La schizofrenia nel mondo reale. Nuove prospettive terapeutiche e riabilitative: è questo il tema del convegno che si è svolto questa mattina all’hotel City di Montesilvano organizzato dall’Italiana Congressi e Formazione sotto la direzione del responsabile scientifico Domenico De Berardis, psichiatra e psicoterapeuta nella pratica clinica del “mondo reale” presso il Dipartimento di Salute Mentale del SSN, Servizio Psichiatrico di Diagnosi e Cura, Ospedale “G. Mazzini”, ASL 4 Teramo, Italia.
Diversi gli argomenti e i relatori del convegno: “Schizofrenia e sostanze” tenuto dal professor Mauro Pettorusso dell’Università degli studi Chieti-Pescara; “Profilo clinico del Lurasidone” con discussione interattiva tenuto dal dottor De Berardis e dalla dottoressa Luana Di Gregorio; “Strategia di switch” della dottoressa Federica Vellante; “Trattamenti integrati in schizofrenia” con discussione interattiva di Luana Di Gregorio; “Neurobiologia della schizofrenia” di C. Tomasetti con discussione interattiva e take home message.
A lui abbiamo chiesto qualcosa in più su una patologia di cui si parla poco ma che, negli anni, ha visto crescere gli studi volti a migliorare il tenore di vita dei pazienti.
Da dove nasce l’esigenza di un convegno sul tema schizofrenia?
“Tutto nasce dal fatto che la schizofrenia è stata dichiarata probabilmente la peggiore malattia che possa affliggere il genere umano. E’ una patologia purtroppo grave che, spesso, ha un decorso cronico che degenera in una perdita delle capacità del paziente, se non adeguatamente diagnosticata e curata, di relazionarsi con gli altri, di lavorare e di creare una propria famiglia. Una malattia inoltre estremamente subdola e grave che compromette gravemente il benessere della persona e spesso, purtroppo, anche sui caregiver cioè di coloro che si occupano dei malati”.
Che evoluzione ha avuto la scienza e la ricerca per curare e prevenire questa grave malattia?
“Una domanda che ritengo molto importante perché c’è ancora scarsa conoscenza dei nuovi trattamenti sulla schizofrenia e si pensa che siano ancora quelli che esistevano tanti anni fa. Assolutamente no; per fortuna la ricerca farmacologia e neuroscientifica è andata avanti mettendoci a disposizione farmaci di seconda e terza generazione assolutamente efficaci anche con scarsi effetti collaterali in grado anche di garantire il recupero completo del paziente se, ripeto, la diagnosi è fatto in tempi utili. Ci sono altresì dei farmaci a lunga durata d’azione, di seconda e a breve di terza generazione, che consentono ad esempio di fare iniezioni mensili, trimestrali o semestrali, mentre ci si occupa di attività riabilitative riuscendo cioè a prendersi carico del paziente in toto”.
La schizofrenia ha dei sintomi che possono essere dei campanelli d’allarme?
“Purtroppo sì. E’ una malattia che esordisce spesso in età infantile e adolescenziale con sintomi molto subdoli quali stranezze comportamentali bizzarrie; sintomi come sentire o vedere cose che non ci sono; il ritiro sociali: si è notato cioè che adolescenti chiusi in casa per troppo tempo oppure bullizzati in età scolare, da adulti hanno sviluppato la schizofrenia. Sicuramente però, ciò che ha più alterato e modificato il quadro psicopatologico della schizofrenia, viene dall’uso delle sostanze stupefacenti cannabis compresa”.