Già prima dell’emergenza Coronavirus, più di un terzo della popolazione abruzzese viveva in una situazione di fragilità economica: ora questa fascia rischia di ampliarsi in maniera preoccupante, mettendo a rischio la tenuta sociale dell’Abruzzo.
È l’allarme lanciato da Massimiliano Monetti (nella foto), presidente di Confcooperative Abruzzo, che snocciola i dati di un’analisi del reddito Irpef degli abruzzesi nel 2017, realizzata dal Centro Studi dell’Agenzia per l’Abitare, il consorzio di Confcooperative Abruzzo che si occupa di dinamiche urbane, social housing, servizi all’abitazione e via dicendo.
Se il reddito medio in regione si attesta a 18.703 euro, già più basso di quello nazionale pari a 20.940 euro, il 63,05 per cento dei contribuenti si attesta sotto questa soglia: un dato che già da solo parla di un potere di acquisto e di spesa ridotto per oltre la metà degli abruzzesi.
All’interno di questa maggioranza, l’1,10% (pari a 9.789 contribuenti) vive in totale emergenza, con un reddito pari a zero, e il 34,61%, equivalente a 309.363 contribuenti, oltre un terzo del totale, in una situazione di fragilità economica, con redditi che vanno da 0 a 10mila euro annui, per un massimo di 833 euro al mese.
A seguire, il 12,01% (137.054 contribuenti) vive con redditi tra i 10 mila e i 15mila euro (max 1.250 euro al mese) e 15,34 % (107.305 contribuenti) con redditi tra i 15mila e i 18mila euro, per un massimo di 1.500 euro al mese.
Commenta Monetti:
Già il quadro di partenza non è rassicurante.
Con la crisi economica che si preannuncia particolarmente dura, moltissime persone perderanno il lavoro e quindi la fascia di popolazione fragile, che oggi vive con meno di 800 euro al mese, aumenterà significativamente, con quel che ne consegue in termini di capacità di spesa e di accesso a servizi essenziali come la salute e l’assistenza.
In tanti si preoccupano giustamente per la ripresa economica, ma al tempo stesso dobbiamo essere pronti a fronteggiare un’emergenza sociale.
Confcooperative Abruzzo dunque lancia l’allarme:
Oggi più che mai è indispensabile strutturare un sistema di welfare integrato di territorio, che sul territorio sappia farsi capace di sostenere queste fragilità.
Il mondo della cooperazione ancora una volta è pronto a fare la sua parte, nella certezza che lo Stato da solo non può farcela ad affrontare questa situazione mentre il privato, attento solo alla redditività, non può garantire servizi a una fascia di popolazione che non può più permetterseli.
Si agisca subito, prima che la crisi da economica si trasformi in vera e propria emergenza sociale.