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Tag Archives: parco nazionale d’Abruzzo

Il futuro del sistema delle aree protette è stato il tema al centro dell’evento che ha chiuso le celebrazioni dei 100 anni del Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise e del Parco Nazionale del Gran Paradiso. Tre giorni di incontri alla Reggia di Venaria e al Parco Naturale la Mandria di Torino durante i quali i rappresentanti delle aree protette e delle Istituzioni coinvolte, si sono confrontati con il Ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica, Gilberto Pichetto Fratin, sul ruolo delle aree protette come luogo di conservazione della biodiversità, nonché come laboratorio di sperimentazione di stili di vita compatibili attraverso la partecipazione attiva e consapevole delle persone che vi abitano e lavorano.

Momento clou della tre giorni, è stato il dibattito tra i tecnici e gli amministratori delle aree protette che ha portato alla firma della “Carta dei Parchi” un documento strategico che racchiude gli obiettivi e gli impegni chiave per il futuro delle aree protette.

“La carta mette in campo tutta una serie di azioni che i parchi devono impegnarsi a realizzare nei prossimi anni. In particolare, la Strategia per la conservazione della biodiversità, sottoscritta di recente dal Ministero dell’Ambiente, prevede che l’Italia aumenti la superficie protetta, passando dall’attuale 20% al 30% e che migliori l’efficienza della gestione di tali aree, fondamentali per la conservazione della biodiversità e per lo sviluppo sostenibile” ha dichiarato Italo Cerise, Presidente del Parco nazionale del Gran Paradiso.

Le celebrazioni si sono concluse al Parco Naturale la Mandria dove i ricercatori e il personale dei Parchi hanno coinvolto visitatori di ogni età con brevi escursioni, animazioni e laboratori dedicati ai bambini, alla scoperta dei segreti della natura.

“Questa fine delle celebrazioni del centenario dei due Parchi storici d’Italia rappresenta in realtà un inizio. L’agenda da oggi in poi è ricca e complessa e deve essere scandita su un tema fondamentale, quello della coesistenza tra uomo e natura. Dentro la legge esecutiva c’è sì, la conservazione della natura, ma anche la ricerca, l’educazione, la comunicazione e lo sviluppo sostenibile” ha dichiarato Giovanni Cannata, Presidente del Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise.

by Francesco
Bee Natural Festival

Seguendo le api selvatiche è il tema al centro della seconda edizione del Bee Natural Festival, il cui obiettivo è quello di porre l’attenzione sull’intera famiglia degli apoidei e sul loro ruolo insostituibile di impollinatori.

L’Abruzzo per due giorni diventa la capitale della tutela delle api e dell’apicoltura.

L’appuntamento, l’8 e il 9 agosto, è al BeeOdiversity Park, parco dedicato alle api e alla biodiversità che si trova a Montebello di Bertona, alla Stinzia Bertoniana – tipico ricovero usato nella zona da contadini, pastori e carbonai ed oggi utilizzato come sede di eventi per la tutela e la promozione del territorio – nel Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga.

Le attività sono tutte gratuite, ma la disponibilità dei posti, nel rispetto delle misure anticontagio, è limitata: proprio per questo è consigliabile la prenotazione, sul sito web www.beeodiversitypark.com/booking/.

Dai convegni, agli incontri con gli esperti, dai laboratori pratici alle escursioni, in Abruzzo, per l’occasione, arriveranno i guru del settore. Protagoniste indiscusse della due giornate saranno le api.

Il Festival è organizzato dal Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga e dall’Associazione Culturale Montanari Bertoniani con il patrocinio del Comune di Montebello di Bertona.

L’iniziativa è inserita nell’ambito della Direttiva del Ministero dell’Ambiente del Territorio e del Mare agli Enti Parco Nazionali e alle Aree Marine Protette per l’indirizzo delle attività dirette alla conservazione della biodiversità – Scheda Progetto n. 1.

Ospiti della seconda edizione saranno, tra gli altri, Antonio Felicioli, ricercatore dell’Università di Pisa, Marco Valentini, apicoltore dell’azienda Bioapi, Paolo Fontana e Valeria Malagnini, ricercatori della fondazione Edmund Mach, Riccardo Jannoni, segretario generale di Apimondia, Matteo Giusti, del Gruppo Apidologia dell’Università di Pisa.

Il Bee Natural Festival si aprirà sabato 8 agosto, alle ore 9, con il laboratorio Seguendo le api selvatiche – mettiamo in pratica la tecnica di caccia alle api descritta da Thomas D. Seeley, a cura di Luca Vitali di Edizioni Montaonda.

Alle 9.30 il saluto del presidente di Montanari Bertoniani, Antonio Buccella, gli interventi del sindaco Gianfranco Macrini, del presidente del Parco, Tommaso Navarra, del presidente della Riserva naturale regionale Lago di Penne, Fernando Di Fabrizio.

Poi ci saranno le presentazioni dei progetti Arnie esca, Apiario di Comunità di Castel del Giudice e Resilient Bee Project, oltre a dibattiti su vari temi con esperti del settore.

Durante il pic-nic sarà possibile conversare insieme a Pino Fattori di apicoltura naturale con arnie Kenya Top Bar.

La giornata si concluderà alle 19 con la performance Music for the Queen del musicista Alessandro Librio.

Domenica la giornata inizierà con l’escursione guidata da Montebello di Bertona al BeeOdiversity Park.

A seguire il convegno dal titolo La natura delle api, nell’ambito del quale ci saranno diversi interventi tra cui quello di Antonio Felicioli dal titolo L’impollinazione come ponte tra la salvaguardia della biodiversità ed esigenze produttive in agricoltura.

 

by Redazione
parco del gran sasso

Un importante riconoscimento quello assegnato al Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga: grazie alla Mieloteca da poco inaugurata nella sede di Isola del Gran Sasso, il Parco entra nell’ Associazione nazionale “Le Città del Miele”.

La Mieloteca del Parco costituisce spazio dedicato all’approfondimento delle produzioni apistiche: oltre il miele, il polline, la pappa reale, la propoli, la cera e il veleno.

Qui è previsto l’utilizzo di vari strumenti che permetteranno al visitatore di collegare le specie floristiche di interesse nettarifero con le produzioni di mieli uniflorali, nonché di entrare in contatto con l’importante funzione impollinatrice delle api.

orso marsicano

Sono almeno 9 le femmine di orso marsicano che si sono riprodotte nel 2019 nel Parco Nazionale d’Abruzzo Lazio e Molise e 16 i cuccioli contati.

Quelli di quest’anno sono i valori massimi osservati nei 14 anni di monitoraggio delle femmine con i cuccioli, ovvero da quando il Parco ha avviato questa attività di monitoraggio, attuata ogni anno in collaborazione con i Carabinieri Forestali, altre Istituzioni e volontari e realizzata con più sessioni di osservazioni in contemporanea, verifica di segnalazioni occasionali e fototrappolaggio.

Il risultato è molto positivo in virtù del fatto che questo è il quarto anno consecutivo in cui si osservano da 10 a 16 nuovi nati nella popolazione.

In ben 125 occasioni nel 2019 sono state osservate femmine con cuccioli, corrispondenti a 2 femmine con tre piccoli, 3 femmine con 2 e 4 femmine con uno solo.

Accanto a questi dati incoraggianti bisogna purtroppo segnalare l’episodio dell’inseguimento con l’auto di una femmina con tre cuccioli che ha portato alla perdita di uno dei tre: https://www.facebook.com/parcoabruzzo/posts/2395361813834269

I risultati positivi degli ultimi 5 anni, potrebbero suggerire anche un cambiamento dei parametri demografici di questa popolazione.

Nel 2019 abbiamo osservato il primo caso di una femmina nota che si è riprodotta dopo soltanto 2 anni dall’ultimo parto e dopo aver portato con successo a termine la cucciolata precedente.  

Ma tra i record del 2019, c’è anche il numero di segnalazioni di femmine con piccoli fuori dal Parco.

Dalla Valle Roveto a Castel di Sangro sono state verificate ben 17 segnalazioni di femmine con cuccioli che hanno interessato almeno 5 diversi comuni e potrebbero corrispondere a almeno 6 unità familiari, di cui alcune già incluse nel conteggio del PNALM, mentre negli anni passati si sono registrate al massimo 1-2 unità familiari.

Questo dato ci fa ben sperare perché il futuro dell’orso sta infatti in buona parte nella sopravvivenza delle femmine adulte e nella loro espansione in nuove aree. 

Questi risultati ottenuti sono molto importanti per la popolazione di orso bruno marsicano, ridotta numericamente e con un esiguo numero di femmine adulte, peraltro con un tasso riproduttivo tra i più bassi osservati nell’orso bruno: mediamente una femmina di orso marsicano fa nascere 0.2 cuccioli ogni anno con un intervallo tra i parti di 3-4 anni.

Inoltre, mediamente, solo il 50% dei nati sopravvive al primo anno. A tutti questi si devono aggiungere altri fattori critici: la densità degli orsi nel Parco, pari a 3-4 orsi ogni 100 kmq, è tra le maggiori osservate per l’orso bruno.

In queste condizioni è lecito aspettarsi che subentrino dei meccanismi naturali di regolazione numerica della popolazione che agiscono sulla capacità riproduttiva delle femmine, ad esempio con inibizione dell’estro in alcuni anni, o su una minore sopravvivenza dei cuccioli, con aumento dei casi di infanticidio da parte dei maschi adulti.

Non possono neanche essere esclusi difetti genetici legati all’elevato livello di consanguineità degli individui, con conseguente ridotta capacità di sopravvivenza dei cuccioli stessi.

In questo contesto è chiaro che per una femmina allontanarsi in una nuova area potrebbe essere molto vantaggioso e così, ancora una volta, si ripropone il tema della conservazione che, necessariamente, passa anche per le aree esterne a quelle del Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise.

“L’importanza delle femmine riproduttive emerge con chiarezza anche alla luce di un recente studio pubblicato nella rivista The European Zoological Journal – dichiara il Presidente Cannata – L’orso marsicano potrà uscire dal rischio reale di estinzione se si riuscirà ad incrementare, anche di poco, la sopravvivenza delle femmine adulte dentro, ma soprattutto fuori il Parco, dove è necessario l’impegno di tutte le Istituzioni interessate e dei cittadini. È ovviamente importante anche mantenere l’elevata disponibilità alimentare naturale in tutto l’areale”.

by Redazione
camosci

Sono almeno 657 i camosci presenti nel Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise nel 2019, di cui il 18% sono nuovi nati (n = 119 capretti), mentre il 12% circa sono giovani di un anno (n = 81 yearling).

I conteggi, come sempre da oltre 25 anni, vengono svolti ogni anno sia in estate che in autunno e coinvolgono circa 60 persone, tra personale del Parco, Carabinieri Forestali e volontari, che simultaneamente percorrono tutte le aree di presenza del camoscio per avere una fotografia del numero minimo di individui presenti.

Il numero di camosci conteggiati quest’anno è il più alto registrato a partire dal 1998 cioè da quando la popolazione viene monitorata con i metodi attuali.

Anche il tasso di sopravvivenza al primo anno (cioè il numero di capretti che sopravvive al primo anno di età) e quello di incremento annuo (cioè il rapporto tra numero di yearling e adulti), presentano nel 2019 valori più alti registrati negli ultimi 20 anni, anche se nel suo complesso l’andamento della popolazione risulta stabile.

Questo accade perché mentre in alcune aree del Parco si registra una forte crescita, in altre il numero di animali diminuisce, perché negli anni le popolazioni di camoscio possono subire normali oscillazioni anche molto marcate. In ogni caso, il dato acquisito quest’anno è sicuramente positivo e ci dice che la popolazione è vitale.

L’area in forte crescita è quella del Marsicano, che di fatto può considerasi in questo momento “il motore della popolazione”, come accade tipicamente nei nuclei “giovani”, quale infatti può essere considerata quella del Marsicano, dove la presenza di camosci è relativamente recente, visto che vi si è insediata stabilmente dai primi anni 2000.

Ma anche in altre aree si continua a registrare un numero sempre maggiore di camosci, come accade sui crinali delle Gravare, di Rocca Altiera e delle Mainarde Laziali.

L’area in cui si presenta il decremento più marcato invece è quella di presenza storica della val di Rose, come emerso in occasione dei conteggi effettuati negli ultimi 2 anni.

Dal 2017 inoltre risulta una diminuzione di circa il 30% dei nuovi nati nel settore Meta-Tartari. Per questo motivo, oltre ai consueti conteggi in simultanea, il Servizio Scientifico del PNALM ha organizzato ulteriori sessioni di osservazioni demografiche sui nuclei centrali di val di Rose, Meta e Tartari con lo scopo di verificare se la tendenza negativa emersa in Val di Rose e l’apparente calo di capretti riscontrato nell’area di Meta-Tartari potessero essere imputabili semplicemente a sottostime legate al metodo delle conte in simultanea, a normali oscillazioni limitate a un periodo ristretto, oppure essere invece indizio di una vera e propria tendenza.

I risultati ottenuti per i nuclei di Meta e Tartari sono comunque incoraggianti. Infatti, al netto di normali oscillazioni annuali che possono subire tutti i nuclei di camoscio, il numero totale di individui, e di capretti in particolare, risulta stabile nel tempo e in linea con quanto registrato complessivamente nelle 2 aree a partire dal 2011.

Al contrario, nella Val di Rose, il monitoraggio del 2019 conferma una tendenza negativa piuttosto marcata.

La diminuzione dei camosci osservata negli ultimi anni in quest’area risulta a carico di tutte le classi d’età, quindi non solo degli animali giovani, come fu osservato tra il 2009 e il 2013.

È quindi ipotizzabile che i camosci stiano per qualche ragione “abbandonando” quest’area a favore di altre o che qui vi si riscontri una maggiore mortalità. Nel 2020 si lavorerà in modo specifico per acquisire maggiori informazioni circa le cause di questo processo.

Nel complesso il 2019 ci ha restituito dati sicuramente positivi sulla popolazione di camoscio: numericamente è stabile ma si confermano gli importanti processi di colonizzazione di nuove aree.

Per le aree storiche il Parco continuerà a monitorare e ad approfondire quali variabili possono influire sulla presenza del camoscio come ad esempio la qualità dei pascoli, il disturbo antropico o la promiscuità con altri ungulati domestici o selvatici.

Ovviamente sarà importante assicurare condizioni di tranquillità ai vari nuclei della popolazione e, anche per queste ragioni, si raccomanda a tutti gli amanti delle nostre montagne l’importanza di non abbandonare i sentieri ufficiali, in particolar modo in un periodo per loro molto difficile come l’inverno.

by Redazione
go beyond

Partirà dall’Abruzzo Go Beyond, il laboratorio formativo rivolto ai giovani promosso da Fondazione Nenni, Feps (Foundation for European Progressive Studies), Forum dei Giovani e Uil, che prende il via ufficialmente venerdì 15.

In questa terza edizione, l’iniziativa affronterà il tema della sostenibilità e dell’Agenda 2030, ragion per cui sembra quanto mai azzeccata la sede della prima tappa: la sala conferenze del Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise a Pescasseroli.

Il giorno prima, giovedì 14 novembre alle 17, nella stessa sede si terrà la conferenza stampa nazionale di lancio, alla presenza di Carmelo Barbagallo, segretario nazionale Uil, Silvana Roseto, segretaria nazionale Uil con delega all’Ambiente, e Ludovic Voet, segretario della Ces Etuc, la federazione europea dei sindacati. Porteranno il loro saluto anche Luciano Sammarone, direttore del Pnalm, Luigi La Cesa, sindaco di Pescasseroli, e Michele Lombardo, segretario generale Uil Abruzzo.

go beyond

Venerdì 15 l’intensa giornata che si articolerà nella visita guidata al parco, la mattina, e tre relazioni nel pomeriggio: oltre a quella dello stesso Ludovic Voet, che interverrà su Gli obiettivi di sostenibilità ambientale dell’Agenda Onu 2030 sulla sostenibilità: idee e proposte del sindacato europeo, sono in programma gli interventi di Anna Morgante, preside della facoltà di Economia dell’Università “d’Annunzio” di Pescara, che parlerà di Economia circolare, e Daniela D’Amico, responsabile promozione del Pnalm, su Parco nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise: un laboratorio per la sostenibilità; la Carta Europea del Turismo Sostenibile: un esempio di buona pratica.

“Questa edizione – dicono i promotori – approfondirà gli obiettivi dell’Agenda 2030 Onu per lo Sviluppo Sostenibile, in particolare la sostenibilità facendo anche riferimento agli indicatori di Benessere Equo e Sostenibile (Bes), introdotti nel 2016, a supporto del pil che misurava il benessere solo dal punto di vista finanziario. Il tutto in un percorso che oltre Pescasseroli toccherà anche Roma, Firenze e Pescara a febbraio. Sono attesi cinquanta studenti under 35 da tutta Italia che parteciperanno a otto giornate formative che prevedono anche visite e laboratori vari, con docenti di grande autorevolezza”.

Go Beyond gode del patrocinio di Adoc (Associazione Difesa Orientamento Consumatori), Ces (Confederazione Europea dei Sindacati), Kyoto Club, Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise, Università internazionale per la pace Roma (delegata Onu).

 

Foto: Wento – Opera propria, CC BY-SA 2.5

cucciolo di orso

Cinquanta è più o meno il numero di orsi marsicani rimasti sulle montagne dell’Appennino; un numero esiguo di individui per una popolazione tanto preziosa.

Infatti, l’Orso bruno marsicano (Ursus arctos marsicanus) è una sottospecie di Orso bruno unica al mondo, che vive solamente in Italia, tra il Parco Nazionale d’Abruzzo Lazio e Molise, il Parco Nazionale della Majella e le aree appenniniche limitrofe.

Più piccolo del “cugino” alpino ed europeo, adattato dopo secoli di isolamento a una stretta convivenza con l’uomo, recenti studi ne hanno confermato l’unicità genetica, ecologica e comportamentale.

Sembra, infatti, che la coesistenza millenaria con l’uomo e le sue attività abbiano addirittura plasmato il comportamento particolarmente mansueto di questi orsi.

Purtroppo, questa popolazione conta oggi solamente poco più di 50 individui, è considerata “in pericolo critico” dalla IUCN (Unione Internazionale per la Conservazione della Natura) e rischia seriamente l’estinzione.

L’Orso marsicano continua inoltre a morire a causa dell’uomo: negli ultimi 25 anni il 63% dei decessi è stato determinato direttamente o indirettamente da azioni umane, addirittura il 40% da bracconaggio.

Immagine concorso Orso marsicano

“Fin dalla sua nascita, nel 1966, – ricorda il vice presidente nazionale Dante Caserta – il Wwf Italia ha sempre portato avanti azioni per la salvaguardia dell’Orso bruno marsicano. Prima dell’estate abbiamo lanciato la campagna Orso 2×50 con l’ambizioso obiettivo di raddoppiare il numero di individui di Orso marsicano entro il 2050. Questo sarà ovviamente possibile solo collaborando con tutte le amministrazioni che si occupano della tutela dell’Orso, a partire dal Parco Nazionale d’Abruzzo Lazio e Molise grazie al quale l’Orso è potuto sopravvivere fino ad oggi. Questo concorso per le scuole rientra tra le azioni di sensibilizzazioni che stiamo conducendo anche attraverso campi di volontariato con giovani provenienti da tutta Italia. Attraverso l’Oasi WWF delle Gole del Sagittario di Anversa degli Abruzzi (Aq) stiamo agendo direttamente anche sul campo con la distribuzione e l’allestimento di recinti a protezione di apiari, campi coltivati e allevamenti per evitare i conflitti tra le attività umane e la presenza dell’orso e portiamo avanti anche una forte azione di lobby nelle sedi politiche e istituzionali, oltre che una attività nei tribunali per impugnare tutti quegli atti che possono anche potenzialmente mettere in pericolo la specie”.

In un simile contesto è fondamentale anche diffondere il più possibile la conoscenza di questo straordinario animale e rendere sempre più persone consapevoli della necessità di attente politiche di conservazione.

“È per questo che il Wwf lancia un concorso dedicato ai più piccoli – dichiara Filomena Ricci, delegato del WWF Abruzzo – Vogliamo incoraggiare i bambini a fare un disegno per l’Orso che si sveglia dal letargo, un regalo per farlo sentire amato e rispettato: 50 disegni, uno per ogni Orso, verranno pubblicati sul sito del Wwf e valorizzati dall’associazione”.

Gli elaborati scelti saranno i più belli e quelli che avranno coinvolto l’intera scuola e le famiglie dei bambini. Oltre al disegno si chiede alle classi di organizzare una mostra a scuola invitando i genitori.

La proposta si rivolge alle oltre 20mila istituzioni scolastiche pubbliche e private dell’infanzia e ai primi due anni della scuola primaria. Tutte le informazioni possono essere reperite sul sito del concorso.

E’ stata inaugurata la Mieloteca del Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga presso la sede di Isola del Gran Sasso (Teramo).

Si tratta della prima Mieloteca in un Parco Nazionale e una delle primissime Mieloteche a livello nazionale. La struttura è inserita in un percorso didattico, presso la sede del Parco, che vede un Apiario realizzato in modo da poterne fruire didascalicamente per chi vorrà venire a studiare o semplicemente conoscere lo straordinario mondo delle api e la loro essenziale funzione in un’Area Protetta.

L’Apiario del Parco, è un vero e proprio laboratorio a cielo aperto dove i visitatori avranno modo di conoscere le api e gli altri pronubi selvatici, apprezzarne l’importanza per la Biodiversità ed osservare da vicino questi operosi quanto utili insetti.

L’inaugurazione è avvenuta nel corso di “Mielinfesta 2019”, con la presenza di oltre 100 operatori professionali, molti appassionati e tanti bambini delle scuole.

(Foto Ansa)

by Redazione

Il Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise lancia la campagna “Un libro per un rifiuto” contro il ‘littering’, fenomeno di abbandono di micro rifiuti sui sentieri.

Si tratta di un’iniziativa con cui si intende chiedere agli escursionisti di raccogliere vetro o alluminio, lattine, carta stagnola usata generalmente come involucro per alimenti, durante le loro passeggiate nel parco, documentando e diffondendo la loro opera benefica sui social.

La campagna parte il primo agosto e termina il 30 ottobre 2019. Il volenteroso escursionista riceverà in cambio dei rifiuti raccolti un libro in regalo che potrà scegliere tra quelli che il Parco ha destinato all’iniziativa: l’unico obbligo da rispettare, oltre alla raccolta di rifiuti esclusivamente sui sentieri in montagna, sarà quello di pubblicare testimonianza video o fotografica della raccolta sui social (Facebook o Instagram) con l’indicazione della località in cui è stata effettuata la pulizia e l’inserimento dell’hashtag #unlibroperunrifiuto seguito dal tag @parcoabruzzo.

by Redazione

Sono undici i cuccioli di orso marsicano contati nel 2018 nel Parco nazionale d’Abruzzo Lazio e Molise (Pnalm), nati da almeno 4 femmine. E’ il risultato del monitoraggio intensivo svolto da aprile scorso da personale del Parco. Un risultato molto positivo poiché per il terzo anno consecutivo si osservano da 10 a 12 nuovi nati. Il monitoraggio viene attuato combinando sessioni di osservazioni in simultanea e mirate, alle quali si aggiungono osservazioni casuali poi verificate e dati raccolti attraverso foto trappole.

Attraverso criteri spazio-temporali per eliminare i doppi conteggi, è stato possibile distinguere 4 unità familiari in tutta l’area del Parco: 3 femmine con 3 cuccioli e una femmina con 2 cuccioli. Nei precedenti anni di monitoraggio, i valori massimi di produttività sono stati osservati in seguito ad annate di eccezionale produzione di frutti di faggio, detti di pasciona (2008, 2012, 2014), come avviene in altre popolazioni di orso. I dati 2018, come quelli di 2016 e 2017, mostrano valori elevati e confrontabili (5-6 unità familiari e 10-11 cuccioli) pur non essendo successivi agli anni di pasciona. Nonostante la bassa consistenza numerica degli orsi, nella popolazione è presente una riserva importante di femmine adulte, anche se, negli ultimi dieci anni, emerge che il tasso riproduttivo è tra i più bassi osservati nell’orso bruno.

Le femmine si riproducono ogni 3 o 4 anni e non più della metà dei nati sopravvive al primo anno. Nonostante la popolazione di orso marsicano sia numericamente ridotta, la sua densità (3-4 orsi ogni 100 km quadri) è una tra le maggiori osservate per l’orso bruno. Il numero ridotto delle femmine con piccoli dipende dal fatto che quelle adulte sono solo 15 e in caso di morte di una femmina adulta servono oltre 12 anni affinché un cucciolo femmina possa prendere il suo posto.

Tra 2007 e 2018 sono morte 15 femmine di cui 10 in età riproduttiva. La mortalità delle femmine adulte, anche accidentale, e la persistenza di altri fattori di rischio e/o disturbo dentro e fuori il Parco evidenziano la necessità, fa sapere l’ente, di azzerare i casi di mortalità causati direttamente o indirettamente dall’uomo, quali presenza di cani vaganti, animali al pascolo brado, bracconaggio, avvelenamenti, incidenti stradali, persone fuori sentiero.

(Foto Ansa)

by Redazione