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Tag Archives: Vincenzo Giovagnorio

Si terrà sabato 14 dicembre, dalle ore 16.00 nella Sala consiliare del Comune di Tagliacozzo, il convegno “Paolo, la Terra, gli ultimi. Laudato Si’ e ecologia integrale nel ricordo di Paolo Colli”. L’evento è organizzato da Fare Verde con il Patrocinio della Città di Tagliacozzo, in collaborazione con la comunità dei Padri Francescani Conventuali di Tagliacozzo.
Con Fra’ Francesco Zecca ofm, coordinatore nazionale dell’ufficio Giustizia, Pace e Integrità del Creato dei Frati Minori, si rifletterà sulla visione integrale dell’ecologia proposta da Papa Francesco nell’enciclica “ecologica” Laudato Si’, per connettere l’attenzione per l’ambiente con aspetti umani, sociali e culturali, unendo “il grido della Terra e il grido degli ultimi”.
Alla luce dell’ecologia integrale sarà ricordata l’opera di Paolo Colli, fondatore e primo presidente di Fare Verde, scomparso prematuramente il 25 marzo 2005 all’età di 44 anni, a causa di una leucemia fulminante contratta dopo sei anni di volontariato in Kosovo. Con un filmato recentemente girato nei Balcani, sarà illustrata la sua attività per unire in progetti ecologici ragazzi albanesi e serbi messi l’uno contro l’altro dalla tremenda guerra etnica del 1999. Dalla viva voce dei protagonisti, giungerà il messaggio che “si può vivere tutti insieme” prendendosi cura della casa comune, superando odio atavico e rancori profondi.
Fare Verde
“Un importante incontro dove saranno affrontate tematiche di assoluto interesse e attualità riguardanti l’ecologia integrale – ha dichiarato il Sindaco Vincenzo Giovagnorio – alla luce del magistero pontificio dell’Enciclica “Laudato sii” di Papa Francesco e nel ricordo dell’opera di Paolo Colli, ambientalista e fondatore di “Fare Verde”. Ringrazio di cuore Massimo De Maio, attuale vice presidente nazionale di “Fare Verde” per aver scelto Tagliacozzo quale luogo per la celebrazione del Convegno. Alla spiritualità francescana, di cui Tagliacozzo è intrisa per la presenza delle spoglie mortali del Beati Tommaso da Celano, primo biografo del Poverello d’Assisi, si ispira la prima enciclica di Papa Francesco “Laudato Sii”. La lettera del Pontefice parla della terra come di una sorella, che “protesta per il male che provochiamo, a causa dell’uso irresponsabile e dell’abuso dei beni che ha posto in lei”, ecco perché è importante che questo tema venga affrontato e anche la nostra Città promuova una coscienziosa cultura e una attenta sensibilizzazione all’ecologia”.
“L’enciclica Laudato Si’ è una pietra miliare del pensiero ecologista – afferma Massimo De Maio, vicepresidente nazionale di Fare Verde – non è un testo solo per credenti ma consente a tutti di affrontare in modo integrale i grandi temi ambientali e sociali del nostro tempo. L’enciclica ci dice che in natura tutto è collegato e nessun problema ecologico può essere affrontato da un solo punto di vista. Lo sappiamo bene noi che da anni ci occupiamo di rifiuti, un tema che ha implicazioni normative, tecniche, economiche ma anche sociali, culturali, antropologiche”.
“Paolo Colli è stato un fratello e ci ha lasciato un messaggio di grande attualità – continua De Maio. – In un momento storico di tensioni e paure, con Paolo raccontiamo una storia fatta di gioia, dono, umiltà, dialogo, convivenza pacifica nel rispetto delle differenze. L’appello è a superare ogni divisione politica e culturale per ritrovarci insieme nella cura della casa comune. Gli scienziati ci dicono che abbiamo solo 10 anni per evitare il collasso climatico. È tempo di mettere da parte le divisioni e agire per il futuro dei nostri figli. E se ci è riuscito Paolo in Kosovo…”.
Quello di sabato è per Fare Verde un primo passo verso una riflessione sulle proprie attività, ispirata da Francesco, protettore degli ecologisti. Un percorso che l’associazione ha voluto iniziare simbolicamente da Tagliacozzo, città che custodisce le spoglie del Beato Tommaso da Celano, primo biografo del Santo di Assisi.
by Alessandra Renzetti

Tanto è stato detto, ma ancora tanto bisognerebbe dire in merito al fenomeno del brigantaggio, argomento che in un fine settimana di inizio feste natalizie ha acceso un vero e proprio dibattito presso la sala consiliare del Comune di Tagliacozzo (L’Aquila) all’interno di un appuntamento che ha visto la partecipazione di Fabrizio Fanciulli, vicesindaco di Pretoro (Chieti) ed autore del libro “Chi vive? Uomini diventati briganti” che ha esposto il suo lungo lavoro di ricerca al pubblico intervenuto.

Presente all’incontro, moderato dalla giornalista pescarese Alessandra Renzetti, il sindaco del comune ospitante, Vicenzo Giovagnorio che ha sottolineato, nel ringraziare l’autore, l’importanza di un simile appuntamento per il comune da lui guidato che proprio l’8 dicembre di 158 anni fa è stato teatro dell’esecuzione del generale Catalano Josè Borjes, giunto dalla Spagna per riorganizzare militarmente i nazionalisti duosiciliani contro l’invasore piemontese. Una storia che, in qualche modo, ha visto coinvolti anche uomini e donne delle contrade di Tagliacozzo che con coraggio e a volte con violenza ingiustificata hanno dato vita per la prima volta al fenomeno della resistenza nazionale.

Foto presentazione

Il dibattito è stato introdotto con grande competenza dal Professor Emanuele Nicolini, Presidente dell’Associazione Culturale Marsicana che ha concesso una panoramica dettagliata del fenomeno anche in zona marsicana: diversi sono stati anche i ricordi ed echi di storie passate offerti dal pubblico.

Nella storia di Fabrizio Fanciulli, raccontata anche attraverso un docufilm realizzato con la fotografa Stefania Proietto, come egli stesso ha spiegato “prende vita il racconto di un bambino che ha studiato su un libro cartaceo, e su quello della vita che si avvale delle parole di nonno Giovanni, sempre vigile e desideroso di raccontare storie di uomini semplici che hanno combattuto per la terra, contro la fame e a favore della giustizia”.

Firma delle copie

Una lunga ricerca di Archivio quella condotta da Fanciulli, che ha visto il manifestarsi storie di eroi e di uomini di valore che hanno fatto l’Italia Unita.

 “In realtà – come ha spiegato Fanciulli si tratta di storie di uomini che hanno vissuto un tempo di cambiamento, un periodo di enorme disagio, e se ne pagano le spese ancora oggi. Ed è da qui che nasce una descrizione minuziosa di una parte di Abruzzo, quella della Majella, in cui si sono incontrati sguardi, sentimenti e valori. Figure, vicende, ambienti, scorci di paesi toccati dal passaggio dei briganti, personaggi di grande spessore umano, travolti dalla storia e da vicende tragiche di una vita difficile. Le storie raccontate si snodano lungo tutto il versante appenninico della Montagna Madre, la Majella: Pretoro, Guardiagrele, Orsogna, Filetto, Semivicoli, Casoli, Fara Filiorum Petri, Caramanico, Abbateggio, Roccamorice, Serramonacesca, Campo di Giove”.

E’ proprio sulla Majella, madre protettrice, che rimangono ancora evidenti tracce di un passato che andrebbe approfondito, anche a scuola. La storia del brigantaggio in Abruzzo è fitta di nomi ed avvenimenti. Presenta una trama complessa, alla cui base c’è la miseria che ha condotto ad una vera e propria rivolta, è stata la natura aspra e selvaggia a favorirne la diffusione in zona montana ed il connubio tra il brigantaggio, e dunque la storia, con la natura stessa, incuriosisce molto, ed è su questa realtà che Fabrizio Fanciulli prosegue nelle sue indagini storiche.

by Alessandra Renzetti

Le storie dei briganti della Majella, sono vive nel cuore degli uomini e delle donne di passate generazioni ma non lasciano indifferenti le attuali.

Alcune di queste storie raccontano episodi che sono stati tramandati dai nonni ai nipoti: si tratta di vicende ancora vive nella memoria collettiva, ancora noti sono per esempio quei periodi caratterizzati dalla miseria, e dai poveri e diseredati della terra.

Si parla del Risorgimento e ci si trova a vagare nel ricordo di un’Italia in fervore, all’interno di un paese che gridava al sud giustizia e al nord conquista: “Chi vive?” è il grido di vendetta verso l’oppressore, è l’urlo di riscatto del popolo affamato ma è anche l’eco del libro che verrà presentato sabato 7 dicembre alle ore 17.30 presso la sala consiliare del Comune di Tagliacozzo (L’Aquila).

Locandina evento

 “Chi Vive? Uomini diventati briganti”è frutto di un’impegnativa ricerca in archivio condotta dall’autore di Pretoro (Chieti), Fabrizio Fanciulli che sarà accolto dal sindaco di Tagliacozzo Vincenzo Giovagnorio e dal Professore Emanuele Nicolini, Presidente dell’Associazione Culturale Marsicana; a moderare l’evento sarà la giornalista pescarese Alessandra Renzetti.

“La tensione storico politica del meridione d’Italia dopo il processo unitario del secolo XIX è caratterizzata dal cosiddetto fenomeno del brigantaggio. – commenta il sindaco di Tagliacozzo Vincenzo Giovagnorio, spiegando il motivo per cui quella di sabato è una presentazione simbolica per il suo comune. Sicuramente una realtà storica complessa e ancora molto da indagare. A tal riguardo è con interesse che accolgo la proposta di presentare il libro di Fabrizio Fanciulli, vicesindaco di Pretoro, intitolato “Chi vive?  Uomini diventati briganti”,  nella nostra sala consiliare il 7 dicembre prossimo. Una data significativa per Tagliacozzo, perché l’8 dicembre di 158 anni fa la nostra città fu teatro dell’esecuzione del generale Catalano Josè Borjes, giunto dalla Spagna per riorganizzare militarmente i nazionalisti duosiciliani contro l’invasore piemontese. Luci ed ombre di una storia di cui furono protagonisti anche uomini e donne delle nostre contrade che con coraggio e a volte  con violenza ingiustificata diedero vita per la prima volta al fenomeno della resistenza nazionale”.

Nella storia di Fabrizio Fanciulli prende vita il racconto di un bambino che ha studiato su due libri: uno cartaceo, mentre l’altro è il libro della vita che si avvale di parole, quelle di un nonno sempre vigile e desideroso di raccontare ad un nipote entusiasta di apprendere.

Fabrizio Fanciulli, foto di Marina Chichi

Nel primo libro l’autore ha trovato impresse nella sua memoria, storie di eroi e di uomini di valore che hanno fatto l’Italia Unita; dal secondo, ha ascoltato storie di uomini semplici che hanno combattuto per la terra, contro la fame e a favore della giustizia.

In realtà non ci sono stati né vinti né vincitori, ma uomini che hanno vissuto un tempo di cambiamento, un periodo di enorme disagio, e se ne pagano le spese ancora oggi. Ed è da qui che nasce una descrizione minuziosa di una parte di Abruzzo, quella della Majella, in cui si sono incontrati sguardi, sentimenti e valori.

Figure, vicende, ambienti, scorci di paesi toccati dal passaggio dei briganti, personaggi di grande spessore umano, travolti dalla storia e da vicende tragiche di una vita difficile.

Nel contempo, storie di tradimenti, di uccisioni, di episodi dolorosi che hanno determinato il futuro degli uomini e delle donne del posto. Le storie si snodano lungo tutto il versante appenninico della Montagna Madre, la Majella: Pretoro, Guardiagrele, Orsogna, Filetto, Semivicoli, Casoli, Fara Filiorum Petri, Caramanico, Abbateggio, Roccamorice, Serramonacesca, Campo di Giove e si prosegue fino alla Calabria, Rossano Calabro (Cosenza).

Si tratta di paesi in cui le storie di uomini, donne e bambini hanno lasciato il segno e sono rimaste in silenzio nascoste per più di centocinquant’anni. Voci riemerse da una lunga ricerca storica da parte dell’autore, nell’Archivio di Stato e nell’Archivio Storico Diocesano di Chieti, oltre che  nell’Archivio Storico di Torino.

Il libro di Fabrizio Fanciulli è legato ad un progetto fotografico di Stefania Proietto che insieme allo scrittore e a numerose comparse, ha ricostruito fedelmente storie e situazioni del tempo; a Tagliacozzo sarà possibile vedere il video realizzato dalla fotografa sui luoghi del brigantaggio indicati nei documenti dell’Archivio di Stato di Chieti.

“Con questo libro voglio sottolineare che la storia deve essere raccontata interamente e bisogna sempre riportare la verità, bella o brutta che sia. L’unità d’Italia non è propriamente quella che ci hanno raccontato i libri di scuola, ed inoltre voglio sottolineare l’importanza dei valori famigliari – spiega Fabrizio Fanciulli.Quando ero bambino visitavo spesso la montagna con mio nonno che mi raccontava sempre di storie accadute in quei luoghi e quando mi allontanavo esclamava:“Mo cal li brigant!”, per farmi spaventare. Questa frase dialettale l’ho impressa nella mia mente per molto tempo, soprattutto dopo la sua morte, quando erano cessati i racconti sui briganti. Cosicché tempo dopo sono andato all’Archivio di Stato di Chieti a documentarmi, volevo capire se quelle storie erano vere o solo frutto di una fantasia. Così è nato il libro”.

“Mi sono fatto una nuova idea del fenomeno del brigantaggio – prosegue . Documentandomi mi sono reso conto che questi uomini erano stati etichettati con il termine briganti come “banditi”, invece, erano solo contadini che, unendosi in gruppi, si sono opposti allo Stato. Nel libro abbraccio il versante Orientale e Occidentale della Majella. Ho parlato anche dell’assalto di Pretoro del 6 giugno 1861, ma molte persone che hanno partecipato a questo scontro venivano anche dai comuni vicini come Abbateggio, Roccamorice, Caramanico. Ho trovato anche un documento nel quale la Majella veniva chiamata ‘Majella dei Fornelli’. Quindi tutti i comuni citati hanno contribuito alla stesura del libro”.

“Chi Vive? Uomini diventati briganti”, edizioni SIGRAF, gode anche del patrocinio del MiBACT.

 

by Alessandra Renzetti
Il primo biografo di San Francesco e Santa Chiara, tornerà dopo ottocento anni, con una peregrinatio straordinaria, nella città che gli ha dato i natali.
E’ stato infatti firmato il decreto dal Vescovo Santoro che autorizza per la prima volta nella storia il trasferimento dell’urna delle spoglie di Tommaso a Celano. L’intera comunità si appresta a vivere un vero e proprio evento storico, un avvenimento di straordinaria importanza da cogliere e da vivere intensamente, con grande partecipazione alle cerimonie civili e alle solenni funzioni religiose. Dovrà essere una vera e propria festa popolare.
La due giorni dedicata al “ritorno” del nostro Tommaso, intitolata il Beato Tommaso e Celano…una storia di fede e letizia evangelica che continua” in programma sabato 12 e domenica 13 ottobre prossimi, infatti, sarà ricca di appuntamenti e di rievocazioni.
“Per la nostra comunità – afferma il Sindaco Settimio Santilli – sarà un momento particolarmente eccezionale, toccante e significativo. Saremo testimoni di un avvenimento unico e forse irripetibile nella nostra storia”.
Straordinaria è stata la capacità di Tommaso di rappresentare il percorso e gli insegnamenti di San Francesco d’Assisi, che ne hanno fatto una figura maestosa, tanto da essere il Patrono D’Italia, così come anche le sue descrizioni di Santa Chiara. Eccezionale anche il suo apporto dal punto di vista musicale con il Dies Irae, la sequenza liturgica che ha ispirato tanti celebri musicisti che hanno musicato il testo di questa Sequenza nelle loro messe di requiem: degni di nota sono il Dies Irae di Mozart, quello di Giuseppe Verdi e quello di Luigi Cherubini.
“Spero che la Città comprenda l’unicità di questo evento – continua il Sindaco – che mai prima d’ora in 800 anni si era verificato, rispondendo in maniera importante. Lo spessore della figura di San Francesco e’ inestimabile a livello mondiale, e a beneficiarne di riflesso è stata anche Assisi a livello turistico, culturale e religioso. Basta solo pensare che se non fosse stato per Tommaso molte cose di San Francesco non si saprebbero, per capirne lo spessore. Stessa cosa per il Dies Irae a cui si è ispirato Mozart e tanti altri nella musica. Ecco, forse è arrivato il momento di esaltare pienamente le gesta del nostro conterraneo in maniera strutturale per farla comprendere pienamente, affinché la città ne possa trarre il giusto beneficio. Al prossimo consiglio comunale dunque istituzionalizzeremo la seconda domenica di ottobre come festa civile e popolare dedicata a Tommaso da Celano come Beato, per poi dar seguito a tante altre iniziative che potranno essere da pungolo per il postulatore per giungere finalmente alla sua definitiva beatificazione a livello religioso.
Portare per la prima volta nella sua terra natia Tommaso, non è stato affatto semplice e banale e dunque sentitamente mi sento di ringraziare il Vescovo Santoro, i parroci Don Ilvio e Don Gabriele, Padre Attilio e il sindaco Vincenzo Giovagnorio di Tagliacozzo che hanno fatto si che questo accadesse. Si è fatto un gran gioco di squadra che già si è prefissata altri ambiziosi traguardi sempre dedicati a Tommaso che spero trovino realtà al più presto”.
by Redazione