Search

Tag Archives: napoli

Dopo il grande successo del romanzo “Per Francesco, che illumina la notte”, la scrittrice e Professoressa Elsa Flacco torna a far parlare di sé con un nuovo grande capolavoro, frutto di un’intensa ricerca ed una grande passione: al centro di questa nuova scommessa c’è Giuseppe Dell’Orefice compositore e direttore d’orchestra attivo a Napoli e in Abruzzo nella seconda metà dell’800, uomo di grande valore ma a lungo dimenticato. Il libro in questione si chiama “Giuseppe Dell’Orefice. Un canto interrotto sulla scena napoletana dell’Ottocento”, Libreria Musicale Italiana,  e verrà presentato in occasione del Fla a Pescara, domenica 10 novembre alle ore 17 presso la Sala Fucsia del Circolo Aternino; a dialogare su quest’ultimo capolavoro, con la Professoressa Flacco sarà la giornalista Alessandra Renzetti.

Nato a Fara Filiorum Petri, in provincia di Chieti, nel 1848, in una famiglia modesta ma appassionata di musica (il padre sarto suonava nella banda del paese), Giuseppe Dell’Orefice venne mandato giovanissimo a Napoli, a studiare musica presso il Conservatorio di San Pietro a Majella con i fratelli maggiori Nicola e Biagio.

Contrariamente a loro, divenuti professori rispettivamente di clarinetto e tromba, abbandonò presto lo studio del flauto per seguire lezioni di pianoforte e composizione. La breve ma intensa carriera di direttore d’orchestra e compositore lo vede produrre due opere maggiori, la Romilda dei Bardi nel 1874 e l’Egmont nel 1878, entrambe su libretto di Nunzio Federigo Faraglia, opere minori come Il segreto della duchessa, musica sacra, pezzi per pianoforte, romanze e canzoni napoletane (di cui una su testo di Salvatore Di Giacomo e una di Roberto Bracco, nel 1882 e 1883).

La sua carriera culmina con il quinquennio al teatro San Carlo, dal 1877 al 1882, quando si alterna con colleghi più anziani nel ruolo di direttore stabile: sono questi gli anni di maggiore fama e prestigio di Dell’Orefice, come dimostrano lettere e documenti che lo accreditano come uno dei musicisti più influenti di Napoli.

Nel ’78 si è sposato con Elvira Taranto, giovane di ottima famiglia, e ha avuto due bambini tra il 1880 e il 1882 ma nel 1883 perde il posto di direttore al San Carlo e sembra quasi sparire dalle cronache musicali, a parte qualche notizia di composizioni minori e direzioni di concerti in sale di società filarmoniche: tutta quella fama e popolarità all’improvviso sembrano sgonfiarsi, forse per contrasti con colleghi e conseguente emarginazione dagli ambienti che contano, o per una banale crisi di ispirazione artistica, impossibile saperlo. È certo che il 1884 rappresenta l’annus horribilis di Giuseppe Dell’Orefice: a marzo perde la moglie ventottenne, morta di qualche morbo ignoto. Due mesi dopo è costretto a dirigere tre opere al teatro Marrucino di Chieti, in sostituzione di un direttore cacciato per contrasti con l’orchestra, ma con il dolore nel cuore; i bambini vengono affidati e allevati dalla famiglia della moglie, che lo terrà lontano nei pochi anni che gli restano. Subito dopo iniziano i primi sintomi di quella demenza progressiva, forse causata da una forma di sifilide contratta anni prima, che si aggraverà costringendolo a più ricoveri in manicomio, fino alla morte sopraggiunta il 4 gennaio del 1889, a soli quarant’anni. Pochi e tristissimi i documenti di questi ultimi anni, quando restano solo i fratelli ad assisterlo nel lento struggente declino. Alla sua morte viene ricordato solo da alcuni brevi necrologi venati di rimpianto. Anni dopo i figli riceveranno riconoscimenti e omaggi alla sua memoria. La sua figura sopravvive alcuni anni nel ricordo di chi l’ha conosciuto, dei familiari e dei figli, poi più nulla: per un secolo viene ricoperta dall’oblio, letteralmente cancellata. Poi, pian piano, ricompare nelle ricerche di qualche appassionato e nella volontà dei discendenti di rendergli l’onore che merita, come uomo e come musicista.

In seguito nasce l’Istituto Giuseppe Dell’Orefice, fondato e animato dai pronipoti Giorgio e Fabrizio e dal direttore d’orchestra Maurizio Colasanti, sostenuto da figure importanti della politica e della cultura: tutti uniti dal desiderio di rivalutare una figura importante della scena musicale partenopea tra gli anni ’70 e ’80 dell’Ottocento. E nasce la ricerca documentaria, bibliografica e archivistica che ha portato alla realizzazione di questa biografia: un testo basato su una documentazione rigorosa, doverosamente riportata in appendice, ma attento anche a rendere le atmosfere, i colori, le parole, i suoni di un momento storico e di un contesto artistico irripetibili. Quelli della Napoli di allora, quando la musica era al centro della vita culturale e sociale di ampi strati della popolazione: un ruolo che in seguito ha tristemente perduto.

“Quando per la prima volta, ormai quattro anni fa, – spiega Elsa Flacco – ho sentito il nome di Giuseppe Dell’Orefice dall’amico direttore d’orchestra Maurizio Colasanti che mi proponeva di fare ricerche sulla sua vita, non avrei mai creduto che sarebbe diventato così importante per me. All’inizio non ero particolarmente attratta dall’idea di scrivere la biografia di un musicista vissuto un secolo e mezzo fa, tra l’altro non mi ero mai cimentata prima di allora in questo genere di scrittura. Ma dopo aver trascorso tanti mesi in sua compagnia, alla ricerca delle tracce del suo passaggio su e giù per l’Italia, attraverso biblioteche, archivi di conservatori e di teatri, fondi documentali privati e pubblici, la sua storia mi è entrata dentro fino a diventare parte di me. Raccontare Giuseppe Dell’Orefice, con i suoi successi, le delusioni, gli entusiasmi e le illusioni, il dolore, la malattia e la fine così triste, lo sento adesso come un dovere nei confronti di un amico che non c’è più. Ascoltare la sua musica, riscoperta ed eseguita di nuovo dopo più di un secolo grazie al maestro Colasanti e ai pronipoti Giorgio e Fabrizio, che hanno fondato l’Istituto Giuseppe Dell’Orefice, mi procura un’emozione difficile da spiegare. Presentare questo lavoro, pubblicato dalla Libreria Musicale Italiana, al FLA è per me una grande soddisfazione, prima di un evento importante che stiamo organizzando per l’inizio di dicembre a Roma”.

by Alessandra Renzetti

Sono sbarcati nelle vie del centro storico di Napoli, suscitando attenzione e curiosità, i Pulcinella abruzzesi dell’Associazione Fontevecchia, protagonisti della settima edizione de ‘O Ghinnéss, la più importante manifestazione che raduna il più alto numero al mondo di suonatori di mandolino e la fila più lunga dei musicisti della posteggia napoletana e che nei giorni scorsi ha mobilitato la città campana. L’evento, che per la quarta volta ha visto la collaborazione tra l’Associazione Fontevecchia e la città partenopea è stata organizzata dall’Associazione Culturale Mastro Masiello Mandolino con la partecipazione dell’Associazione Onlus I Sedili di Napoli, e ha preso il via alle ore 10 dal centro storico antico di Napoli, con un lungo corteo che, attraversando la via dei Presepi, San Gregorio Armeno, terminerà a piazzetta Nilo.

“Per l’Associazione Fontevecchia e l’intero Borgo Case Troiano è una enorme soddisfazione poter proseguire nella partnership con le Associazioni culturali di Napoli, in virtù di un gemellaggio nato dalla condivisione di usi, costumi, tradizioni, cultura e origini – ha sottolineato il Presidente dell’Associazione Fontevecchia Luciano Troiano -. Parliamo di una collaborazione che ha già vissuto diversi momenti importanti, con due edizioni della Processione dei Frati Morti, che hanno catturato l’attenzione dei turisti e dei napoletani presenti a San Gregorio Armeno, e la partecipazione, già lo scorso anno, a ‘O Ghinnéss’”.

Sfilata Pulcinella

“Per l’amministrazione comunale di Spoltore – ha commentato il sindaco Luciano Di Lorito – l’evento che ha visto la presenza imponente di oltre una decina di ‘Pulcinella Abruzzesi’, significa non solo esportare un simbolo della nostra terra oltre i confini regionali, ma anche rafforzare un legame naturale con Napoli e con tutta la Campania. Ed è stato un vanto per Spoltore essere rappresentati dall’Associazione Fontevecchia che rappresenta il trait d’union tra le due città”.

Sfilata Pulcinella

La Compagnia dei Pulcinella di Fontevecchia ha aperto la sfilata di suonatori di mandolino e di Posteggiatori. La Posteggia napoletana, nello specifico, è un complesso musicale ambulante o anche il luogo dove un complesso musicale si ferma a suonare, e la parola posteggia deriva, naturalmente, da ‘puosto’ che è il luogo occupato da chi svolge un’attività che è rivolta al pubblico. La settima edizione de ‘O Ghinnéss’ è stata dedicata come sempre alla maschera di Pulcinella e l’iniziativa nasce proprio come contributo per il riconoscimento da parte dell’Unesco della maschera di Pulcinella come patrimonio mondiale dell’umanità. Già da tempo, infatti, è stata avviata una richiesta in tal senso da parte di numerose associazioni partenopee su volontà del professor Domenico Scafoglio, professore ordinario di Antropologia culturale presso la Facoltà di Scienze della Formazione dell’Università di Salerno, richiesta sottoscritta, in Abruzzo, anche dall’Associazione Fontevecchia. Nei giorni scorsi i colorati Pulcinella, comandati dal capo Angelo Iannelli, e da ‘O Capitano di vico Pazzariello’, hanno animato le vie del centro storico antico, percorrendo Vico Pallonetto a Santa Chiara, via Santa Chiara, via Benedetto Croce, piazza San Domenico, terminando a piazzetta Nilo, accompagnati dalla musica dei mandolini e dei gruppi di posteggia. E i Pulcinella abruzzesi si sono caratterizzati per l’abito bianco con le due bande colorate e l’altissimo cappello a forma di cono, colorato da centinaia di pon-pon e nastri. Padrini artistici de ‘O Ghinnéss quest’anno sono stati il cantautore partenopeo Gianni Lamagna e il Maestro Romeo Barbaro e la manifestazione ha celebrato anche il Centenario della morte di Aniello Califano, l’autore del brano ‘O Surdato ‘Nnammurato’.

Numerosi i nomi che hanno dato la loro adesione tra cui, oltre all’Associazione Fontevecchia, in collaborazione con l’Associazione Camminando Insieme di Chieti, ‘O Capitano di Vico Pazzariello, Enzo Tammuriello Esposito, Piermacchiè, Miryam’s Harmony Performance Group di Lara Corace, il Capo Pulcinella Angelo Iannelli, Lucia Oreto – Colombina, Carmen Percontra ballatrice de ‘I ritmi del sud’, Tonino Torino, Giovanni Leonetti e Salvatore Minopoli. La manifestazione sarà seguita dai fotografi Ferdinando Kaiser, Luigi Ricchezza e Marcello Erardi.

by Redazione