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Tag Archives: storia

San Vito

Ci sono dei momenti della vita in cui fai i conti con il passato, anche se il passato non è il tuo.  Almeno non direttamente.

Ti ritrovi comunque a contatto con il passato di un territorio che non hai mai conosciuto e nemmeno immaginato ma che, oggi, è tutto così attualmente vivo e presente da sembrava ancora lì storie, persone, vite, luoghi e immagini.

Il Festival Culturale dei Borghi Rurali della Laga ha il merito di aver portato al presente storie del passato mai sentite, mai raccontate, mai immaginate.

Come quella di ieri, sabato 27 aprile, svoltasi a San Vito di Valle Castellana in provincia di Teramo, ma a un passo dal confine marchigiano, dove si è vissuto un pomeriggio di ricordi, di storia e tradizioni (anche culinarie) che in tanti ignoravano che tutti neanche immaginavano.

Dalla transumanza alle torri/campanili vedette per proteggere le popolazioni del luogo dagli invasori; dai briganti agli arrosticini, dall’architettura all’arte; insomma un viaggio nel passato che grazie al Festival vive nel presente.

Santa Rufina

Un merito particolare al giovane Domenico Cornacchia, scrittore, originario di Santa Rufina di Valle Castellana (TE) referente del Festival in grado di realizzare questo evento in maniera eccellente; una capacità dovuta alla sua grande volontà di far conoscere la sua terra, il suo territorio e la sua storia anche attraverso le parole dei suoi libri tra cui “Resto qui” dedicato proprio alla sua Santa Rufina.

by francesca
Manoppello

Torna lo storytelling L’abruzzese che affrontò le B.R. – Storia di un eroe dimenticato, elaborato dal giornalista pescarese Fabrizio Santamaita.

La performance si terrà sabato 4 febbraio alle ore 18 nella sala polivalente “Karol Wojtyla” di Manoppello, in piazza Zambra, con ingresso libero; organizza il sodalizio culturale La Fornace.

Sarà un pomeriggio speciale: proprio a Manoppello, il 13 giugno 1975, si svolsero il funerale e la tumulazione del protagonista della narrazione, il carabiniere vestino Giovanni D’Alfonso, nella stessa chiesa (san Pancrazio) in cui si era sposato nel 1961 con una donna del posto, Rachele Colalongo.

A rendere ulteriormente particolare l’evento sarà la proiezione, al termine del racconto, di un video (durata 12 minuti) del funerale di D’Alfonso: si tratta di un documento eccezionale, mai presentato prima in pubblico. Il tutto verrà ripreso dalle telecamere di Rete8 e trasmesso nei giorni successivi.

La vicenda di cui tratta lo storytelling risale agli anni di piombo: il 5 giugno 1975, in una cascina di campagna situata ad Arzello di Melazzo (Alessandria) vi fu un violentissimo conflitto a fuoco tra due membri delle Brigate Rosse e quattro carabinieri, uno dei quali originario di Penne: Giovanni D’Alfonso.

Erano tempi in cui lo Stato faticava ad arginare la furia del terrorismo di matrice politica. Le Brigate Rosse erano il gruppo più organizzato della galassia estremista, e per autofinanziarsi avevano progettato il rapimento di un noto industriale piemontese: Vittorio Vallarino Gancia, titolare dell’omonimo marchio di spumanti.

Tutto sembrava procedere secondo i piani dei sequestratori ma una pattuglia dei carabinieri arrivò casualmente nel covo in cui Gancia era tenuto prigioniero. Il resto è storia, eroismo e tragedia.

La vicenda ha diverse sottotrame e presenta ancora oggi dei lati oscuri, sui quali la magistratura è tornata a indagare proprio in questi giorni interrogando alcuni ex brigatisti.

La narrazione – che sarà introdotta dalla giornalista Francesca Di Giuseppe – dura 40 minuti, è stata ispirata dalla lettura del libro Brigate Rosse. L’invisibile di Simona Folegnani e Berardo Lupacchini ed è corredata da rari documenti d’epoca, tra i quali spiccano tre disegni fatti da un misterioso membro delle B.R. per ricostruire graficamente lo svolgersi della sparatoria.

Al termine dello storytelling interverranno il figlio di Giovanni D’Alfonso, Bruno, e Berardo Lupacchini. Poi via libera alle domande del pubblico.

by Redazione
Francavilla

Dopo 10 anni di sospensione per cause organizzative, sulla spinta che arriva dal mondo giornalistico oltre che dalla stessa comunità abruzzese, amplificata sicuramente dall’attuale drammatico conflitto in Ucraina e da quelli disseminati nel mondo, la Fondazione Antonio Russo promuove la 10° edizione del Premio Nazionale sul Reportage di Guerra, dedicata alla memoria del reporter abruzzese, Antonio Russo, ucciso in Cecenia esattamente 22 anni fa, il 16 ottobre del 2000; in questo modo la Fondazione stessa intende far ripartire l’evento con cadenza annuale.

Il Premio, istituito per volontà di Beatrice Russo, madre del giornalista scomparso, ha la finalità di raccogliere l’eredità di pensiero e di azione del reporter, promuovendo iniziative volte alla sensibilizzazione dell’opinione pubblica sul ruolo dell’informazione nei teatri di guerra e sulla tutela dei diritti umani nei territori colpiti dai conflitti.

La 10° edizione del Premio Giornalistico Nazionale sul Reportage di Guerra si terrà il 29 ottobre nella splendida cornice offerta da Palazzo Sirena di Francavilla al Mare (Ch):

“Dopo tanti anni – spiega il sindaco di Francavilla, Luisa Russo – abbiamo deciso di riproporre il Premio Antonio Russo per ricordare Antonio, giornalista italiano, ucciso nei pressi della città di Tbilisi, in Georgia. Lo avevamo già programmato nel 2020, a 20 anni dalla sua morte, ma il Covid ci ha impedito di dare seguito a questo progetto. Oggi sono molto orgogliosa che la Fondazione abbia deciso di ripresentare questa iniziativa, specie in un momento storico come quello che stiamo vivendo. Penso oggi a mia zia Beatrice, mamma di Antonio, che aveva la forte volontà nel cuore di trasmettere i valori che Antonio ha fatto propri nella sua vita, e che lo hanno condotto sino alla morte. Valori di libertà, di ricerca della verità, di giustizia, di tutela dei diritti dell’uomo”.

L’evento vede il patrocinio di Regione Abruzzo, Comune di Francavilla al Mare, Odg Abruzzo, Università degli Studi di Teramo, con la media partnership di Rete 8 e Il Centro, e la sponsorship di Italo Lupo.

La direzione artistica è a cura di Peppe Millanta, mentre l’organizzazione è a cura dell’agenzia di comunicazione Mirus.

Il 2022 è un anno che passerà alla storia per il conflitto russo-ucraino. Molti sono i giornalisti che hanno coperto l’Ucraina, Paese di scontro bellico, e raccontato questo evento di portata epocale. Ma non c’è solo questa guerra. Ecco perché è importante tornare a parlare di informazione in questi contesti e del ruolo dei media e dei reporter in prima linea. Per quest’anno sono cinque le sezioni all’attenzione di una giuria dedicata: carta stampata, televisione, fotografia, podcast e memoria.

La giuria è composta dai giornalisti: Fausto Biloslavo (Il Foglio), Toni Capuozzo (Mediaset), Gabriella Simoni (Studio Aperto), Guido Alferj (Il Messaggero), Simone Gambacorta (Odg Abruzzo).

Inoltre, l’evento ospiterà al mattino un incontro con le scuole e, attraverso il corso “La percezione della guerra all’epoca della rete”, promosso dall’Odg Abruzzo, i giornalisti potranno acquisire 4 crediti di deontologia per la formazione professionale obbligatoria. Il corso si terrà presso il Palazzo Sirena, (Lungomare Kennedy 66023, Francavilla al Mare) dalle 15 alle 19.

E includerà la cerimonia di premiazione che avrà inizio alle ore 1.  Nei prossimi giorni verrà divulgato il programma definitivo.

Il presidente dell’Ordine dei Giornalisti d’Abruzzo, Stefano Pallotta, ricorda così il reporter scomparso:

Antonio Russo ha fatto parte di quel gruppo di giornalisti, forse gli ultimi moicani, che la guerra la raccontavano attraverso le loro testimonianze dirette. Gli orrori che narravano li vedevano con i loro occhi. E’ stato l’ultimo giornalista europeo a raccontare le violenze sul popolo ceceno prima della sua esecuzione. Per Radio Radicale aveva battuto tutti i teatri di guerra negli anni Novanta. Incarnava il vero spirito del giornalismo: non lavorava per sé ma per l’umanità. E’ stato vittima, come altri giornalisti, della libertà di informazione e della ricerca della verità. Sono state queste le sue fonti di ispirazione e la grande lezione che ci ha lasciato in eredità. Un giornalismo al servizio della verità in contesti di guerra e di crimini contro le popolazioni dove la verità quasi sempre diventa la prima vittima. Oggi più che mai, in un mondo dove la propaganda e la disinformazione la fanno pressoché da padroni attraverso i meccanismi delle narrazioni social, e non solo, la sua opera e il suo coraggio devono rappresentare un esempio per tutti i giovani che scelgono la professione del giornalismo. 

Non mancheranno ospiti speciali che accompagneranno la cerimonia di premiazione con performance artistiche, mentre i premi per i giornalisti saranno realizzati del maestro orafo abruzzese Italo Lupo, che si ispira all’opera dell’artista Pablo Picasso “Guernica”.

 

Per saperne di più: www.premioantoniorusso.it e Fb @premiorusso.

by Redazione

Il Campo 78 diventa luogo della memoria. Con la smilitarizzazione del campo di prigionia e la sdemanializzazione dell’area Celestiniana, può partire il progetto per la valorizzazione di tutta l’area storica ai piedi del Morrone che comprende l’eremo di Celestino V, l’Abbazia di S.Spirito al Morrone, il Campo 78 e il parco archeologico di Ercole Curino.

Il progetto prevede un investimento di 950mila euro, in modo da creare un percorso integrato che passi dall’archeologia alla storia fino ad arrivare ad un parco della memoria.

Campo 78 infatti è stato campo di prigionia nelle due guerre mondiali, soprattutto nella seconda, quando nel campo finito nelle mani dei tedeschi, vennero tenuti prigionieri i soldati angloamericani. È proprio dal Campo di Fonte D’Amore , dopo l’armistizio dell’8 settembre 1943 partì il cammino di libertà di questi prigionieri e dei perseguitati dal regime fascista attraverso la Maiella fino a Casoli per ricongiungersi alle linee alleate.

(Foto da Ansa)

by Redazione