha due significati. Il primo si riferisce alla notte prima dell’ultima salita, caratterizzata da paure, dubbi e l’incertezza sull’esito di quella salita, in attesa di affrontare un’altra notte. Il secondo significato è quello della notte dopo aver raggiunto la vetta, una notte di serenità, gioia e libertà, il momento in cui si realizza di essere riusciti a coronare un viaggio straordinario. C’è una frase che mi piace particolarmente, che ho letto sulle doghe di legno di uno dei rifugi: ‘It’s all about the journey and not the destination’ che, tradotto, significa ‘L’esperienza sta tutta nel viaggio e non nella destinazione’. È stato un gran bel viaggio, fuori e dentro di me”.
Grazie, Domenico, per aver condiviso con noi la tua storia e la tua visione. Ci auguriamo di vedere i tuoi progetti futuri prendere forma e di continuare a esplorare con te le meraviglie del mondo, attraverso i tuoi viaggi e la tua scrittura.
Foto di copertina: Studio Fotografico Eidos
Tollo. Verrà presentato venerdì 4 ottobre alle 20, nella sala conferenze dell’Enomuseo di Tollo, il libro di Irma Radica, Viaggio con Dante attraverso l’Italia. Sulle orme dei luoghi della Divina Commedia 700 anni dopo, Edizioni Teaternum e con la copertina di Patrizia Giannone.
Alla presentazione interverranno il sindaco di Tollo, Angelo Radica, l’assessore alla pubblica istruzione, Amalia D’Incecco, il critico letterario Massimo Pasqualone, autore della prefazione, l’attrice Giuliana Antenucci, che leggerà brani dal libro, e l’autrice del volume.
Nella prefazione di Massimo Pasqualone si legge che “Irma Radica si confronta con il padre della lingua e della letteratura italiana, mostrando una devozione senza pari e sviscerando temi, luoghi e personaggi dell’universo dantesco in modo acribico ed appassionato.
L’universo di Dante è un mare magnum sterminato di rimandi, letture, ammiccamenti, che Irma Radica mostra di cogliere e saper organizzare.
Il lavoro è imponente e ci porta ad una serie di riflessioni sull’importanza del ghibellin fuggiasco che alcuni, negli ultimi tempi, sembrano mettere in discussione.
Dalle pagine del libro, invece, emerge tutta la statura culturale e morale dell’autore della Divina Commedia ed Irma Radica ci si confronta, portando al lettore del suo libro pillole preziose di approfondimento.
Bucchianico. Sabato 28 settembre alle 18, nella sala del teatro comunale di Bucchianico, verrà presentato il libro di Ivana Barbara Torto, Non dirlo alla brezza, edito da Carabba.
Alla presentazione interverranno il sindaco di Bucchianico, Renzo Di Lizio, l’assessore alla cultura, Angela Polidoro, il critico letterario Massimo Pasqualone, Domitilla Mazzella che modera l’evento, Alessandra Battaglia e Paolo Di Menna, con l’accompagnamento musicale di Maurizio Marinelli.
Arotron propone le audizioni per l’Accademia Teatrale nei giorni 5 e 6 ottobre full time: si tratta di un fine settimana intensivo di lavoro con Franco Mannella e gli altri insegnanti dell’Accademia in vista di un triennio di formazione con docenti altamente qualificati e attivi nel mondo del teatro, e con la preziosa possibilità di studiare a stretto contatto con la stessa Compagnia dell’Aratro a Pianella (Pe).
È l’attore, regista e doppiatore Franco Mannella, dunque alla guida del corpo docenti, con lezioni dedicate al canto, alla tecnica vocale, alla danza, al movimento scenico, alla dizione e, ovviamente, alla tecnica dell’attore.
L’ammissione all’Accademia non consisterà in una classica audizione individuale dunque, ma in questo fine settimana intensivo di lavoro in gruppo, sotto la guida degli insegnanti dell’Accademia stessa e relative materie per un totale di 16 ore di lavoro. In questo modo, aspiranti allievi e docenti avranno modo di conoscersi nell’unico modo che conta davvero ossia lavorando insieme.
L’Accademia Teatrale Arotron nasce nel novembre 2014, quasi dieci anni fa, e negli anni a venire rappresenta un polo culturale unico nel suo genere in Abruzzo, una fucina di talenti, un’opportunità incredibile per gli allievi attori, con un gruppo di insegnanti preparati ed al servizio di un sogno.
Dopo gli anni difficili della pandemia e tante trasformazioni, Arotron è finalmente pronta a raccogliere la sua stessa eredità e a riprendere il suo viaggio, per formare gli attori con la perizia e la dedizione dell’artigiano.
“Abbiamo deciso di dedicarci completamente ad un’unica classe di allievi attori, che porteremo avanti per tre anni, con un metodo di studio e lavoro rigoroso, secondo l’impronta della bottega artigiana, da subito a contatto con la Compagnia dell’Aratro” – spiega Mannella.
Gli allievi dell’Accademia, infatti, avranno fin da subito l’opportunità di allenarsi insieme agli attori della Compagnia, assistere alle prove degli spettacoli in preparazione e addirittura la possibilità di entrare a far parte delle produzioni, accostando alle lezioni con i maestri l’osservazione del lavoro degli attori e l’apprendimento diretto, nato dall’esperienza insieme a loro.
Il corso di studi ha una durata di tre anni e prevede l’obbligo di frequenza a tutte le materie e l’obbligo di partecipazione a tutte le attività formative, di ricerca e di spettacolo programmate dall’Accademia.
E’ previsto anche un quarto anno (facoltativo) con workshop intensivi dedicati soprattutto a due aspetti importanti ed altamente specializzati del mestiere dell’attore: il cinema e il doppiaggio.
Le lezioni si terranno dal lunedì al mercoledì e comprenderanno circa 19 ore settimanali, per un totale di circa 76 ore mensili di lezioni regolari. Sono inoltre previste attività laboratoriali, workshop, seminari, convegni e dimostrazioni di lavoro durante l’anno accademico, con un minimo di 5 workshop intensivi con cadenza mensile nei fine settimana (12 ore), per approfondire specifici aspetti del lavoro.
L’inizio dei corsi del primo anno accademico è previsto per il 4 novembre 2024 e il termine per il 28 maggio 2025. Il calendario delle lezioni verrà inviato ai candidati che avranno superato la prova di ammissione.
Al termine del triennio verrà assegnato l’attestato di frequenza dell’Accademia Teatrale Arotron in qualità di Attore/Attrice.
Queste le materie e i docenti:
- “Pre-recitazione”, a cura di Franco Mannella: durante le lezioni, ai momenti di training teatrale vissuti in gruppo si affiancano i momenti di lavoro individuale su un monologo e un canto della tradizione scelti dall’allievo. Mannella, alla luce della sua grande esperienza ed anche del suo attuale impegno a teatro, aiuterà a scoprire e far emergere le potenzialità e a costruire e affinare la tecnica. Bisogna mettersi completamente in discussione e faticare fisicamente per trovare la propria autenticità;
- “Dizione e lettura espressiva”, a cura di Alessandro Rapattoni: dizione e articolazione sono tra gli strumenti più importanti per un attore. Con Alessandro Rapattoni si può acquisire consapevolezza del proprio modo di parlare e padronanza della parola, per raggiungere la libertà di giocare con i suoni della lingua italiana per un’espressività coinvolgente e personale;
- “Canto e tecnica vocale”, a cura di Angela Crocetti: un corso per scoprire le infinite potenzialità della voce e imparare a metterla al servizio della scena, a colorarla di intenzioni e motivazioni, per trovare la giusta intonazione nel canto e non solo;
- “Danza ed espressività corporea”, a cura di Fabiana Carchesio: un attore deve essere pienamente padrone del proprio corpo, per permettere ad ogni parte di sè di partecipare all’azione e all’intenzione. Con Fabiana si impara a liberare il corpo, ad ascoltarlo e ad abitarlo, sviluppando a pieno le sue capacità espressive. Si allena così anche il ritmo, la coordinazione, l’improvvisazione.
Per maggiori informazioni è possibile contattare il 345.5411135 o all’indirizzo email info@arotron.it.
È possibile visitare il sito www.arotron.it link completo:https://www.arotron.it/accademiateatrale-2/
Dal sito si possono scaricare il regolamento delle audizioni e il modulo di iscrizione alle audizioni; il modulo va compilato ed inviato ad amministrazione@arotron.it.
News e attività sui social alla voce @formazioneteatralearotron. La sede di Arotron è in via Vico delle Dee 10 a Pianella (Pe).
È giunto alla sesta edizione il “Premio Adriatico – Un mare che unisce”, voluto e promosso dal professore e critico d’arte Massimo Pasqualone, presidente dell’associazione Irdidestinazionearte di Francavilla al Mare.
La mission di questo premio è quella di dare un riconoscimento a personalità delle sei regioni italiane che si affacciano sul mare Adriatico e delle nazioni della sponda opposta, Croazia, Albania, Montenegro.
L’obiettivo è quello di creare una rete nazionale ed internazionale di artisti, scrittori e personaggi che hanno contribuito e contribuiscono ancora, con le loro opere, a diffondere il vero significato dell’arte in tutte le sue sfaccettature nel mondo dello sport, della narrativa, del giornalismo, dell’arte, della saggistica, della poesia, della musica, del folklore, del teatro, dell’ambiente, della scuola, dell’imprenditoria, del sociale e un premio alla memoria.
A un gruppo di coordinatori, uno per ogni regione, è stato assegnato il compito di segnalare, ogni anno, i personaggi che nei diversi mondi della cultura hanno dato lustro alla propria regione. Quest’anno l’evento, dopo Guardiagrele, Bucchianico, Termoli, Manfredonia, Pergola, si svolgerà domenica 6 ottobre, con inizio alle ore 16, a Montegiorgio (FM) nel teatro “Domenico Alaleona”, con il patrocinio della Commissione per le pari opportunità tra uomo e donna della Regione Marche, presieduta da Maria Lina Vitturini, da Assoartisti Adriatico, dal consolre onorario della Repubblica di Moldova, Roberto Galanti, dell’Amministrazione comunale di Montegiorgio.
Per l’Abruzzo il compito di selezionare le personalità premiate è stato dato a Maria Basile, coadiuvata da Simona Veresani, che ha segnalato i seguenti personaggi: MUSICA Patrizia Barbetta; POESIA Claudio Cignarale, IMPRENDITORIA Silvano Fioravanti; ARTE Daniela Ricciardi Ass. Kalos, POLITICA Guerino Testa; MEMORIA Ennio Flaiano; GIORNALISMO Manuela Cermignani; SCUOLA Valeria Toppetti; SOCIALE Fabio Di Vito; SPORT Ilenia Colanero; TEATRO Fabio Cocco; LETTERATURA Nicolina Galassi Drakon edizioni. Ad ogni premiato un prezioso attestato con un’opera di Isabela Seralio.
Celano. La presidenza del Consiglio comunale di Celano, nella persona del presidente Silvia Morelli(foto), organizza per sabato 14 settembre alle 18, nell’Auditorium Fermi di Celano, la presentazione del libro di Maria Pia Vittorini, Jacovella da Celano, la contessa coraggiosa, con gli interventi di Silvia Morelli, Luciana Vicaretti, Massimo Pasqualone e dell’autrice. “Donna di ieri, donna di oggi, in questo mio nuovo romanzo- sottolinea l’autrice- ho sentito il bisogno di ridar vita e valore alla figura dimenticata della combattiva ed eroica Contessa, Jacovella da Celano, protagonista della storia degli Abruzzi.(oggi Abruzzo e Molise) durante il quindicesimo secolo. Eppure le grandi opere del passato restano, sono lì ferme da secoli. Vorrebbero raccontarsi, ma noi non ci fermiamo a interrogarle. Siamo presi dalla frenesia del denaro, del potere, del divertimento. Nei libri di storia abbondano nomi di re, papi, condottieri, scarseggiano nomi di donne. È vero, nei secoli, alla donna è stato riconosciuto un unico diritto:essere sposa e madre. Difficile, se non impossibile, ribellarsi. Così come è difficile trovare nei libri di storia nomi di donne che hanno avuto il coraggio di farlo, opponendosi alle prevaricazioni dei potenti, a regole obsolete, per rivendicare dignità e libertà. Difficile leggere su di loro giudizi obiettivi, condizionati, sempre e comunque, da mentalità oscurantiste. Questo è il caso di Jacovella da Celano, figura straordinaria del Quattrocento abruzzese, alla quale la nostra Regione deve cultura, monumenti, opere d’arte, ancora oggi vanto del territorio”. Nella prefazione il critico d’arte e letterario Massimo Pasqualone, che interverrà alla presentazione, scrive che “Si legge tutto d’un fiato questa fatica letteraria di Maria Pia Vittorini Mannetti, un romanzo storico dedicato alla figura straordinaria e troppo presto dimenticata di Jacovella da Celano, donna superba del Quattrocento, simbolo della femminilità colta ed elegante, dell’amore per le arti e per la letteratura, di quella possibilità di agganciare l’eternità che solo gli spiriti sublimi conoscono e sanno agire. Leggendo questo romanzo si rimane affascinati da questa incredibile personalità, che la scrittrice rende simbolo di un tempo senza tempo, riesumandola dalle nebbie del passato, un passato che, nelle pagine che seguono, diventa contemporaneità, perché, con Croce, ogni storia è sempre storia contemporanea. Maria Pia Vittorini Mannetti si immedesima in Jacovella, flaubertianamente, ne propone una rilettura del personaggio che, forse, non sarebbe piaciuta ai coevi di Jacovella, un tantino invidiosi di questa donna assurda all’eternità per la sua costante ricerca della bellezza”.
Domenica 15 settembre dalle ore 10 alle 18 presso il prestigioso spazio del Relais Toulà di Cepagatti (Pe) si svolgerà l’evento Happy family day, promosso da Kaleidos Eventi di Simona De Lutiis, che mira a rinsaldare il rapporto tra genitori e figli.
In questo contesto, alle ore 16.00, l’artista Anna Seccia darà vita all’happening/performance Tracce partecipate di identità familiari con il coinvolgimento dei presenti che verranno indotti ad attraversare una grande tela calpestando dei recipienti di colore per poi apporre l’impronta sulla superficie bianca del tessuto. Il pubblico sarà parte dell’opera esprimendo un sentimento di partecipazione e di unione familiare.
La performance riprende il tema della “Stanza del colore”, dove il calpestio dei diversi colori diventa “traccia”, rivelando il senso intimo dell’abbraccio tra artista e pubblico. In questo caso indirizzato alle famiglie: genitori e figli attraverseranno la tela compiendo un gesto che li porterà a divenire artisti uniti in un’unica grande esperienza di condivisione estetica e sentimentale.
Anche in questo caso, come in altre recenti azioni, svolte a Francavilla al Mare e Bomba, dall’intervento performativo nascerà un’opera che resterà a testimonianza dell’intera idea artistica. La tela su cui il pubblico cammina a piedi nudi, è infatti già preparata dall’artista secondo un progetto prestabilito e un disegno già tracciato. Il passaggio delle persone determina quindi una trasformazione della stessa su cui successivamente Anna Seccia tronerà per far riemergere il disegno iniziale.
Dunque una progettualità non finalizzata alla semplice performance, ma protesa alla nascita di un’opera che potrà un giorno essere esposta per ricordare a tutti il senso poetico dell’intero progetto anche grazie alla partecipazione diretta del pubblico che diviene partecipe della realizzazione del dipinto, non solo grazie alle proprie impronte, ma anche perché verranno fotografate e filmate diventando realmente parte dell’intera opera.
Sabato 7 settembre alle ore 18.30 verrà presentata l’edizione bilingue di “Passeggiate dannunziane” a Pescara e dintorni di Emanuela Borgatta per Ianieri Edizioni presso la Mondadori di Pescara (Via Milano): opera nota anche come “Walking with d’Annunzio” in Pescara and its surroundings è una guida dannunziana per turisti curiosi, alla ricerca dei segni tangibili lasciati dal poeta abruzzese nella sua terra d’origine. Gli itinerari sono percorribili a piedi e in bicicletta. Dialoga con l’autrice Alessandra Renzetti.
Come da premessa spiega la Borgatta: “numerose le opere di Gabriele D’Annunzio in cui la terra d’origine viene scelta come ambientazione o citata come luogo del ricordo ed esse stesse possono essere consultate per recepire quanto i natali abbiano influito sull’arte del Poeta anche quando la regione gli è ormai lontana”.
“In queste pagine – prosegue – ci sarà modo di scrutarne i primi passi, i moti adolescenziali, il fervore politico, gli amori, le amicizie, le passioni artistiche che, in perenne concerto con la sua anima incandescente, avrebbero contribuito alla formazione dell’uomo e dello scrittore eternamente in bilico tra l’estremo della carne e il limitare dell’anima”.
Emanuela Borgatta è insegnante di lingue straniere, ricercatrice e collaboratrice esterna per diverse riviste, per le quali si occupa di cultura e arti figurative. Da anni dedica i propri studi alla figura di Gabriele d’Annunzio. Per Ianieri Edizioni, ha pubblicato: D’Annunzio. Tracce piemontesi (2022), D’Annunzio. Connessioni d’oltremanica (2023), D’Annunzio. Passeggiate d’arte e voluttà (2024).
Per info la pagina social è @ianieriedizioni, mail info@ianieriedizioni.it.
Ingresso libero.
Vasto. Verrà inaugurata lunedì 9 settembre alle 18 la mostra personale di pittura e scultura di Andrea La Rovere, in arte AnLaRo, nel Palazzo Mattioli, in corso De Parma a Vasto.
La mostra, curata dal critico letterario e d’arte Massimo Pasqualone, vede gli interventi di Nicola Della Gatta, assessore alla cultura della Città di Vasto, dello stesso Pasqualone e di Francesca Giangiacomo, artiterapeuta e counseling.
Nato nel 1974 a San Pietro Vernotico (BR), negli anni ottanta ancora fanciullo Andrea La Rovere si trasferisce in Abruzzo dove riceve affetto e l’ opportunità di inseguire il sogno quello di diventare artista completo.
A pieni voti ottiene il diploma di I.S.A. ( istituto statale d ‘arte) a Chieti, conseguendo il diploma di maestro d’arte. Frequenta l’universitá di Architettura a Pescara, decidendo poi di trasferirsi a Firenze, dove frequenta i corsi di restauro dipinti al Palazzo Spinelli Borgo Santa Croce conseguendo dopo tre anni di corso il dottorato in restauro dipinti (conservativo). Lavora nella bottega di Gastone Tognaccini come restauratore di mobili antichi e a Bologna come catalogatore di opere d arte all’ ex pinacoteca comunale.
Tornato in Abruzzo, svolge con passione e umiltá l’arte di dipingere a tutto tondo.