Search

Tag Archives: quota mille

scontrone

Il pittoresco borgo di Scontrone sorge su uno sperone del Monte Tre Confini, allo sbocco della gola di Barrea, proprio al confine con il Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise.

Il paese è costituito dal borgo centrale, posto in posizione collinare, e dal borgo a valle chiamato Villa Scontrone, più riparato e verdeggiante. La natura qui è stata generosa, con il fiume Sangro ad attraversarlo e i Monti della Meta come scenografia.

Le telecamere Rai con Sem Cipriani son partite alla volta di questo borgo, uno dei luoghi più “panoramici” in assoluto per conoscerne la storia insieme allo scrittore Peppe Millanta per la rubrica a cura di Paolo Pacitti,Quota Mille: da qui passavano le greggi sul Regio Tratturo che da Pescasseroli portava a Candela, da qui erano visibili le prime locomotive di quella che è diventata oggi la Transiberiana d’Italia. E sempre da qui passò la Linea Gustav durante la Seconda Guerra Mondiale.

Vista questa ricchezza storica, non è un caso se oggi Scontrone è definito “Il Paese dei Musei”, il suo centro storico presenta murales che lo colorano, se ne contano addirittura cinque, ed è presente anche il Centro di documentazione Paleontologica, uno dei più importanti per lo studio del Miocene superiore.

“L’origine del nome Scontrone è tuttora incerta – spiega Peppe Millanta – Per alcuni deriverebbe da una parola di origine germanica, legata a un personaggio di origine longobarda. Per altri dal greco, e starebbe per ‘grossa pietra’. Agli abitanti però piace pensare che il nome derivi da un enorme scontro avvenuto proprio tra i suoi monti tra Romani e Sanniti”.

E’ a Scontrone che nel 1921 nacque la Società Anonima Birra d’Abruzzo: nel birrificio lavoravano circa 120 persone, principalmente del posto, che utilizzavano soltanto prodotti locali come la buonissima acqua del Sangro per preparare la “Bionda d’Abruzzo”.

Come racconta Millanta:

Nel giro di pochi anni, grazie alla sua qualità e al suo prezzo, la società riuscì incredibilmente a triplicare la propria produzione annua, avvalendosi anche dell’aiuto del vicino tracciato ferroviario, che permise al birrificio di raggiungere capillarmente città, borghi e villaggi, anche i più sperduti della regione. La Società crebbe così tanto da non riuscire più a soddisfare le richieste neanche con i turni di notte e con l’installazione di imbottigliatrici automatiche, mentre conquistava via via fette di mercato sempre più ampie raggiungendo Roma e perfino Milano. Quei numeri però fecero tremare qualcuno, e nel 1930 un grande marchio del nord, sempre più preoccupato da questa temibile concorrenza, decise di acquistare il pacchetto di maggioranza della società. La fabbrica a poco a poco fu lasciata spegnersi, e fu chiusa già nel 1936, mettendo purtroppo fine a questo miracolo economico tutto abruzzese.

Oggi Scontrone sta lavorando per rilanciare l’ex birrificio, con l’intento di farlo tornare ad essere nuovamente una risorsa per il territorio.

Il viaggio tra i borghi d’Abruzzo continua su Buongiorno Regione; novità, curiosità e qualche piccola anticipazione sono sulla pagina Facebook https://www.facebook.com/peppemillanta, dov’è possibile saperne di più anche sulla puntata dedicata a Scontrone.

by Redazione
Civitella Alfedena

Civitella Alfedena (L’Aquila), 1223 metri sopra il livello del mare; il borgo sorge nel bacino dell’Alto Sangro tra i Monti Marsicani all’interno del Parco Nazionale d’Abruzzo Lazio e Molise, si tratta del più piccolo paese del Parco e ne ospita il Centro Visite grazie alla sua incredibile biodiversità.

Le telecamere Rai con Sem Cipriani son partite alla volta di questo borgo, per conoscerne la storia e le sue peculiarità, insieme allo scrittore Peppe Millanta per la rubrica a cura di Paolo Pacitti,Quota Mille che intanto ha raddoppiato l’appuntamento ed andrà in onda ogni lunedì del mese.

“Il borgo nacque in seguito allo spopolamento della vicina Rocca Intramonti che fu abbandonata dai suoi abitanti intorno al 1400. Il primo insediamento però è molto più antico, probabilmente si trattava di una cittadella avanzata e fortificata dell’antica Alfedena, la capitale dei Sabini, i quali abitavano queste zone” spiega Millanta.

E così prosegue:

Il comune di Civitella ospita il meraviglioso anfiteatro della Camosciara, riserva di una grandissima varietà di flora e fauna un tempo presenti sulle nostre montagne; proprio queste balze hanno permesso la sopravvivenza del camoscio d’Abruzzo che oggi è tornato a popolare i nostri monti.

Fin dai tempi antichi, il lupo, invece, è stato capace di colpire l’immaginario dell’uomo: molte delle storie che lo riguardano gli hanno attribuito il ruolo del cattivo, per questo è stato perseguitato nei secoli arrivando a scomparire in gran parte del territorio.

A fine anni 60 nell’Appennino Centrale erano rimasti ormai pochi esemplari. Nel 1973, per contrastare questo fenomeno, il Parco Nazionale ed il Wwf istituirono questa area faunistica con l’ “Operazione San Francesco”: ci si trovava in un periodo in cui il lupo era ancora cacciabile ed era necessario sensibilizzare l’opinione pubblica su questo animale.

La possibilità di entrare in rapporto con lupi in semicattività rivoluzionò totalmente l’approccio tra l’uomo e questo animale contribuendo così alla sua salvezza; aumentarono infatti le aree protette nella penisola e grazie alla sua forte capacità di ripresa è stato possibile compiere il miracolo: il lupo si è infatti moltiplicato.

Ed è proprio grazie a questo successo che nel 1976 il Parco fondò il Museo dedicato al lupo, il primo in Italia dove è possibile scoprire tutti i segreti relativi a questo meraviglioso animale.

Il viaggio tra i borghi d’Abruzzo continua su Buongiorno Regione; novità, curiosità e qualche piccola anticipazione sono sulla pagina Facebook https://www.facebook.com/peppemillanta, dov’è possibile saperne di più anche sulla puntata dedicata a Civitella Alfedena.

by Redazione
Cappadocia

Le telecamere Rai con Sem Cipriani son partite alla volta di questo borgo al confine con il Lazio, per conoscerne la storia, insieme allo scrittore Peppe Millanta per la rubrica a cura di Paolo Pacitti, Quota Mille che intanto ha raddoppiato l’appuntamento ed andrà in onda ogni lunedì del mese.

Secondo la leggenda, questo paese è stato fondato da dodici briganti, che rimasti soli hanno operato una sorta di “ratto delle Sabine nella vicina Petrella – spiega Millanta – Altra versione più esotica ed affascinante fa risalire il nome proprio all’Anatolia, in Turchia, quando Marsia il re dei Lidi, sarebbe stato scacciato da Ciro il Grande e costretto ad abbandonare le proprie terre. Dopo aver girovagato a lungo il re si sarebbe fermato proprio qui, fondando un villaggio a cui avrebbe dato il nome delle terre perdute”.

“La storia è ardita e sembrerebbe di fantasia, eppure ad alimentarla ci sono la Chiesa di San Biagio e quella di Santa Margherita, i due patroni del paese ed entrambi originari proprio dell’Anatolia” aggiunge Millanta.

Cappadocia è sempre stata terra di confine, ed a testimonianza di ciò è possibile trovare delle colonne poco fuori dal centro abitato fatte erigere da Pio IX per demarcare il confine tra lo Stato Pontificio ed il Regno di Napoli: da un lato della colonna infatti si notano le Chiavi di San Pietro, dall’altro lato i Gigli francesi, lo stemma borbonico; per molti briganti nell’800 superare questo cippo voleva dire “salvezza”, con il raggiungimento delle campagne romane.

Le mulattiere sono le vie della montagna, oggi sono spesso dimenticate eppure un tempo erano l’unica soluzione per l’approvvigionamento di materie prime e proprio per la conformazione fisica del territorio e per la vicinanza di numerosi boschi a Cappadocia c’è una lunga tradizione di mulattieri, che si espande proprio con la costruzione della ferrovia Roma – Pescara nel 1889 quando i mulattieri furono impiegati per il trasporto dei materiali.

Il viaggio tra i borghi d’Abruzzo continua su Buongiorno Regione; novità, curiosità e qualche piccola anticipazione sono sulla pagina Facebook https://www.facebook.com/peppemillanta, dov’è possibile saperne di più anche sulla puntata dedicata a Cappadocia.

by Redazione
quota mille

Montenerodomo (Chieti), 1165 metri sopra il livello del mare. Si tratta di un grazioso comune nel Parco Nazionale della Maiella, dolcemente aggrappato ad una rupe calcarea tra i torrenti San Giusto e San Leo, su uno sperone roccioso con il quale sembra fondersi, ed è proprio il colore scuro delle rocce, probabilmente, a dare il nome al borgo.

C’è una seconda versione però sull’origine del nome: secondo qualcuno si tratterebbe del retaggio di un’antica conquista romana condotta in questi territori, qui infatti c’erano i Sanniti ed il dittatore Silla proprio in questi luoghi ha operato quello che noi oggi definiremmo un “genocidio”, e la pila di cadaveri che qui fu arsa potrebbe aver dato il nome “Montenero”.

In epoca moderna il destino del borgo è strettamente intrecciato a quello di Benedetto Croce: nell’attuale Municipio, sorgeva la casa paterna.

Le telecamere Rai con Sem Cipriani son partite alla volta di Montenerodomo, dove l’aria è buona, per conoscerne servizi ed importanti attività sociali proposte, insieme allo scrittore Peppe Millanta per la rubrica a cura di Paolo Pacitti,“Quota Mille” che intanto ha raddoppiato l’appuntamento ed andrà in onda ogni lunedì del mese.

Nel ripercorrere il passato di questo borgo, Millanta spiega:

I territori italici erano organizzati con presenze sparse ma collegate tra loro: piccoli centri abitativi, fattorie, santuari ed i cosiddetti ‘oppida’, siti fortificati d’altura preposti al controllo della vallata sottostante, e proprio a Montenerodomo è possibile visitare i resti di queste fortificazioni, attraverso mura ciclopiche, così chiamate dalla tradizione popolare perchè si pensava che soltanto dei giganti potessero sollevare dei massi così grandi.

Tra il IV ed il III secolo a.C. l’oppidum fu abbandonato ed il centro abitato si spostò in una zona pianeggiante dove i Sanniti fondarono una città che a seguito della conquista romana fu chiamata Iuvanum, uno dei siti archeologici più importanti d’Abruzzo con un annesso museo che raccoglie i reperti emersi dagli scavi; il luogo fu scelto probabilmente per una fonte ritenuta sacra, visibile ancora oggi, dove i pastori transumanti si fermavano. Con la caduta dell’Impero Romano, ci fu una crisi che convinse i cittadini a tornare a vivere nella parte più alta, dove oggi sorge Montenerodomo.

Il viaggio tra i borghi d’Abruzzo continua su Buongiorno Regione; novità, curiosità e qualche piccola anticipazione sono sulla pagina Facebook https://www.facebook.com/peppemillanta, dov’è possibile saperne di più anche sulla puntata dedicata a Montenerodomo.

 

by Redazione
Roccacaramanico

Roccacaramanico (Pescara), 1050 metri sopra il livello del mare. Gioiello situato nella Valle dell’Orta e nel cuore più selvaggio del Parco Nazionale della Maiella; il piccolo borgo è adagiato su un costone del Morrone ed è una delle terrazze dell’Appennino più incredibili della regione Abruzzo.

Da qui si osservano paesaggi e scenari che spaziano dalle vette più alte fino alla costa ed è sempre da qui che le telecamere Rai con Sem Cipriani si sono spinte oltre per raccontare, insieme allo scrittore Peppe Millanta la storia di questo particolare angolo di territorio per la rubrica a cura di Paolo Pacitti, Quota Mille che intanto ha raddoppiato l’appuntamento ed andrà in onda ogni lunedì del mese.

Roccacaramanico è il centro abitato più alto della provincia di Pescara, “il nome rivela da subito due aspetti – spiega Millanta – e sono la funzione storica di controllo sulla vallata e la stretta connessione con il vicino centro di Caramanico: la ‘rocchetta’ infatti, com’è anche chiamata ha sempre svolto un ruolo di vedetta per gli abitanti limitrofi”.

E’ il sistema agropastorale ad aver consentito per secoli il sostentamento degli abitanti, ma anche Roccacaramanico, come molti altri borghi abruzzesi non ha retto all’urto con la modernità ed ha visto scomparire secoli di tradizioni ed usanze, anche il numero dei residenti è diminuito vertiginosamente fino a quando negli anni 70 rimase una sola persona, “custode del tempo che fu”; l’ultima residente del ‘paese fantasma’ Angiolina Del Papa, non si è mai arresa: grazie ai suoi modi diretti e alla sua testardaggine che la portarono a rimanere nel borgo anche quando non c’era più nulla, diventò grande protagonista e giornali, tv si spostarono a Roccacaramanico per conoscerla e godere delle bellezze del borgo che incuriosiva tutti.

Il riscontro mediatico fu tale che questa donna simbolo, venne addirittura invitata in televisione, anche da Raffaellà Carrà, e fu proprio grazie ad Angiolina, una sorta di ‘influencer ante litteram’ che Roccacaramanico tornò a ripopolarsi ed a recuperare pezzi del paese e della memoria che proprio lei aveva difeso tenacemente, sfidando la storia.

Oggi Roccacaramanico è tornata a vivere una seconda volta ed è uno dei centri turistici più importanti della Maiella, merito anche di un piano di recupero impeccabile posto in essere dal Comune di Sant’Eufemia di cui ne è frazione.

Il viaggio tra i borghi d’Abruzzo continua su Buongiorno Regione; novità, curiosità e qualche piccola anticipazione sono sulla pagina Facebook https://www.facebook.com/peppemillanta, dov’è possibile saperne di più anche sulla puntata dedicata a Roccacaramanico.

 

by Redazione
barrea

Barrea (L’Aquila), 1060 metri sopra il livello del mare. Paesaggi montuosi, distese di boschi di faggi, e percorsi d’acqua cristallina: qui le telecamere Rai con Sem Cipriani si sono spinte per raccontare, insieme allo scrittore Peppe Millanta la storia di questo particolare borgo per la rubrica a cura di Paolo Pacitti, Quota Mille che da questo momento raddoppia l’appuntamento ed andrà in onda ogni lunedì del mese.

Situato nel Parco Nazionale d’Abruzzo Lazio e Molise, in una scenografia suggestiva, è meta turistica d’eccezione grazie al suo splendido lago dove si specchiano i monti della Meta ed il Monte Greco.

Come spiega Millanta durante questo particolare viaggio, “il nome di Barrea deriverebbe da Valle Rea, antica dea pagana della fertilità, trasformato poi in Barreia ed infine Barrea. La vallata è abitata sin dalla preistoria ma l’odierno borgo fu fondato intorno all’anno 1000 quando, a seguito della devastazione dei Saraceni, i monaci benedettini vi impiantarono un monastero per meglio difendere la popolazione della vallata”.

Il centro si sviluppa come un borgo fortificato ed è un esempio notevole di incastellamento; è rimasto sostanzialmente immutato nel tempo con una cinta muraria formata da case senza apertura verso l’esterno e due soli accessi: la porta di sopra e la porta di sotto.

Una varietà faunistica presente ben integrata caratterizza il territorio: orsi, lupi, cervi ma il borgo di Barrea è anche noto per un’iniziativa unica nel suo genere ossia un Centro di Studi di Ricerca dedicato ai pipistrelli, protagonisti di importanti ricerche.

C’è un evento, in particolare, che ha creato un prima ed un dopo nella storia di questa comunità, ed è la nascita del lago avvenuta nel 1952: dopo un braccio di ferro con il Parco Nazionale d’Abruzzo fu realizzato sbarrando con una diga il corso del fiume Sangro, l’intervento cambiò radicalmente l’aspetto della valle.

Il viaggio tra i borghi d’Abruzzo continua su Buongiorno Regione; novità, curiosità e qualche piccola anticipazione sono sulla pagina Facebook https://www.facebook.com/peppemillanta, dov’è possibile saperne di più anche sulla puntata dedicata a Barrea.

by Redazione
pizzoferrato

Pizzoferrato (Chieti), 1251 metri sopra il livello del mare: “terrazza d’Abruzzo”, secondo un’espressione coniata da Gabriele D’Annunzio.

Arroccato a ridosso di una maestosa rupe rocciosa che osserva la Valle del fiume Sangro, il borgo si è formato probabilmente nell’Alto Medioevo, ed ha ampliato nel tempo l’importanza per la sua posizione grazie alla inespugnabile e caratteristica rupe, conosciuta come il “Pizzo” ed è proprio qui, che le telecamere Rai con Sem Cipriani si sono spinte per raccontare, insieme allo scrittore Peppe Millanta la storia di questo particolare borgo per la rubrica “Quota Mille” a cura di Paolo Pacitti.

Il nome di questo borgo ha una sua evoluzione: infatti prima dell’anno mille era composto da tre piccoli abitati ossia Pizzo Superiore, Pizzo Medio e Pizzo Inferiore, che in seguito, probabilmente a causa di una catastrofe non nota, si fusero nell’attuale centro abitato, che prese il nome inizialmente di Pizzosterrato, cioè “Pizzo fuori terra” ma nel Medioevo, per difendersi dagli attacchi dei briganti, gli abitanti sbarrarono l’unica via accessibile al paese con un cancello di ferro, da qui il nome di Pizzo-Ferrato.

“Pizzoferrato – spiega Peppe Millanta nel ripercorrere la storia di questo paese – oggi si definisce un ‘patapaese’. Il richiamo è alla patafisica, e cioè a quella scienza delle soluzioni immaginarie inventata da Alfred Jarry, che si prefiggeva di studiare non la regola ma l’eccezione, ribaltando la realtà con la fantasia. E in linea con questo spirito il paese ha innescato una pata-rivoluzione, iniziando a guardare le cose da un’altra prospettiva: siamo infatti a 1251 metri sul livello del mare. Ma anche a zero metri di distanza dal cielo, come ci ricordano i cartelli. E proprio qui sorgerà il Ponte sul Cielo”.

Pizzoferrato è cornice anche di una storia che arriva fino a Bologna che riguarda la Brigata Maiella, la formazione partigiana più importante della seconda guerra mondiale: nella notte tra il 2 e il 3 febbraio del 1944, nella Pizzoferrato occupata dai tedeschi c’è tanta neve ma un piccolo commando composto da militari inglesi e volontari partigiani striscia in silenzio lungo i muri per assalire il loro quartier generale, situato proprio qui, per un attacco a sorpresa.

Una bomba a mano fa saltare il portone d’ingresso, e da lì inizia a infuriare la battaglia.

Il piccolo commando prova a resistere (in attesa dell’arrivo dei rinforzi che però tardano per la forte nevicata), fino a quando non è costretto ad arretrare e di fronte alla controffensiva tedesca, gli uomini si rifugiano nella Chiesa di Santa Maria del Girone dove, essendo in trappola, si ritirano dietro l’altare mentre i tedeschi continuano a sparare costringendo i superstiti alla resa.

Alla fine il bilancio è di 13 caduti, in quella che Ettore Troilo, il padre fondatore della Brigata Maiella, definì “la più cruenta di tutte le altre battaglie” e la Chiesa porta ancora oggi i segni ben visibili dei proiettili delle mitragliatrici sul muro.

Il viaggio tra i borghi d’Abruzzo continua su Buongiorno Regione; novità, curiosità e qualche piccola anticipazione sono sulla pagina Facebook  https://www.facebook.com/peppemillanta, dov’è possibile rivedere anche l’ultima puntata andata in onda e dedicata a Pizzoferrato.

by Redazione
Gamberale

Gamberale 1343 metri sul livello del mare: il progetto Quota Mille a cura di Paolo Pacitti, le cui riprese e montaggio sono di Sem Cipriani si lancia alla scoperta del comune più elevato della provincia di Chieti.

Un nome curioso e dall’origine incerta quello che caratterizza questo comune ma, come spiega lo scrittore abruzzese Peppe Millanta, “per alcuni è da far risalire a Gambaro, noto condottiero longobardo, per altri al gambero, l’animale riprodotto anche sullo stemma del paese”.

Gamberale, come mostrano le telecamere Rai, è un caratteristico borgo a pianta medievale, con il centro abitato che si sviluppa tutto intorno al castello, situato nella parte più alta del borgo stesso, da dove si domina tutta la Val di Sangro: proprio per la sua posizione fu scelto nel 1943 dai tedeschi, come punto di controllo privilegiato lungo la linea Gustav; fu bombardato insistentemente dagli alleati che lo distrussero quasi completamente, non risparmiando neppure il castello.

Le ferite di allora furono talmente profonde che gli valsero la Medaglia d’Argento al Merito Civile.

Oggi Gamberale punta particolarmente sul turismo, sulle sue bellezze naturali e sui suoi paesaggi mozzafiato, “uno dei motivi per venire a Gamberale – ammettono i suoi abitanti – è l’aria sana e pulita; poi c’è l’aspetto agroalimentare che è uno dei migliori, ora stanno rifacendo anche le strade, hanno ampliato l’impianto di risalita, però mancano tutte quelle piccole attività economiche come un bar, un tabacchi che renderebbero migliore il paese”.

Dal 2003 ospita anche l’Area Faunistica del Cervo, fonte di grande attrazione che si trova a 1500 metri in quota e abbraccia un’area estesa, che include aree boschive, cespuglieti e corsi d’acqua naturali: originariamente diffuso in tutta Italia, il declino di questa specie era già iniziato nel ‘600, quando a causa dell’espansione degli insediamenti umani si andava riducendo l’area boschiva.

E questo fenomeno è andato oltre senza sosta fino a quando, in Abruzzo, il cervo non si estinse già agli inizi dell’800.

Negli anni ’70 però in Abruzzo avvenne quello che potrebbe essere definito “restauro zoologico”, e iniziò il ripopolamento grazie ad esemplari di provenienza alpina e centro-europea, leggermente più grandi di quelli autoctoni; oggi fortunatamente il cervo è tornato a popolare le montagne abruzzesi, e l’antico rapporto è ristabilito.

Il viaggio tra i borghi d’Abruzzo continua su Buongiorno Regione; novità, curiosità e qualche piccola anticipazione sono sulla pagina Facebook  https://www.facebook.com/peppemillanta, dov’è possibile rivedere anche l’ultima puntata andata in onda e dedicata a Gamberale.

 

by Redazione
ortona dei marsi

Ortona dei Marsi (Aq), 1003 metri di altezza sul livello del mare: le telecamere Rai si muovono verso questa nuova tappa per scoprire l’origine antichissima, addirittura preromanica, di un borgo abruzzese che recava il nome di Milonia, città dei Marsi, distrutta prima dai romani nella Terza Guerra Sannitica e poi dai Longobardi nel VI secolo.

In questo borgo dalla posizione strategica, situato nell’area protetta del Parco Nazionale di Lazio, Abruzzo e Molise, alle pendici del Monte Parasano nella Valle del Giovenco, il progetto Quota Mille a cura di Paolo Pacitti, le cui riprese e montaggio sono di Sem Cipriani prosegue il suo percorso con lo scrittore abruzzese Peppe Millanta che ne illustra la fitta storia e le leggende: pochi abitanti ma tante le testimonianze architettoniche del borgo che incuriosiscono e fieramente affrontano il trascorrere dei secoli.

Oggi l’impianto di Ortona dei Marsi è di tipo medioevale e la fetta maggiore della parte antica poggia direttamente sulla roccia ed è costruita senza fondamenta: probabilmente questo è il motivo per cui nel devastante terremoto del 1915 subì molti meno danni rispetto ai paesi limitrofi.

E’ proprio ad Ortona dei Marsi che nacque uno dei combattenti più temuti a Roma, ossia Quinto Poppedio Silone, noto per numerose battaglie, che come spiega Millanta “apparteneva all’antica stirpe dei Marsi riportata da Virgilio nell’Eneide come composta da guerrieri, maghi, stregoni ed incantatori di serpenti”.

Ma Ortona dei Marsi è tanto altro ancora e a detta degli abitanti “in questo paese medioevale dominano tranquillità e aria buona, chiunque è il benvenuto da noi: cerchiamo di essere sempre accoglienti e gentili con quanti decidono di visitare il nostro borgo”.

Il viaggio tra i borghi d’Abruzzo continua su Buongiorno Regione; novità, curiosità e qualche piccola anticipazione sono sulla pagina Facebook  https://www.facebook.com/peppemillanta, dov’è possibile rivedere anche l’ultima puntata andata in onda e dedicata ad Ortona dei Marsi.

 

 

by Redazione
aielli

Le telecamere della Rai si muovono alla scoperta di una nuova tappa: Aielli (Aq), 1021 metri sul livello del mare, paese facente parte dei “Borghi autentici d’Italia”, situato nel Parco Naturale Regionale del Sirente Velino.

E’ proprio che qui il progetto Quota Mille a cura di Paolo Pacitti, le cui riprese e montaggio sono di Sem Cipriani prosegue il suo percorso con lo scrittore abruzzese Peppe Millanta che osserva, tra le tante bellezze ed i frizzanti colori che il borgo offre, anche i suoi paesaggi mozzafiato sia sul versante del Fucino, dove un tempo sorgeva un lago che è stato prosciugato, che su quello del Monte Sirente.

Aielli, soprannominato “il balcone della Marsica”, è uno dei borghi più alti di questa area, e proprio per la sua posizione privilegiata fu utilizzato nel corso dei secoli per osservare le vie di comunicazione. Punta di diamante di Aielli è la Torre delle stelle situata all’interno dell’antica torre medioevale che rappresenta un punto ottimale per osservare le meraviglie del cielo; gli artisti di strada, invece, provenienti da ogni parte del mondo si ritrovano tutti gli anni in questo magico borgo ‘stellare’ e infatti, “oggi Aielli – come spiega Millanta – ha trovato un modo innovativo per lanciare il turismo e si tratta dell’iniziativa di ‘Borgo Universo’ che ha reso il paese un vero e proprio museo a cielo aperto ed attrae sempre molti turisti e visitatori”.

Ma il borgo di Aielli è famoso anche per un’altra grande impresa, un vero guinness dei primati: tra i tanti murales, infatti, c’è anche il romanzo di Ignazio Siloneintegralmente scritto a mano sulla parete di uno stabile, si tratta di Fontamara, un testo emblematico, ambientato durante la dittatura fascista proprio in un paesino sulla piana del Fucino, e che denuncia la condizione di povertà, ingiustizia e oppressione sociale delle classi subalterne; protagonisti di questo romanzo, il proletariato oppresso e i “cafoni” schiacciati, nella loro ignoranza, dalla classe sociale più ricca dominante.

Gli aiellesi, forti ed orgogliosi, nutrono un forte amore per la loro terra ed è proprio Martina Gentile, curatrice del Festival Borgo Universo, che confida ai microfoni Rai:“spero che questo amore non svanisca mai”.

Il viaggio tra i borghi d’Abruzzo continua su Buongiorno Regione; novità, curiosità e qualche piccola anticipazione sono sulla pagina Facebook  https://www.facebook.com/peppemillanta, dov’è possibile rivedere anche la puntata dedicata ad Aielli.

by Redazione