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In giro per le strade dei borghi della Marsica consegnando pane; nasce così il Camoscio d’Abruzzo, soprannome dato al grande campione di ciclismo Vito Taccone del quale ricorrono quest’anno i 15 anni dalla scomparsa.

E’ stato presentato questa mattina alla Libreria Mondadori di Pescara, il libro di Federico Falcone Vito Taccone. Il camoscio d’Abruzzo edito Radici Edizioni.

La presentazione, moderata dalla giornalista Alessandra Renzetti, ha rivissuto il contesto storico in cui il grande campione ha vissuto mettendo altresì in risalto la grande generosità dell’uomo Taccone e i sacrifici fatti per arrivare in alto comprese le scelte, a volte, di sacrificare una vittoria per fare stare meglio la sua famiglia.

Un abruzzese doc dunque che ha sempre dimostrato attaccamento per la sua regione e il suo territorio organizzando, per esempio, alcune tappe del Giro d’Italia a sue spese.

“Ho avuto carta bianca per realizzare questo libro – ha dichiarato l’autore Federico Falcone – Ringrazio la casa editrice Radici per avermi dato questa opportunità. Nel momento in cui ho accettato, si è posta subito una domanda: come scrivo un libro visto che non ha mai scritto un libro? Ho cercato di farlo fondendo quelli che sono gli aspetti che ricerco nella lettura e cioè contaminazioni storiche, sociali, politiche sportive; e infatti lo sport è subordinato a una storia, è quasi incidentale perché è la storia di un uomo, come tanti ve ne erano nella metà del 900 italiano e abruzzese”.

Abruzzo terra forte e gentile, terra di arrosticini e genziana: “Stereotipi – dice Falcone – che non ho voluto abbattere e negare perché non era il mio intento anzi, ho cercato di assecondare. Quando si parla di Vito Taccone è semplice cadere nella retorica del personaggio controverso, con la sua verve di imprevedibilità, ma dovremmo anche capire il perché di tutto questo. Dato che su lui ho sempre sentito facili giudizi, ho cercato di approfondire la sua storia attraverso un lavoro di ricerca che mi ha portato a parlare con ex colleghi, parenti, amici d’infanzia, giornalisti. Ho cercato dunque di ritrovare il contesto e di dare voce a una vita travagliata”.

Un adulto mentre era bambino: questa l’adolescenza di Vito Taccone tra pascoli e pane consegnato su una bici: “Figlio di quegli anni e delle difficoltà di quel periodo, di chi ha visto il mare a 16 anni; sofferenze che a Vito hanno forgiato il carattere” spiega l’autore.

Una vita con momenti drammatici e momenti di comicità come quando vendette delle coppe vinte in una corsa a tappe a un orefice per avere in cambio 36mila lire (il reale valore dei trofei era di circa 11mila lire…) da riportare ai suoi genitori.

 

 

10 Aprile 2022