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Category Archives: Cultura

pescara

Saranno Valeria Leone (libreria Mondadori) e Francesco Coscioni (Neo Edizioni) a presentare il coraggioso romanzo di Raffaella Simoncini, Bulky, edito dalla Neo Edizioni: dopo il successo in anteprima nazionale al FLA, Festival delle letterature  e altre cose di Pescara, l’autrice sarà ospite della Mondadori di Pescara, in via Milano, sabato 19 novembre alle ore 18.30.

Raffaella Simoncini parte dalla propria esperienza personale per un romanzo che racconta la malattia e l’amicizia tra due donne accomunate da una stanza d’ospedale e dalla presa di coscienza di voler cambiare la propria vita. L’autrice è nata a Milano e vive a Pescara. Frequenta laboratori e spazi teatrali, studia scrittura creativa presso la Scuola Macondo di Peppe Millanta. È tra le fondatrici dell’Associazione FonderieArs, che si occupa di arte e teatro. Alle otto timbra il cartellino e nel tragitto verso il luogo di lavoro immagina storie. Affida alla trasfigurazione del romanzo la sua esperienza della malattia e scrive Bulky, suo esordio letterario, uscito il 16 novembre che porta proprio il nome della malattia.

Bulky, in inglese significa “ingombrante”, è anche un termine medico, oncologico, usato per indicare una massa maligna che va asportata. La protagonista Luce, ha trovato questa parola nella sua cartella clinica, e da quel momento la usa per dare un nome alla malattia e per indicare la freddezza e l’asetticità della diagnosi, delle terapie e della lunga convalescenza.

Come compagna di stanza ha una donna anziana, insopportabile. Un’ex cuoca arrabbiata con il mondo, di quella rabbia che ferisce perché dice la verità.

Per Luce il tempo sembra fermarsi, il senso di inadeguatezza cresce, i giorni incespicano in una grammatica nuova, che le due donne dovranno imparare per scoprire di avere in comune qualcos’altro oltre la malattia: un conto in sospeso con le proprie vite.

 

 

macondo

Leggere è condividere una passione: per questo la Scuola Macondo – l’Officina delle Storie di Pescara fondata da Peppe Millanta e gestita da Elisa Quinto, prosegue con gli appuntamenti on line del Gruppo di Lettura. Il prossimo evento è previsto per domani venerdì 18 novembre alle ore 19 con Maura Chiulli e il suo romanzo Ho amato anche la terra (Hacca).

Per Livia la felicità non è un approdo, un rifugio dove stare, ma un affaccio sull’abisso; lo è da quando, bambina, ha visto i suoi desideri e le sue domande cambiare forma a contatto con il mondo, trasformarsi in coltellate: “Ho amato anche la terra” è la storia struggente di una donna che si inabissa e riemerge, che affonda i propri desideri, che mette distanze per non farsi attraversare, che inganna per non incontrare la verità.

Solo quando crederà di aver perso tutto e soprattutto l’amore, sceglierà di ricominciare e di affrontare il suo vero nemico: Corpo, che è la casa del suo cuore, il custode di tutti i segreti e la mappa delle sue cicatrici.

MAURA CHIULLI

Pescara, 1981. Scrittrice, mangiafuoco. Si interessa di body art e arte performativa. Esordisce con il romanzo Piacere Maria (Editrice Socialmente, Bologna, 2010), cui sono seguiti i saggi Maledetti Froci & Maledette Lesbiche (Ed. Aliberti Castelvecchi, Roma, 2011) e Out.

La discriminazione degli omosessuali (Ed. Internazionali Riuniti, Roma, 2012), i romanzi Dieci giorni (Hacca, 2013) e Nel nostro fuoco (Hacca, 2018). In uscita a maggio Ho amato anche la terra (Hacca, 2022). Maura è docente di Scrittura autobiografica alla scuola Macondo, a Pescara.

Per partecipare è possibile contattare il 3703525381 o scrivere a scuolamacondo@gmail.com
per ricevere il link dell’evento su zoom.

 

Museo

Sette appuntamenti, uno al mese, fino ad arrivare a primavera inoltrata. Tornano, a partire dal prossimo 20 novembre, le Domeniche al Museo il cartellone di eventi destinato a bambini dai sei anni in su. Una proposta culturale che guarda alla conoscenza del territorio, delle sue tradizioni e nello stesso tempo stimola la creatività dei ragazzi.

Due ore di impegno, dalle 17 alle 19, per attività che oltre a supportare l’insegnamento scolastico, favoriscono l’interazione e la socialità.

“Aprire le porte dei musei ai ragazzi significa ampliare il loro percorso formativo – sottolinea la direttrice della Fondazione Genti d’Abruzzo Letizia Lizzaavvicinandoli alle loro radici, spingendoli a imparare divertendosi”.

“Queste attività – rileva il presidente della Fondazione, Emilio Della Cagnasono il segno più forte del nostro impegno per il territorio. L’attività di divulgazione, che interessa soprattutto i ragazzi, contribuisce a rafforzare conoscenza e consapevolezza, implementa le competenze. E’ un vero e proprio servizio che offriamo alla comunità regionale”.

Gli eventi sono realizzati in collaborazione con Racconti del Borgo e Associazione culturale Oltremuseo. Per informazioni e prenotazioni è possibile inviare una mail a didattica@gentidabruzzo.it o telefonare ai numeri 0854510026 interno 1 o 2 oppure 3939374212. Tutti gli eventi si svolgeranno al Museo delle Genti escluso quello del 19 febbraio che è in programma al Museo Cascella.

Ecco il calendario completo delle iniziative

20 novembre – I vasi del Neolitico

Realizzazione di vasellame in argilla per sperimentare le tecniche di lavorazione della ceramica neolitica e riprodurre i motivi ornamentali.

18 dicembre – Cartoline pop up al museo

Prendendo spunto dalle foto in bianco e nero esposte nel Museo e scegliendo la loro opera preferita i bambini realizzeranno cartoline colorate con i loro disegni di fantasia e con effetto pop up a sorpresa.

15 gennaio – Il tuo paesaggio invernale

Prendendo spunto da dipinti e immagini artistiche sull’inverno. I bambini creano il loro paesaggio invernale usando cartoncini colorati, colori, tempere e tanto altro. Per rendere l’inverno più divertente.

19 febbraio – Alla scoperta di Basilio Cascella

Utilizzando immagini come indizi, i bambini cercheranno nelle sale del museo i dipinti, le ceramiche e le cartoline di Basilio Cascella per realizzare un album con le riproduzioni delle immagini di Cascella che ripercorreranno la sua vita e la sua carriera artistica

5 marzo – A tavola con gli antichi Romani

Che cosa mangiavano gli antichi Romani? E come conservavano i cibi senza frigoriferi e congelatori? Scopriamolo in questo laboratorio dedicato all’alimentazione nel mondo antico, per capire cosa si mangiava e conoscere ricette antiche di duemila anni. Attraverso un gioco interattivo confronteremo i piatti antichi con quelli di oggi e scoveremo gli “intrusi” sulla tavola dei Romani.

16 aprile – A ognuno il suo castello

L’Abruzzo è una regione ricca di torri, fortezze e castelli, ognuno con il suo bagaglio di storia e storie. Faremo un tour virtuale per conoscere i castelli più celebri, riscoprendo leggende e segreti custoditi fra le mura medievali. Infine ci divertiremo a costruire il nostro personale castello in miniatura, utilizzando tecniche e materiali differenti.

7 maggio – I giochi della tradizione

A cosa si giocava quando non c’erano play station, smartphone e giochi da tavola? Faremo un tuffo nel passato per riscoprire giochi e giocattoli dei nostri nonni, esposti nelle sale del Museo. Ci divertiremo poi a costruirne uno ispirandoci ai giochi di una volta, così da riportarlo a casa e giocarci con amici e genitori.

sollima

Il violoncellista Giovanni Sollima si esibirà con I Solisti Aquilani, domani, giovedì 17 novembre, all’Aquila, nell’auditorium del Parco, alle 18. L’appuntamento è inserito nella rassegna Musica per la città, allestita dai Solisti che si avvalgono della direzione artistica di Maurizio Cocciolito.

Giovanni Sollima e I Solisti Aquilani hanno più volte suonato insieme per importanti società dei concerti italiane. Da ricordare, in particolar modo, il concerto per la festa della Repubblica del 2017, in diretta su Rai 1 dal palazzo del Quirinale, alla presenza del capo dello Stato Sergio Mattarella.

Che Sollima sia un musicista poliedrico lo si comprende dando uno sguardo al programma che spazia da David Bowie ai Gentle Giant, passando per Vivaldi e con l’apertura e la chiusura affidate a due brani composti dal solista.

Violoncellista notevolissimo, spiega Alessandro Mastropietro nelle note di sala del concerto, attento – anche sul piano filologico – al recupero di un repertorio antico negletto ma basilare nella traiettoria storica della produzione per violoncello solista, ha studiato composizione con il padre Eliodoro, scrivendo musica per molteplici contesti e destinazioni: lavori solistici eventualmente con orchestra, concepiti su misura per le sue doti tecnico-interpretative; musica per spettacoli teatrali.

Brani da concerto meno strettamente legati alla sua personale figura d’esecutore; arrangiamenti di musica altrui.

Sollima è un virtuoso del violoncello. Suonare per lui non è un fine, ma un mezzo per comunicare con il mondo. È un compositore fuori dal comune, che grazie all’empatia che instaura con lo strumento e con le sue emozioni e sensazioni, comunica attraverso una musica unica nel suo genere, dai ritmi mediterranei, con una vena melodica tipicamente italiana, ma che nel contempo riesce a raccogliere tutte le epoche, dal barocco al “metal”.

Scrive soprattutto per il violoncello e contribuisce in modo determinante alla creazione continua di nuovi repertorio per il suo strumento.

Insieme al compositore-violoncellista teramano Enrico Melozzi, ha dato vita al progetto dei 100 violoncelli, nato nel 2012 all’interno del Teatro Valle Occupato. Suona un violoncello Francesco Ruggeri del 1679.

Bulky

Da oggi, 16 novembre in tutte le librerie e sugli store online è possibile trovare il romanzo di Raffaella Simoncini, Bulky, edito dalla Neo Edizioni.  Un romanzo coraggioso.

Presentato con successo in anteprima nazionale al FLA, Festival delle letterature  e altre cose di Pescara, l’autrice inizia il suo tour di presentazioni.

Raffaella Simoncini parte dalla propria esperienza personale per un romanzo che racconta la malattia e l’amicizia tra due donne accomunate da una stanza d’ospedale e dalla presa di coscienza di voler cambiare la propria vita. L’autrice è nata a Milano e vive a Pescara.

Frequenta laboratori e spazi teatrali, studia scrittura creativa presso la Scuola Macondo. È tra le fondatrici dell’Associazione FonderieArs, che si occupa di arte e teatro. Alle otto timbra il cartellino e nel tragitto verso il luogo di lavoro immagina storie. Affida alla trasfigurazione del romanzo la sua esperienza della malattia e scrive Bulky, suo esordio letterario.

Bulky, in inglese significa “ingombrante”, è anche un termine medico, oncologico, usato per indicare una massa maligna che va asportata. La protagonista Luce, ha trovato questa parola nella sua cartella clinica, e da quel momento la usa per dare un nome alla malattia e per indicare la freddezza e l’asetticità della diagnosi, delle terapie e della lunga convalescenza.

Come compagna di stanza ha una donna anziana, insopportabile. Un’ex cuoca arrabbiata con il mondo, di quella rabbia che ferisce perché dice la verità.

Per Luce il tempo sembra fermarsi, il senso di inadeguatezza cresce, i giorni incespicano in una grammatica nuova, che le due donne dovranno imparare per scoprire di avere in comune qualcos’altro oltre la malattia: un conto in sospeso con le proprie vite.

Luce è in ospedale. Bulky: questo è nome della sua malattia, di quel tumore raro che bisogna asportare. Un nome che arriva ad abbracciare anche la freddezza e l’asetticità dell’anamnesi, delle terapie, della convalescenza.

Traendo ispirazione dal proprio vissuto, Raffaella Simoncini racconta di due destini che, loro malgrado, si intrecciano in un presente senza più certezze.

E lo fa con un romanzo in cui questo presente diventa un fondale inesplorato da scandagliare per raggiungere la superficie e riuscire a scivolare via, come gli origami di carta che la protagonista faceva con sua nonna da bambina.

pescara

Il brindisi del Poeta astemio, dedicato a Gabriele d’Annunzio, è il titolo del libro di Enrico Di Carlo e Luca Bonacini, che verrà presentato a Pescara, venerdì 18 alle ore 16,30, nelle Salette Dannunziane del Ritrovo del Parrozzo (zona Stadio).

D’Annunzio non fu astemio come invece volle sempre far credere pur di rimanere coerente alla sua immagine di esteta.

Il poeta fu, al contrario, un raffinato conoscitore di vini e di liquori come raccontano i due autori nella recente pubblicazione edita da Verdone editore, con la postfazione firmata da Andrea Grignaffini.

Il lavoro mette in luce un rapporto quanto mai contraddittorio tra lo scrittore e l’alcol. Bevitore di acqua purissima (prediligeva quella minerale) in banchetti ufficiali, mostrava familiarità con vini e champagne in occasioni mondane e private, magari in compagnia di qualche donna. I vini li decanta, li storicizza, li contestualizza, li rende protagonisti di vicende personali e di famose pagine letterarie.

Il Poeta si definisce astemio, anzi acquatile, come scrive nella prefazione a Osteria, la prima guida enogastronomica italiana, del giornalista tedesco Hans Barth (1910).

I vini italiani raccontati e forse bevuti da d’Annunzio, comprendono dodici regioni, sicuramente il meglio della produzione enologica del tempo. Si va dal Barolo al Moscato, dal Chianti al Soave, dal Nepente d’Oliena al Capri Bianco, passando naturalmente per il Montepulciano del suo Abruzzo.

Per la prima volta vengono studiate le marche conservate nella cantina del Vittoriale, poco prima della morte avvenuta il primo marzo del 1938. Sono 295 bottiglie di qualità elevatissima e con costi che anche allora erano proibitivi; un vero e proprio tesoretto a conferma dell’elevato tenore di vita dell’anziano scrittore.

Tra le altre curiosità del libro, si segnalano la denominazione acquarzente, in sostituzione del francese cognac, la scelta di chiamare molovin un liquore da lui inventato, e i carteggi con celebri produttori e ristoratori dai quali si faceva inviare casse di vino pregiato, magari in cambio di una sua fotografia con dedica.

Enrico Di Carlo è nato a Chieti nel 1960. Dopo la laurea in lettere ha conseguito due Dottorati di ricerca. È bibliotecario all’Università di Teramo e svolge attività di giornalista-pubblicista. È Deputato di Storia Patria negli Abruzzi. I suoi studi vertono prevalentemente sulla cultura abruzzese dell’Ottocento e del Novecento, e su Gabriele d’Annunzio.

Luca Bonacini è nato a Modena nel 1966. Scrive di travel, wellness, food, wine, per QN Resto del Carlino, La Nazione, Il Giorno, James Magazine, Gambero Rosso, Liveln Golf & Style, Scatti di Gusto, ADV, esplorando le possibili connessioni tra enogastronomia, letteratura e cinema. È collaboratore per le Guide del Gambero Rosso e docente di eno-food.

lucia di folca

Lucia Di Folca, 29 anni, è una giovane scrittrice emergente della casa editrice Masciulli Edizioni; nata a Lanciano (Ch), vive a Lettomanoppello (Pe).

Dopo aver concluso gli studi in assistenza odontoiatrica presso l’Università “G. D’Annunzio” di Chieti-Pescara, Di Folca spiega di aver iniziato quasi per gioco la stesura del suo libro autobiografico, dal titolo Nella tasca destra in alto, dedicando un po’ di tempo a sé stessa, dopo un lungo periodo travagliato della sua vita.

Nonostante la giovane età la scrittrice ha vissuto momenti molto tristi che le avevano tolto la gioia di vivere. È riuscita a rialzarsi grazie alla fede, alla musica ed allo sport, traendo forza soprattutto dai bambini malati.

Ha voluto raccontare la sua storia per dare un messaggio di speranza ai ragazzi che ricevono pura cattiveria nelle scuole (o in generale), a chi vive il dramma di uno o più lutti ed alcuni consigli su come ci si può rialzare attraverso il rispetto e l’amore di alcune persone care.

 Perchè l’idea di scrivere un libro?

“Per il desiderio di aiutare altri giovani che, come me, sono stati vittime di bullismo e si sono abbattuti vedendo ed avendo altri problemi. Quando vieni bullizzato, ti crolla letteralmente il mondo addosso: perdi la tua lucidità ed identità. Sembra quasi che non vali più nulla e tutto ciò in cui credi all’improvviso sprofonda. Tutto si è svolto nel giro di pochi anni, in età tardo-adolescenziale, proprio nel periodo in cui avrei dovuto, invece, costruire e rafforzare la mia identità di persona”.

Cosa vuoi comunicare e a chi con questo tuo lavoro editoriale?

“A chi subisce le mie difficoltà passate consiglio di avere la forza e la determinazione di non trattenersi tutto dentro, ma di sfogarsi con qualcuno chiedendo comprensione e sostegno. I problemi diventano sempre più grandi e invadenti se ce li teniamo per noi. Ogni tanto dobbiamo farci aiutare, soprattutto moralmente. Di solito le persone non esprimono tutto ciò che sentono nell’anima perché hanno paura della cattiveria o della ritorsione altrui. Assurdo, eppure è così per tutti. Ma bisogna trovare uno slancio per essere “l’eccezione alla regola”. Chiedere aiuto è la soluzione a questi ostacoli. Nella tasca destra in alto è un libro adatto a tutti. Il testo è scritto in stile agile e semplice, per la facile comprensione di tutti. Mi rivolgo alle istituzioni religiose, politiche e sociali, specialmente agli insegnanti ed ai genitori. Le persone più deboli non vanno abbandonate ma vanno sorrette e incoraggiate ancor di più in modo da farle emergere dalle loro difficoltà. Rispettiamoci tra di noi, per essere salvi, per essere liberi”.

Che ruolo ha avuto lo sport per te?

“Lo sport è il mio mondo! Ho giocato diversi anni a pallavolo, con l’Arabona Volley di Manoppello, vincendo anche qualche titolo a livello provinciale/regionale. Lo sport mi ha fatto aprire la mente. Impari la convivenza, la solidarietà, la gentilezza ed il rispetto per sé stessi e per gli altri. Se vissuto in modo sano lo sport fa miracoli! Ho sempre sognato di continuare a giocare a pallavolo fino alla pensione sportiva ma per problemi fisici il mio sogno è stato infranto. Amo tantissimo il calcio, come anche la scherma, la ginnastica ritmica e artistica, l’atletica e tanti altri rami. Da piccola leggevo Il Messaggero con il Corriere dello Sport. Rifiutavo i libri a fumetti per sapere qualcosa sulle gare e sulle partite in generale. Tifo Roma, subito dopo anche il Pescara, il Frosinone e il Lanciano. Frosinone e Lanciano perché sono frentana ma ho anche metà sangue ciociaro e romano, quindi sono cose connesse anche alla propria terra d’origine. Sono e cerco di essere sportiva… sì sono sportiva anche con la Lazio, rivale eterna della Roma, che fondamentalmente è una bella squadra. Sono stata fortunata nel vedere, conoscere e regalare il mio libro al capitano Francesco Totti. Uomo e giocatore di altri tempi. Per i romani e per i romanisti Totti è sinonimo di Roma e Roma è viceversa lui. Grazie al Pescara Calcio a maggio è stata fatta una giornata di beneficenza a favore dell’AGBE di Pescara dove sono volontaria. Vedere i maggiori campioni del calcio scendere in campo per la tua associazione è stato stupendo. Non sembrava vero. A tutt’ora non trovo parole per ringraziare l’AGBE per questa opportunità. C’è anche un altro campione che sta nel mio cuore…purtroppo non romanista. E’ Federico Chiesa della Juventus. Fa strano tifare un giocatore diverso dalla tua squadra. Ma quando vedi impegno, passione e amore per ciò che fai, allora vuol dire che hai la capacità e la maturità per diventare campione non solo in campo ma anche fuori. E Chiesa lo è”.

Stai pensando di portare nel tuo libro nelle scuole?

“La pubblicazione del libro risale al 29 febbraio 2020. Dovevo andare nelle scuole per dare la mia testimonianza. Proprio nei luoghi dove capitano maggiormente episodi di bullismo. Ma purtroppo il covid ha bloccato tutto. Quindi sono andata avanti con le presentazioni e qualche testimonianza in un paio di parrocchie. Adesso, con l’avvio dell’anno scolastico, sto attendendo delle date per delle scuole medie limitrofe al mio paese. La cosa importante però sta nel quotidiano. Delle volte è anche emozionante enunciare la propria esperienza. Ma la cosa che rende speciali è aiutare le persone, in particolar modo i più sensibili, tutti i giorni. Alcune volte non bisogna solo ascoltare le parole che ci vengono dette ma bisogna osservare e sentire anche i silenzi delle persone. Questa è una delle più grandi forme di maturità”.

Come si perdona un bullo? Tu ci sei riuscita?

“Bella domanda! Sì, ho perdonato. Sono cristiana e credo nel perdono. Vorrei tanto un posto in Paradiso anche io. Ma nello stesso tempo, probabilmente sbaglio: non voglio avere più niente a che fare con il resto della mia vecchia classe (anche con chi si salvava). E’ capitato di rivedere un paio di ex compagni di classe. Li ho salutati, li ho trattati bene. Ma non sono voluta andare oltre ed ho troncato il discorso con loro già dall’inizio, facendo capire il male che mi avevano fatto. Un bullo, per essere tale, forse, avrà sicuramente problemi alle spalle. E’ difficile dispensare consigli a chi in realtà vorrebbe avere solo un aiuto. Ma bisogna ricordare che quello che fai, torna indietro. Se dai, così riceverai. Il bene genera bene e il male genera il male, per sé stessi e per gli altri. Sta a noi scegliere da che parte stare”.

Torna un nuovo appuntamento, con Macchemito nuovo format ideato da Paolo Pacitti ed in onda su Buongiorno Regione; questa volta le telecamere Rai con Sem Cipriani vanno alla scoperta del fantastico mondo delle streghe in Abruzzo e nello specifico a Castel del Monte (Aq).

Le streghe, come ammette lo stesso scrittore abruzzese Peppe Millanta, hanno un’origine antichissima e da sempre sono state temute e combattute, e proprio a Penne (Pe), ci fu un primo processo alle streghe.

“Le streghe incarnano la nostra paura di star male e sono il capro espiatorio dei nostri malesseri – spiega Adriana Gandolfi, demoantropologa – rappresentano l’incertezza della vita quotidiana e quindi venivano additate come la causa di tutti i mali”.

È proprio Castel del Monte che, in Abruzzo, ha mantenuto viva la tradizione delle streghe ed ogni anno celebra tra i suoi suggestivi vicoli un antico rituale che è stato tramandato nel tempo, il rito degli “sporti”. Per saperne di più è possibile rivedere la puntata su https://www.facebook.com/peppemillanta/videos/658726172662623.

L’appuntamento con Macchemito è fra due settimane.

Torna un nuovo appuntamento, in questo lunedì di novembre, con “Macchemito” nuovo format ideato da Paolo Pacitti ed in onda su Buongiorno Regione; questa volta le telecamere Rai con Sem Cipriani vanno alla scoperta del fantastico mondo delle streghe in Abruzzo e nello specifico a Castel del Monte (Aq). Le streghe, come ammette lo stesso scrittore abruzzese Peppe Millanta, hanno un’origine antichissima e da sempre sono state temute e combattute, e proprio a Penne (Pe), ci fu un primo processo alle streghe.

“Le streghe incarnano la nostra paura di star male e sono il capro espiatorio dei nostri malesseri – spiega Adriana Gandolfi, demoantropologa – rappresentano l’incertezza della vita quotidiana e quindi venivano additate come la causa di tutti i mali”.

È proprio Castel del Monte che, in Abruzzo, ha mantenuto viva la tradizione delle streghe ed ogni anno a celebra tra i suoi suggestivi vicoli un antico rituale che è stato tramandato nel tempo, il rito degli “sporti”. Per saperne di più è possibile rivedere la puntata su https://www.facebook.com/peppemillanta/videos/658726172662623.

L’appuntamento con “Macchemito” è fra due settimane.

Verrà presentato domani domenica 13 novembre alle ore 12 presso il Laboratorio didattico del Museo delle Genti d’Abruzzo di Pescara, il libro d’esordio “L’amore ai tempi del Coronavirus” (Albatros) del giovanissimo autore pescarese e studente del Liceo Classico “D’Annunzio” di Pescara, il 16enne Andrea Genovese. In sala anche l’Assessore alla Cultura per il Comune di Pescara, Maria Rita Carota, molto impegnata nella valorizzazione della cultura del libro. Modera l’incontro la giornalista pescarese Alessandra Renzetti.

“L’amore ai tempi del Coronavirus” propone una storia di formazione intensa ma non disperata, rappresentando ciò che hanno dovuto sopportare gli adolescenti con l’isolamento attraverso storie apparentemente parallele, ma destinate ad incrociarsi.

Eros Spartano ha i comuni problemi di ogni adolescente: delusioni sentimentali, conflitti con la scuola e incomprensioni da parte del padre. L’unica via di fuga sono le uscite con i suoi amici piuttosto singolari. Un giorno a fare breccia nel loro gruppo è Katy, una misteriosa ragazza che cambierà per sempre le loro vite e i rapporti tra ognuno di loro. Quando scatta il lockdown, la resilienza di Eros verrà messa a dura prova, proponendo alla ragazza di vedersi di notte e di trasgredire le leggi sull’isolamento. Insieme formeranno i Cazzari, sette ragazzi, ognuno con i propri demoni interiori, uniti da un’incrollabile amicizia che lavoreranno sull’accettazione di se stessi, sentendosi parte di qualcosa di più grande.

Così Andrea Genovese spiega come è nata l’idea di scrivere questo libro: “Scuola superiore: tempo di uscite, di divertimento, di vita. O almeno, così dovrebbe essere. Mi sono guardato intorno e ho notato che per un lungo periodo tutte queste cose sono mancate soprattutto a noi adolescenti. La pandemia ha cambiato il mondo e io non sono rimasto a guardare. Ho sentito la necessità di registrare quanto stava accadendo, proprio come quando si riprende con il telefono qualcosa di eccezionale. E il modo migliore in cui potevo esprimere quei sentimenti nati dall’isolamento era un romanzo che, come affermano più alti nomi, deve avere il vero per soggetto, l’utile per scopo e l’interessante per mezzo. Trattare il fenomeno della pandemia nel romanzo mi avrebbe fornito un soggetto e uno scopo. Non mi rimaneva che lavorare all’interessante, creare quindi una storia, una storia d’amore. L’amore ai tempi del Coronavirus”.

Andrea Genovese nasce nel 2006 a Pescara, dove risiede tuttora. Frequenta il Liceo Classico ‘Gabriele D’Annunzio’ e si allena nel Pescara Pallanuoto. A sedici anni pubblica il suo primo romanzo, “L’Amore ai tempi del Coronavirus”, con il Gruppo Albatros il Filo nella collana Nuove Voci, con prefazione di Barbara Alberti.