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Tag Archives: Dante Aligheri

Dante

Quanto Dante abbia inciso sulla lingua italiana intesa come comune denominatore attorno al quale riunire il popolo italiano. Partirà da questo presupposto il seminario che si terrà stasera, al Sea River di Pescara con Francesco Sabatini.

Il presidente emerito dell’Accademia della Crusca italiana, professore ordinario  dell’Università La Sapienza e Roma 3, sarà ospite del Lions Club Pescara Host, presieduto da Giuliano Lombardi.

Grazie alla lezione del linguista italiano, l’appuntamento approfondirà, nell’anno del settecentesimo anniversario della morte di Dante, quanto il ruolo del Poeta come padre della lingua italiana come idioma nazionale non sia un luogo comune.

Il sommo Poeta –  spiega il professor Sabatini –  non ha suscitato questo risultato solo come effetto della sua produzione poetica e letteraria, ma sin dalle prime opere, sembra aver manifestato proprio questa intenzione, cioè di riunire il popolo italiano sotto il cappello di una lingua comune. Volontà espressa in tutte le sue opere, a cominciare dai primi albori con la “Vita nuova”, dove Dante parla della “lingua di sì”, definendola la lingua degli italiani, come la lingua d’oil per i francesi e la lingua d’oc per i provenzali: la particella affermativa “sì” diventa dunque un denominatore comune a tutti perché pronunciata diffusamente sul territorio italiano, comprese le isole, in modo pressoché omogeneo. Nella “Vita nuova” e poi nelle opere successive, come “Il convivio” e la “De Vulgari Eloquentia”, il Poeta continua a ragionare su una necessità e anzi su una embrionale esistenza, tutta da sviluppare, di una lingua per tutti gli italiani, dalle Alpi alla Sicilia”.

dante

Nel 2021 ricorre il settimo secolo della morte del sommo poeta Dante Alighieri, all’anagrafe Durante Alighiero degli Alighieri nato a Firenze nel 1265 e morto a Ravenna nel 1321; sarebbe bello ricordare il padre della nostra lingua italiana limitando il ricorso delle espressioni in altre lingue, normalmente usate e/o abusate nel comune linguaggio che quotidianamente usiamo, almeno per questo anno in cui celebriamo il settimo secolo della sua scomparsa.

Ci riusciremo? Bella sfida vedremo come andrà a finire, Dante fu oltre che un linguista, teorico politico e filosofo, un personaggio che segnò il trionfo della lingua italiana (volgare) su quella latina, accessibile ai soli aristocratici e che pertanto escludeva i più dal contesto culturale, infatti egli espresse nel suo De Vulgari Eloquentia la naturalezza della lingua volgare poichè è la prima che apprendiamo alla nascita, mentre tutte le altre le apprendiamo per necessità.

Ma anche la nostra regione ha ispirato un’altra celeberrima opera di Dante La Divina Commedia: nel VI canto del Purgatorio un tal Sordello Da Goito, signore dei feudi di Civitaquana, Paglieta e Palena così ispira il Sommo Poeta:

Ahi Italia di dolore ostello, nave senza nocchiero in gran tempesta.

Anche la nostra terra, quindi, ha un aggancio con il capolavoro letterario più importante della letteratura italiana di tutti i tempi.

In merito a questo anniversario l’artista Maria Basile (autrice dell’opera d’arte in foto), fa una riflessione su come la lingua italiana è stata contaminata da parole e gerghi stranieri:

Ognuno di noi – afferma l’artista – può omaggiare ugualmente Dante, cercando di limitare i vocaboli stranieri nel proprio abituale lessico, per dare di lui memoria devota e grata di ciò che fu il suo impegno letterario e che avrebbe, di fatto, effetti benefici anche sull’educazione dei giovani. Un modo che in questi tempi di conformismo intellettuale e di provincialismo camuffato da termini non in lingua italiana, si potrebbe fare un piccolo sacrificio rinunciando ai vocaboli stranieri e non solo anglofoni, esprimendoci prettamente in lingua italiana. Almeno nell’anno dedicato a Dante (che la lingua italiana ha reso sacra) si potrebbero evitare gli ammiccamenti di lingua straniera e le scorciatoie linguistiche anglosassoni; che sono alla fine espedienti popolari per nascondere la pigrizia di chi neppure più si sforza di cercare il vocabolo italiano appropriato. A questi pensieri – precisa Maria Basile concludendo – non è sottesa un’aspirazione autarchica, bensì il desiderio d’avvalorare, soprattutto nei giovani, la consapevolezza della nobiltà d’una lingua (la nostra) universalmente riconosciuta come una delle più belle e antiche del mondo: Dante se lo merita e, da lassù sorride e ringrazia”.

by Redazione