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Tag Archives: Cna Abruzzo

Pane artigianale

C’è uno spicchio di artigianato abruzzese nel cuore profondo di un Paese lontano come il Bangladesh, ed ha il gusto di pane impastato con la solidarietà.

Sono passati quasi vent’anni – correva infatti il 2004 – quando prese le mosse un progetto promosso da una onlus, “Rishilpi”, sposato dalla Cna Abruzzo per avviare nel distretto di Satkhira, nella divisione di Khulna, un programma di formazione per aspiranti panificatori: obiettivo, dotare un territorio vastissimo di un piccolo sistema di forni in grado di rifornire le scuole della zona, scontando mille difficoltà di ogni tipo, non ultima la rigida divisione della società in caste, che rappresenta proprio il terreno di impegno della onlus.

In un contesto irto di difficoltà d’ogni genere.

A dare gambe al progetto della confederazione artigiana – allora presieduta da Franco Cambi – fu un docente d’eccezione: Ezio Centini, immaginifico e creativo pasticciere di Bisenti in Val Fino, ovvero uno dei nomi più conosciuti del settore in Abruzzo soprattutto per la sua attività di cioccolataio.

Ecco il suo racconto:

Sono stato tre volte in Bangladesh: nel 2005, nel 2006 e nel 2009, e ogni volta per un mese.

Abbiamo portato laggiù, con una vera e propria missione, due forni a legna, due impastatrici ed altre attrezzature più piccole per la produzione del pane.

Ho formato durante la mia presenza una decina di ragazzi, alcuni dei quali si sono poi dedicati stabilmente al mestiere di fornaio.

Col tempo, ovviamente, l’attività si è evoluta:

Il problema più grosso si è rivelato il costo per il trasporto del pane dai luoghi di produzione ai villaggi di destinazione con le scuole.

Per questo, alla fine, si è optato per dotare ogni villaggio con scuola di micro-forni: è difficile anche solo immaginare, da qui, quanto sia  complessa la gestione di queste attività in un Paese dagli usi del tutto differenti, a cominciare dal tipo di alimentazione per i forni.

Oggi di quella prima intuizione – che trovò il sostegno finanziario di Unioncamere, della Provincia di Pescara e della Banca di Ancona – è rimasto un importante lascito professionale: il consolidamento di alcune attività che hanno preso la strada di una produzione di pane e dolci ispirata a nuovi e più avanzati strumenti. Comunque nel segno di quella esperienza indimenticabile.

 

Export abruzzese

I danni causati dalla pandemia all’export abruzzese risparmiano il comparto farmaceutico, che grazie alle sue performance permette di contenere una crisi generale, ed alla provincia aquilana di imporsi con il risultato di gran lunga migliore tra i diversi territori.

Tutto questo mentre crollano i risultati di altri settori, a cominciare dalla produzione di mezzi di trasporto, che da sempre rappresenta la punta di diamante dell’export regionale.

E’ quanto emerge dallo studio realizzato per la Cna Abruzzo, su dati Istat, da Aldo Ronci, relativo all’andamento delle esportazioni tra gennaio e settembre dello scorso anno: una ricerca in cui spicca soprattutto il risultato clamoroso del settore farmaceutico.

“L’export degli articoli farmaceutici – illustra l’autore – registra uno strepitoso incremento di 229 milioni, che in percentuale vuol dire 107,8% in più, 14 volte superiore a quello italiano che è del 7,6%”. 

Un risultato lusinghiero che conosce una destinazione su tutte: gli Stati Uniti e il loro mercato, che assorbono ben 228 milioni complessivi.

Il risultato, di per sé eccezionale, consegna al territorio aquilano, dove hanno sede gli stabilimenti più importanti, il primato assoluto in Abruzzo: anche perché è l’unico a poter esibire il segno “+” davanti ai suoi valori, visto che nell’insieme vanta un aumento di 244 milioni di euro, cui conferisce un sostegno poderoso proprio il comparto della farmaceutica, con ben 205 milioni di incremento.

Come detto, però, la crisi generata dal Covid-19 ha inciso profondamente in negativo sui risultati complessivi dell’export.

Lo confermano innanzi tutto i valori assoluti: perché se nei primi nove mesi del 2019 ammontava complessivamente a 6 miliardi e 478 milioni, dodici mesi dopo l’Abruzzo deve fare i conti con cifre assai ridimensionate (5 miliardi e 752 milioni) che si traducono in una flessione di ben 726 milioni.

E poi perché ad essere colpito nel modo più pesante è stato soprattutto il settore dei mezzi di trasporto, che ha subito una caduta di 654 milioni, con una decrescita del 19%.

Con il farmaceutico, dice ancora lo studio, a passarsela bene sono stati anche il settore delle apparecchiature elettroniche, cresciuto di 36 milioni (+24,2%) e quello dell’alimentare (+19 milioni).

Quanto ai territori, ovviamente, a determinare le gerarchie nella classifica dei risultati ottenuti è l’andamento dei settori di riferimento.

Così, se la farmaceutica ha permesso all’Aquilano di diventare la sola provincia con valori positivi (+244 milioni), la caduta speculare dei trasporti sospinge il Chietino all’ultimo posto (-753 milioni), con note assai negative anche per plastica e gomma (-88 milioni) e macchinari (-48).

Anche il Teramano presenta un quadro in evidente affanno (-215 milioni, ben 81 dei quali provocati dai problemi dell’abbigliamento), mentre il solo Pescarese resta più o meno in linea di galleggiamento: solo 2 milioni di perdite.

 

by Redazione
Cna Abruzzo

Entro la fine dell’anno devono essere corrisposti a quanti ne hanno diritto i fondi previsti dalle diverse misure di ristoro volute dalla Regione Abruzzo. Anche a costo di lavorare senza soluzione di continuità nei giorni festivi.

Lo sostiene il presidente regionale di Cna Abruzzo, Savino Saraceni, che chiede “alla giunta regionale e al presidente Marsilio di dire ai cittadini e agli imprenditori come stanno effettivamente le cose, indicando tempi e modi in cui avverrà effettivamente l’erogazione. Perché adesso al caos di aperture e chiusure non si può sommare il rinvio a data da destinare di quanto promesso”.

L’Abruzzo – prosegue – versa in una situazione estremamente preoccupante, per via della particolare situazione in  cui siamo finiti. Perché siamo in Italia gli unici ad essere rimasti penalizzati, seppur per pochi giorni, con la ‘zona arancione’; e perché frastornati dalla confusione generata dai contrasti istituzionali tra Regione e Governo circa la potestà decisionale sulle restrizioni, culminati con la sentenza del Tar che ha dato ragione al Governo. Un caos cui ora non si può certo sommare anche l’incertezza nella erogazione di quanto promesso con i provvedimenti ‘Cura Abruzzo 1 e 2′”.

“In queste ore – ricorda ancora Saraceni – abbiamo assistito, nel silenzio della Giunta, a prese di posizione di segno opposto tanto di autorevoli esponenti della maggioranza di governo regionale che di opposizione. Con gli uni che indicano, dandola per certa, la fine dell’anno come limite per la liquidazione di oltre 11mila pratiche; e gli altri a dire che invece non se ne farà nulla, stante la mancanza di indicazione degli uffici, esibendo oltretutto numeri non proprio entusiasmanti su quanto fatto sin qui”.

“Serve dunque che la giunta regionale e lo stesso presidente Marsilio – conclude Saraceni – dicano agli abruzzesi come stanno effettivamente le cose, ed indicando tempi e modi per l’erogazione di quanto promesso”.

 

Turismo attivo

C’è un immenso giacimento di valori ambientali nelle nostre aree montane che può trasformarsi in offerta turistica mirata e vincente per tutto l’Abruzzo.

A condizione di avere a disposizione progetti e idee, ma anche sostegno economico e supporto istituzionale agli operatori professionali.

E’ il senso del protocollo d’intesa sottoscritto a Pescara, nella sede regionale della Cna, dal presidente regionale di Cna Turismo, Claudio Di Dionisio, e  dal presidente  regionale di una sigla che rappresenta in Abruzzo circa 200 operatori del Collegio delle guide alpine e degli accompagnatori di media montagna, Davide Di Giosaffatte.

Obiettivo dell’intesa raggiunta tra le due sigle specializzate nel segmento della vacanza attiva e del turismo “esperienziale” è “contribuire a valorizzare, sviluppare e tutelare il comparto del turismo  montano e delle aree interne”.

A favorire questa vocazione, come detto, “la presenza di uno straordinario patrimonio ambientale pressoché unico in Europa: tutto ciò deve costituire il valore aggiunto di un’offerta che va affinata puntando alla costruzione di pacchetti mirati, al potenziamento di figure professionali dedicate e non improvvisate, a politiche di promozione e marketing efficaci ispirate alla continuità nel tempo, slegate da contingenze e mutamenti del quadro politico-istituzionale locale”.

Agli auspici, le due associazioni uniscono però un robusto pacchetto di proposte indirizzate ai diversi interlocutori istituzionali, Regione in testa.

Ecco così la richiesta di “promuovere le attività dell’escursionismo, arrampicata, alpinismo estivo ed invernale, sci alpinismo, freeride, quali valore aggiunto nell’offerta turistica regionale; migliorare e ottimizzazione l’accoglienza e l’organizzazione della ricettività turistica in funzione delle esigenze specifiche della clientela delle attività esperienziali; diffondere la conoscenza delle nostre attività esperienziali tra i tour operator ed operatori della ricettività turistica; coinvolgere il Collegio regionale in iniziative e progetti di carattere turistico per la valorizzazione del patrimonio artistico, culturale dell’entroterra abruzzese, con particolare attenzione ai borghi e ai piccoli centri abitati di montagna, anche in forma aggregata; predisporre progetti attuativi, con l’obiettivo di intercettare finanziamenti di carattere nazionale e comunitario, con lo scopo di valorizzare le aree interne, il ripopolamento, la nascita di nuove attività e servizi connessi; valorizzare la figura professionale delle guide alpine, e quelle connesse degli accompagnatori di media montagna, con iniziative, corsi, manifestazioni, creando i presupposti per una affermazione del ruolo anche in ambiti popolari”.

Positivi, sempre a detta delle due sigle, alcuni primi risultati che muovono nella direzione giusta: come “la sottoscrizione di accordi nazionali con un grande operatori quale Air Bnb; la doppia partecipazione con proposte di filiera al TTG di Rimini; la formulazione di proposte e richieste (specialmente per il ruolo delle guide e delle aziende turistiche) in tempo di Covid-19, in partnership con le altre sigle unitarie; l’organizzazione del 1° Eductour e workshop Active Abruzzo con la partecipazione di 12 tour operator internazionali interessati all’offerta della regione”.

by francesca
Moda abruzzese

Un calo di fatturato, per il 2020, che oscilla dal 35 al 60%, con previsioni anche peggiori – dal 50 al 70% – sulla stagione primavera-estate 2021.

Sono le cifre, tutt’altro che rosee prospettare per il  settore del tessile abbigliamento e pelletteria da Federmoda Cna, dando voce alle preoccupazioni e ai timori di una filiera che in Abruzzo vanta circa 1.300 imprese, ovvero un segmento di tutto rispetto dell’imprenditoria regionale.

“Come ha sottolineato in una lettera recente inviata dai nostri vertici nazionali al Capo del Governo e a diversi ministri – sottolinea il presidente regionale Giovanni Di Michele (nella foto) – le varie misure fin qui introdotte a sostegno dei diversi settori produttivi non dedicano la dovuta attenzione a questo comparto che ha tanta rilevanza in termini sulla bilancia commerciale del Paese e rappresenta da sempre un biglietto da visita dell’Italia nel mondo”.

La filiera della moda, particolarmente diffusa e vivace nel territorio teramano, ma con presenze significative anche in altri territori, nella nostra regione raggruppa circa 700 aziende dell’abbigliamento, 300 della pelletteria, 250 del tessile, 55 del calzaturiero.

E se è vero che due soli sono i grandi gruppi da oltre 200 dipendenti ciascuno e fatturati che superano i 50 milioni di euro, è vero anche che una settantina di imprese superano i 10 dipendenti (con fatturati fino a 50 milioni) ed il resto è un patrimonio di micro imprese fino a 9 dipendenti e 3 milioni di fatturato.

“Un sistema vitale ma fragile – osserva ancora Di Michele – che risente delle incertezze gravissime provocate dalla crisi che la pandemia ha generato. E che proprio per questo deve ragionare in termini di certezze, se non vuole ritrovarsi a fare i conti con un quadro ancora più negativo, perché adesso è in gioco davvero la sopravvivenza stessa di questa filiera. Servono misure come una moratoria finanziaria e contributiva per 18 mesi a partire da gennaio 2021, l’adozione degli ammortizzatori sociali per tutto il 2021, agevolazioni fiscali sull’acquisto di prodotti made in Italy nel nostro Paese. La moda è settore ad alta intensità di manodopera, e per essere competitivo ha bisogno di un’ulteriore riduzione del cuneo fiscale e di flessibilità nell’utilizzo dei contratti a termine e di un taglio contributivo importante per chi stabilizza e forma il personale in azienda”.

A colpire duramente il settore, poi, ci si sono messi tempi e modi con cui la crisi da Covid 19 ha colpito:

Forse è bene ricordare, come hanno fatto il presidente e il responsabile nazionale Marco Landi e  Antonio Franceschini, che la vita produttiva delle aziende di moda è organizzata sulle collezioni autunno/inverno e primavera/estate.

La pandemia, e la conseguente progressiva chiusura del traffico di persone a livello internazionale esploso a fine febbraio in Italia, ha determinato l’interruzione della campagna vendita invernale.

Nello stesso momento erano in corso le consegne della primavera/estate 2020, e in questo caso la merce inviata dalle aziende o non è stata ritirata oppure è stata ritirata dai negozianti che dopo pochi giorni hanno dovuto chiudere per il lockdown.

Ma mentre nel primo caso i fornitori sono sono stati pagati, nel secondo sono state concesse dilazioni di pagamento.

E adesso dobbiamo pure fare i conti con le previsioni per la seconda ondata, che genererà un calo di fatturato per il 2020 che si stima dal 35% al 60%,e su una ulteriore previsione sulla primavera/estate del 2021che va dal 50% al 70%.

 

by francesca
Cna Abruzzo

L’emergenza Covid-19 non modifica l’andamento del credito concesso alle imprese, tranne che per le piccole, ma l’Abruzzo continua a guardare dal basso in alto il resto del paese.

Tutto ciò, mentre gli abruzzesi continuano a gonfiare conti correnti e libretti di risparmio.

Le tre tendenze emergono dallo studio realizzato da Aldo Ronci per la Cna Abruzzo, che passa sotto la lente d’ingrandimento i dati elaborati da Bankitalia sui finanziamenti concessi dagli istituti di credito nel secondo trimestre dell’anno: ovvero tra quei mesi di aprile e giugno segnati dai colpi durissimi inferti all’economia italiana dall’esplosione della pandemia, prima, e dalla chiusura generalizzata delle attività che ne è seguita.

“Degli 11 miliardi e 71 milioni di euro di prestiti concessi alle imprese in quel periodo – illustra così il curatore dell’indagine – 605 sono stati erogati con le garanzie dello Stato, ovvero il 5% del totale. Percentuale che però sale al 12% del totale delle erogazioni se si guarda al credito concesso al mondo delle piccole imprese, pari a 2 miliardi e 693 milioni”.

Questi numeri, è il caso di dirlo, fotografano però solo un pezzo della verità.

Perché – è lo stesso studio a dirlo – a prefigurare “un caso Abruzzo” sono soprattutto le differenze di valori percentuali con il resto d’Italia, sia al lordo che al netto dei finanziamenti erogati per l’emergenza Covid-19.

In dettaglio, nel primo caso, le cifre dicono che si è verificata una diminuzione di 191 milioni per il totale delle imprese (-1,7% Abruzzo contro +3,7% Italia), ma scomponendo il dato si scopre che per le piccole il rapporto si ribalta: 126 milioni in più (+4,9% contro +2,6% Italia).

Il Covid-19, dunque, non ha modificato almeno fino a giugno la sostanza nell’andamento del credito in Abruzzo, se non per le piccole imprese.

Infatti, l’iniezione di liquidità assicurata dai fondi garantiti dallo Stato ha compensato solo in parte la diminuzione di credito alla imprese: che è stata solo di 191 milioni in meno, grazie ai citati 605 erogati con le misure dello Stato.

Altrimenti la diminuzione di credito al mondo produttivo, nella sua interezza, sarebbe stata di ben 794 milioni.

E pur in presenza del dato positivo per le piccole imprese garantito dalle misure Covid, il divario con l’andamento nazionale mostra le strutturali debolezze abruzzesi, perché il rapporto tra prestito medio nella nostra regionale e nazionale dice che siamo fermi al 60%: 82.764 euro contro 139.064.

E a proposito di finanziamenti concessi attraverso il Fondo Centrale di Garanzia, è notizia di queste ore (dati aggiornati al 30 ottobre, ndr) che l’Abruzzo ha superato “quota 30mila”: per l’esattezza 30.269 operazioni approvate, di cui 25.825 (l’85%) per le pratiche fino a 30mila euro.

In testa ai finanziamenti la provincia di Chieti (8.345), seguita da Teramo (7.763), Pescara (7.577) e L’Aquila (6.584).

Presto, tuttavia, per poter dire quanto abbiano inciso queste cifre sul totale delle somme erogate nel complesso dal sistema bancario nello stesso periodo, e soprattutto se il divario con i mesi precedenti sia stato colmato.

Come detto, però, le settimane più critiche della pandemia hanno coinciso anche con nuovi record sul fronte del risparmio bancario e postale: tra aprile e giugno sono affluiti infatti su conti correnti bancari e libretti postali delle famiglie abruzzesi qualcosa come 28 miliardi e 379 milioni di euro, ovvero un miliardo e 468 milioni in più dello stesso periodo del 2019: con un incremento del 5,46%, superiore alla media nazionale attestata al 4,8%. Insomma, si risparmia senza spendere.

 

by Redazione
Cna Cinema Abruzzo

La chiusura delle sale cinematografiche è una misura ingiustificata, soprattutto alla luce di cifre indiscutibili che descrivono questo settore come uno dei più virtuosi in fatto di misure di sicurezza. Ed è per questo che ne chiediamo la riapertura immediata.

Dà voce alla rabbia e allo stupore dei tanti operatori della nostra regione, di fronte alle scelte operate dal Governo con l’ultimo Dpcm, la presidente di CNA Cinema e Audiovisivo, Anna Paolini, secondo cui “i dati in materia di sicurezza delle sale non possono essere messi in discussione: nel periodo tra il 15 giugno e il 25 ottobre scorso, hanno ospitato circa 5 milioni di spettatori, con un solo contagio certificato: questo vuol dire che le operazioni di sicurezza, che hanno comportato investimenti ingenti, hanno riguardato l’adeguamento di tutti gli standard previsti, dagli spazi al tracciamento dei posti, dalla sanificazione al distanziamento, dal ricambio dell’aria al controllo della temperatura e all’uso della mascherina obbligatoria. E stiamo parlando di un paese, l’Italia, in cui esistono ben 2mila cinema con 4mila schermi. Se sarà necessario, pur di non chiudere, gli operatori sono disposti ad assumere comportamenti ancor più rigorosi e stringenti”.

Dunque, sottolinea ancora Paolini, “alla chiusura delle sale corrisponderà l’apertura ufficiale – come detto giustamente dalla nostra struttura nazionale – di una crisi endemica del cinema, una filiera produttiva che investe contenuti, produttori, distributori, senza dimenticare industrie tecniche, fornitori, autori, maestranze, attività legate alla promozione e al marketing. Qualcosa come oltre 12mila operatori a livello nazionale, il 2% del totale delle imprese attive; numeri, già di per sé rilevanti, cui andrebbero aggiunti quanti forniscono alla filiera del cinema e dell’audiovisivo materiale di scena, abiti, falegnami, impiantisti, società di pubblicità e marketing, truccatori, acconciatori”.

Come detto, sul tema è intervenuta Cna Cinema e Audiovisivo nazionale al Governo, oltre all’immediata riapertura delle sale, ha chiesto anche tutela per le piccole e medie imprese del settore, con “l’immediata deroga al decreto Bonisoli per l’obbligo di uscita per le produzioni indipendenti, l’attuazione immediata degli obblighi di investimento e programmazione sia dei broadcaster che delle cosiddette OTT(Over the top, ovvero imprese che forniscono servizi via internet, ndr), con conseguente decreto applicativo che doveva essere emanato a gennaio 2020″.

 

by Redazione
cna

Le misure restrittive contenute nel nuovo Dpcm su congressi ed eventi fieristici, strutture termali e centri benessere, parchi tematici e divertimento, professioni della montagna e guide turistiche, ristorazione e attività ricettive, noleggio veicoli e altre attrezzature e attività all’aperto, comporteranno la chiusura definitiva di tantissime attività turistiche, impossibilitate non solo a sopravvivere ma anche a restituire le esposizioni economiche contratte nel periodo del precedente lockdown.

E’ il grido d’allarme lanciato dal presidente regionale di Cna Turismo, Claudio Di Dionisio (nella foto), che  mette in guardia sullo stato di salute di un comparto che la crisi provocata dalla pandemia aveva già unanimemente indicato come uno dei più in sofferenza del sistema produttivo  nazionale:

E se ci fossero ulteriori restrizioni, in caso di aumento della curva infettiva, per molti sarà impossibile continuare a lavorare.

Più in generale, ad accrescere  le preoccupazioni degli operatori, ci si mette anche il fattore “tempo”:

In questo specifico periodo dell’anno, in cui si sta programmando la stagione invernale, con le più grandi vetrine turistiche in corso di svolgimento e le conseguenti trattative in corso  si interviene senza logica, prospettando ulteriori e gravi restrizioni fino alla chiusura di diverse attività, sconsigliando gli spostamenti considerati non necessari.

Ma così si finisce per far aumentare solo la paura di viaggiare da parte dei consumatori, rendendo impossibile una qualsiasi programmazione, che già si traduce in blocco delle prenotazioni.

Ancora, Di Dionisio critica le misure adottate dal Governo:

Seppur d’accordo nel valutare ogni forma di prevenzione necessaria a contenere l’epidemia, non riusciamo a comprendere come si intervenga senza criterio anche contro quelle attività che hanno dimostrato senso civico e responsabilità nell’attuare tutti i protocolli richiesti dai precedenti decreti.

Ma così si manda un segnale forte di impotenza verso chi, invece, ha deliberatamente ignorato ogni appello alle precauzioni, concedendo la libertà di fare qualsiasi cosa perché impossibili da intercettare, verificare e punire

Dunque, a detta di Cna Turismo Abruzzo, si chiede al Governo ed alle istituzioni locali “di valutare bene ogni iniziativa, avvalendosi di associazioni e professionisti dei settori interessati, non intervenendo per tentativi, ma organizzando in maniera organica le azioni da mettere in campo per evitare di colpire al cuore settori produttivi di primaria importanza come il turismo”.

by Redazione
dona capelli

Un contributo nel nome della solidarietà alle pazienti oncologiche, in uno dei momenti più difficili della proprio esistenza. E’ il senso dell’iniziativa Dona Capelli, voluta dall’associazione di promozione sociale I Colori della Vita in collaborazione con Cna Abruzzo e “Mondial Hair”, presentata a Pescara nel corso di una conferenza stampa tenuta nella sede della Cna Abruzzo.

Il progetto che ha preso le mosse stamattina potrebbe finalmente sbloccare una lunga assenza in materia della Regione Abruzzo, tra le poche in Italia a non prevedere contributi economici per l’acquisto delle parrucche da parte delle donne malate.

All’incontro con la stampa, coordinato dal direttore regionale di Cna Abruzzo, Graziano Di Costanzo hanno preso parte Angela Barone, presidente regionale di Cna Benessere e Sanità,  Giovina Zulli, presidente dell’associazione I Colori della Vita, Marcello Marinelli, titolare della “Mondial Hair”.

Ospite istituzionale l’assessore regionale alla Sanità, Nicoletta Verì.

Grazie alle donazioni effettuate dai parrucchieri adenti alla confederazione artigiana, un piccolo esercito che conta circa cinquecento operatori nel territorio abruzzese, I Colori della Vita, secondo un meccanismo di equo scambio, potrà ricevere dall’azienda partner che si occupa del confezionamento le parrucche: in  sostanza, chi vorrà donare i suoi capelli darà un grande contributo di solidarietà, per aiutare le donne in cura a riappropriarsi della propria identità e del proprio benessere psicofisico.

I parrucchieri associati alla Cna, come detto, contribuiranno gratuitamente alla raccolta dei capelli per la produzione delle parrucche.

Perché, ha detto Angela Barone, “i capelli per la donna sono un elemento identitario forte, che contribuisce a definire la propria immagine e il proprio benessere psico-fisico. Sarà nostro compito sollecitare le donatrici a compiere un gesto che vada incontro alle tante donne sfortunate che soffrono per la malattia e le sue conseguenze”.

“La nostra associazione – ha spiegato Giovina Zulli – lavora da anni nel campo dell’assistenza alle pazienti oncologiche: grazie a un team composto da varie figure, che vanno dagli psicologi alle estetiste, dai parrucchieri agli artisti, cerchiamo di offrire un sostegno concreto a chi soffre. E crediamo che questa iniziativa muova proprio in quella direzione”.

La presentazione del progetto, per ora legato allo spirito di iniziativa dei tre partner, potrebbe però aprire a breve un interessante risvolto di carattere istituzionale, come ha fatto capire le suo intervento la titolare dell’assessorato alla Sanità, Nicoletta Verì, che pure ha manifestato apprezzamento per il valore sociale di Dona Capelli:

Purtroppo le condizioni del sistema sanitario abruzzese, in ragione del piano di rientro ancora in vigore, impediscono alla Giunta di procedere con un atto proprio.

Ma io intendo farmi promotrice di una iniziativa di tutto il Consiglio regionale, dove è già stato presentato un disegno di legge in tale senso (ad opera della consigliera Marianna Scoccia, ndr) affinché tutti lo sostengano, senza distinzione di maggioranza e opposizione.

Sperando, nello stesso tempo, che le nuove cure chemioterapiche riducano sempre più i danni collaterali come la perdita di capelli.

L’Abruzzo, insomma, grazie a Dona Capelli potrebbe raggiungere le politiche adottate da altri territori: «Nella mia regione, le Marche – ha sottolineato Marcello Marinelli – una legge in tal senso esiste dal lontano 2009».

by Redazione
Bio Benessere

Buone notizie per i bio lovers e per tutti gli amanti di uno stile di vita sano, biologico, green e in sintonia con la natura.

Torna a Pescara Bio Benessere, la fiera del sano vivere, in programma il 2, 3 e 4 ottobre 2020 (dalle 9 alle 20) nel padiglione espositivo del Porto Turistico Marina di Pescara. La kermesse, promossa dalla CNA di Pescara e dalla Camera di Commercio Chieti Pescara e ideata e curata dalla Fiere e Dintorni Srl, è la prima e unica manifestazione fieristica del Centro Sud Italia interamente dedicata al mondo del bio, dell’alimentazione naturale e del green lifestyle.

L’evento, inoltre, può contare sulla partnership con le principali testate giornalistiche di settore.

Tante le novità per questa settima edizione dell’evento che non solo è stato confermato, per lanciare un messaggio forte di ripartenza a tutte le aziende e i professionisti che lavorano nel settore, ma è stato anche potenziato con un giorno in più. Saranno, infatti, tre le giornate in cui i visitatori avranno la possibilità (previa prenotazione obbligatoria sul sito internet dell’evento) di conoscere le ultime novità in tema di cibi salutari, cosmetici naturali, prodotti biologici e tutto ciò che attiene a uno stile di vita sano e green.

Del resto, la fase di lockdown dovuto al Covid19, privandoci della possibilità di uscire e di svolgere la nostra vita quotidiana, ha offerto a molti di noi l’occasione di sperimentare e apprezzare uno stile di vita decisamente più slow. Dalla riscoperta di fare il pane e altre prelibatezze in casa utilizzando prodotti naturali, alla passione con cui dedicarsi a orti, giardini e piante, passando per la piacevole sensazione di prendersi cura di se stessi e del proprio corpo, fino ad arrivare al senso di libertà di abbandonare l’automobile per scegliere mezzi di trasporto più green.

Tutto questo ha ampliato notevolmente la platea dei bio e green lovers che, grazie alla nuova edizione di Bio Benessere, potranno scegliere la loro fascia oraria, prenotare gratuitamente l’ingresso alla fiera, e fare un tuffo nel mondo del sano vivere.

Allo stesso tempo, l’evento fieristico rappresenterà un’importante occasione per le aziende del settore di tornare a incontrare il pubblico, di rappresentare la propria natural bio identity e di fidelizzare il consumatore, seppure con le dovute precauzioni imposte dalle normative e sancite dal protocollo per la sicurezza #SanieSicuri redatto dai promotori dell’evento.

“Nonostante le difficoltà del momento abbiamo voluto ricreare una piattaforma per consentire agli operatori del settore di ricreare contatti perché si tratta di un mercato che necessita di tornare a relazionarsi di persona, cosa possibile soprattutto con un marketing diretto fieristico”, spiega Silvia Di Silvio di Fiere e Dintorni. “Gli ingressi saranno contingentati, con obbligo di mascherina e di distanziamento. Per questa ragione abbiamo allungato di un giorno la fiera e pianificato dieci slot da un’ora ciascuna per un massimo di 200 persone. I visitatori potranno prenotare la propria visita gratuita sul sito della fiera e, qualora per loro non fosse sufficiente una sola ora, potranno riservare anche più di un ingresso. Questo trasformerà inevitabilmente l’evento in un appuntamento molto qualificato e orientato al business e non solo un luogo dove fare una passeggiata a tempo perso, con evidenti benefici per gli espositori e i visitatori realmente interessati”.

Due le grandi aree tematiche presenti nella fiera:

Area green and natural food, benessere e cosmesi naturale: per scoprire e scegliere gli alimenti giusti per uno stile di vita sano, accrescere la sensibilità alla composizione dei prodotti su base naturale, potersi prendere cura di sé in modo naturale sperimentando discipline olistiche e l’utilizzo di cosmetici naturali e biologici per viso, corpo e capelli, integratori e nutraceutici.

Area green lifestyle esterna: per sensibilizzare la sostenibilità dei  cittadini alla bike mobility e all’utilizzo delle green cars.

Per incentivare la fase della ripartenza, la fiera anche quest’anno è stata fermamente appoggiata da Cna Pescara e Camera di Commercio Chieti Pescara che tra le altre cose ha stanziato un fondo e istituito un bando volto a offrire alle imprese un bonus a fondo perduto per incentivare la partecipazione agli eventi fieristici.

“Abbiamo investito oltre tre milioni di euro in contributi a fondo perduto per supportare le imprese in questa difficile ripresa”, evidenzia il presidente della Camera di Commercio Chieti Pescara, Gennaro Strever. “Parte di queste risorse sono andate proprio al settore fieristico che risulta essere tra quelli ad aver maggiormente risentito delle politiche, purtroppo necessarie, di distanziamento sociale. Con questo bando, uscito nel mese di luglio, abbiamo rappresentato una unicità del territorio italiano ed abbiamo permesso ai nostri partner di continuare, attraverso i loro eventi, a valorizzare le eccellenze del territorio. Il Un grosso in bocca al lupo agli organizzatori: sono certo che le imprese che vi parteciperanno beneficeranno di questa iniziativa svolta nella più totale sicurezza”.

“Abbiamo voluto mantenere l’impegno per manifestazioni anche quest’anno dopo una riflessione attenta alle problematiche del Coronavirus”, aggiunge il direttore provinciale di CNA Pescara, Carmine Salce. “Per fortuna l’evoluzione della situazione sanitaria lo ha consentito. C’è una grande voglia di riprendere le attività in normalità e proprio questo è il.momento di programmare il 2021 nella speranza che il peggio lo abbiamo alle spalle”.

L’ingresso all’evento è gratuito e aperto a tutti, previa registrazione che può essere fatta online sul sito www.fierabiobenessere.it.