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Era il 27 luglio, una giornata come le altre. Ma non è stato così per gli 84 dipendenti della Yokohama ad Ortona che, dopo pranzo, senza nessun preavviso, si sono prima visti disconnettere le utenze mail e poi la comunicazione del responsabile del personale che l’azienda aveva intenzione di chiudere con una liquidazione volontaria ad effetto immediato.

Una giornata di lavoro in fabbrica come tante altre che si trasforma nell’inizio di un incubo. I dipendenti della Yokohama infatti sono ancora in presidio permanente fuori dall’azienda e lo saranno finché non riceveranno delle risposte chiare da parte dell’azienda.

Ricordiamo che la Yokohama dal 2014 si occupa di produrre tubi flessibili in gomma per il  trasporto di petrolio e gas.

“Nel giro di mezz’ora – ci raccontano – abbiamo dovuto riconsegnare pc, telefono, carte di credito e siamo diventati visitatori che dovevano uscire il prima possibile. Dal 28 luglio la fabbrica è chiusa e noi siamo lavoratori senza lavoro”.

Una situazione dunque di grande preoccupazione per persone che avevano maturato oltre 15 anni di anzianità e che ora rischiano di rimanere senza un lavoro e senza un perché.

“Qualche giorno fa nella sede della Provincia di Pescara, grazie all’assessore Mauro Febbo, c’è stato un incontro tra il responsabile del personale (che verrà anche lui licenziato), gli avvocati e il liquidatore dell’azienda. Nessun dirigente della Yokohama si è presentato” dicono i lavoratori.

Una situazione, a detta di tutti, anomala per le modalità con cui si è svolta; situazione che ha traumatizzato noi dipendenti, perché non abbiamo mai avuto nessun tipo di campanello d’allarme in termini né di riduzione del personale né di mobilità, nulla.

Saracinesche abbassate e porte chiuse, 84 famiglie che temono fortemente per il loro futuro; cosa accadrà? “Sembra che l’azienda – ci dicono i dipendenti- voglia abbandonare il sito cancellando il brand italiano: il nostro tubo “Isola” (metallico) e portare avanti solo il loro brand giapponese, il “Seeflex” (tessile). Hanno, in pratica, deciso di cancellarci dal mercato”.

A settembre inoltre dovrebbe svolgersi un incontro a Roma presso il Mise (Ministero dello Sviluppo economico), tra le autorità Istituzionali competenti e la rappresentanza aziendale, per un confronto che tutti i lavoratori (ed un intero paese) auspicano possa portare buone notizie.

Obiettivo ora conservare il lavoro. “Non ci aspettiamo che la Yokohama torni sui suoi passi, ma vorremmo far capire che ci sono tante possibilità a livello europeo e nazionale per risolvere il problema. Chiediamo quindi agli imprenditori di farsi avanti e rilevare il polo che da più di 30 anni rappresenta un importante riferimento occupazionale per la realtà ortonese; senza considerare poi che si trova in una zona strategica: alle porte dell’uscita autostradale e vicino al porto commerciale di Ortona. Se la proprietà giapponese non è più interessata, chiediamo un passaggio di consegna per chi può essere interessato a portare avanti questa storica realtà industriale, garantendo così la continuità del lavoro per noi dipendenti”.

 

11 Agosto 2020