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Tag Archives: Economia abruzzo

cassa integrazione

“Sarà impossibile per migliaia di lavoratori della provincia di Chieti ricevere, nei tempi annunciati dal governo gli importi maturati per la cassa integrazione e per gli altri ammortizzatori sociali”, è quanto dichiarato dal Consiglio Provinciale dell’Ordine dei Consulenti del Lavoro e dall’ANCL (Associazione Nazionale Consulenti del Lavoro) Unione provinciale di Chieti, rispettivamente rappresentati da Maria Teresa Maimone e Nicola De Laurentis.

“Le attuali modalità di accesso a tali strumenti, infatti, risultano essere intrise di una burocrazia tale da non permettere tecnicamente di arrivare entro il 15 aprile alla liquidazione delle somme da erogare – si spiega nella nota – La situazione sarebbe stata diversa se le istituzioni avessero raccolto le proposte di semplificazione formulate dal nostro Consiglio Nazionale, come ad esempio il ricorso ad un ammortizzatore sociale unico. Occorre segnalare, inoltre, il tema della capienza dei fondi stanziati: non si è a conoscenza, infatti, se questi ultimi saranno sufficienti a coprire tutte le richieste provenienti dalle imprese. A complicare una situazione già critica, vi è inoltre l’impossibilità in Abruzzo di poter presentare richieste di cassa integrazione in deroga dato che, pur essendo stato approvato l’accordo quadro regionale, ad oggi non è stata ancora resa nota la procedura informatica mediante la quale poter presentare le richieste”.

by Redazione
credito

Sportelli bancari chiusi a doppia mandata per le piccole imprese e gli artigiani abruzzesi.

L’ennesima conferma di quanto il credito sia diventato ormai un miraggio per alcune categorie produttive della nostra regione arriva da uno studio realizzato, per conto della Cna Abruzzo, da Aldo Ronci.

A settembre, dice infatti la ricerca realizzata su dati di Bankitalia, il credito alle micro imprese ha subìto, rispetto ai 12 mesi precedenti, una contrazione davvero pesantissima: ben 73 milioni in meno.

Una diminuzione in aperta controtendenza, illustra il curatore dell’indagine, “sia rispetto alle imprese medio-grandi, per cui è cresciuto di 85 milioni, ma sia soprattutto per le “famiglie consumatrici”, accreditate di 215 milioni di incremento”.

In valore percentuale, le differenze si notano in maniera ancora più netta, se possibile.

Così, se il credito al mondo delle micro imprese in Abruzzo è diminuito del 2,7%, contro il 2,3% nazionale, quello erogato alle imprese medio-grandi risulta addirittura di segno opposto: l’aumento registrato in Abruzzo (un punto percentuale in più) risulta infatti in netta controtendenza rispetto alla media nazionale (-0,7%).

Complessivamente, dunque, a fine settembre del 2019 il barometro del credito ha segnato in Abruzzo una consistenza (ovvero il valore complessivo del totale degli impieghi effettuati dal sistema bancario a favore di imprese e famiglie, ndr) di 20 miliardi e 727 milioni di euro, registrando, sui 12 mesi precedenti, al netto delle cessioni delle sofferenze, un incremento di 227 milioni.

Quanto ai depositi e al risparmio postale, infine, lo stesso periodo registra, rispetto al 2018, un aumento di 394 milioni di euro: 27 miliardi e 121 milioni, contro 26 miliardi e 727 milioni.

“La differenza macroscopica tra raccolta del risparmio e impieghi – esordisce il presidente regionale di Cna, Savino Saraceni – fotografa fedelmente l’andamento di una terra che destina altrove una parte consistente dei suoi risparmi, in un momento in cui al contrario l’economia regionale, e soprattutto le imprese di minori dimensioni, avrebbero assoluto bisogno di liquidità”.  

“Lo studio dimostra inoltre, come abbiamo più volte denunciato – aggiunge – che le regole che governano il mondo bancario, dominato dagli algoritmi, impatti in modo negativo sul sistema delle piccole imprese, anello debole della catena. Sono loro a pagare in termini di minor concessione di credito i danni prodotti alle banche dall’ammontare enorme di sofferenze prodotte dalla grande clientela più strutturata”.

“Così – conclude Saraceni – diventa impossibile non contare sul sostegno pubblico della Regione nell’accesso al credito, tramite il sistema dei confidi. E in questo contesto diventa impossibile non parlare della difficile situazione che sta vivendo un grande gruppo, come la Banca Popolare di Bari, che in Abruzzo ha acquisito due Casse di Risparmio, con 800 dipendenti, oltre 100 sportelli e impieghi miliardari: gli esiti di questa vicenda, in termini di contrazione nell’erogazione del credito, saranno ancor più visibili a breve tempo. Riteniamo giusta dunque l’alleanza tra istituzioni, imprese e sindacati per salvaguardare un patrimonio costruito dagli abruzzesi in decenni di lavoro”.

by Redazione
premio cambiamenti

C’è una Silicon Valley d’Abruzzo in cui lavorano giovani imprenditori, dove corrono idee innovative, che guarda al mondo dei mercati globali ma sa anche riusare materiali e strumenti della tradizione regionale: come la vecchia, cara ceramica.

Tutto questo è condensato nel Premio Cambiamenti, voluto dalla Cna italiana proprio per premiare il pensiero innovativo, giunto alla quarta edizione, ha incoronato a Pescara la “regina” d’Abruzzo, ovvero l’impresa che il 28 novembre prossimo, a Roma, contenderà alle vincitrici delle altre regioni il primato nazionale.

Ad aggiudicarsi l’ambito traguardo è stata la “Termotag sas” dell’imprenditore teatino Luca Amicone; ha preceduto la “Carvin engineering srl” di Vincenzo Di Nino e la “Let’s Webearable Solution srl” di Mauro La Rocca e Robert Manolea.

Il trio ha ottenuto il più alto indice di gradimento al termine dalla selezione avvenuta nell’aula Federico Caffè della Facoltà di Economia dell’università d’Annunzio.

A decidere una platea di oltre 300 studenti, dopo una breve presentazione uguale per tutti (appena quattro minuti ciascuno) effettuata dai 12 concorrenti selezionati tra le 69 candidature della regione da una precedente scrematura effettuata da una giuria di esperti, tutti imprenditori e dirigenti del sistema CNA Abruzzo: Mirco Mirabilio, Linda D’Agostino, Paolo D’Amico, Gabriella Corona, Roberta Dell’Aguzzo e Ivano Lapergola.

Il verdetto della giuria “popolare” è avvenuto – e non poteva essere altrimenti – attraverso un voto avvenuto via social, smartphone ed altre tecnologie avanzate: il gradimento degli studenti si è miscelato, con diverse proporzioni, a quello degli esperti.

Il progetto del vincitore – che si aggiudica intanto un bonus da mille euro in servizi, in attesa di competere per gli ambiti benefit della finale nazionale, tra cui il primo premio da 20mila euro – potrebbe essere destinato a rivoluzione l’utilizzo di strumenti di larghissimo consumo, quali riscaldamento o condizionamento dell’aria.

Attraverso l’applicazione al polso di un semplice bracciale in ceramica, infatti, la persona sarà in grado di poter stabilizzare la propria temperatura corporea, evitando così un uso abnorme di emissioni fredde o calde a seconda della stagione, a tutto vantaggio dell’ambiente:

Ho messo a frutto questa idea progettuale nel mio soggiorno negli Stati Uniti – spiega Amicone, quarant’anni, laurea in Scienze manageriali proprio a Pescara – dove ero andato a perfezionare la lingua. Ho osservato, soprattutto nella stagione estiva, un uso folle di condizionatori sparati “a palla”, ho studiato le proprietà della ceramica, ed ho messo a punto questo brevetto, che stabilizza la temperatura corporea impedendo di usare in modo esagerato tanto l’aria fredda che quella calda.

Un dispositivo molto semplice, che per il momento sembra avere competitori importanti solo in America, e prospettive interessanti su tanti mercati, a partire da quello che si occupa di prodotti per la salute.

Un’applicazione – sia detto per inciso – che fa il paio con quella che un anno fa, sempre con la ceramica protagonista, consegnò la  vittoria finale nazionale all’aquilano Massimiliano Falcone, pure lui impegnato a studiarne l’uso a fini scientifici, medici e sanitari.

Dopo Amicone, piazze d’onore per la “Carvin engineering srl” di Vincenzo Di Nino e la “Let’s Webearable Solution srl” di Mauro La Rocca e Robert Manolea.

La prima si occupa dello sviluppo delle cosiddetta “visione artificiale” nel campo industriale; la seconda, invece punta su un campo assai simile a quello del vincitore: l’utilizzo stavolta di indumenti particolarmente trattati per la trasmissione di dati relativi alla salute di chi li indossa.

Con loro, hanno proposto i rispettivi progetti anche “LF System Italia srl”; “Gianluca Nappo natural fashion”; “Palati a Spasso srl.”; “Liberha srl”; “Abruzzo Rural Property sas”; “Api Forge srl”; “Teknisolar srl”; “Amosa.Exe srl”; “Oleafit”; “Pendeche srl”.

Alla manifestazione conclusiva del Premio Cambiamenti hanno preso parte, tra gli altri, il coordinatori nazionale e regionale del Premio, Luca Iaia e Silvio Calice, il presidente e il direttore regionale della Cna Abruzzo, Savino Saraceni e Graziano Di Costanzo, il presidente regionale dei Giovani Imprenditori di Cna, Luca Lecce.

by Redazione
agriturismi in Abruzzo

Il Cresa analizza i dati sugli agriturismi in Abruzzo e, al 31 dicembre 2018, ne sono 392: in 10 anni il calo è stato apri al 5,8% mentre nel resto d’Italia c’è stato un aumento del 31,1%.

Il presidente dell’istituto Lorenzo Santilli spiega:

I risultati negativi registrati nell’ultimo decennio dalle strutture agrituristiche sono dovuti alla sensibile flessione verificatasi nel biennio 2012-2013 che non è stata ancora recuperata nonostante l’aumento verificatosi nell’ultimo quinquennio e testimoniato dalla crescita dell’ultimo anno pari al +1,3% per gli esercizi e al +3,2% per i posti letto.

Di conseguenza il peso che la regione rappresenta sul totale nazionale è diminuito dal 2,7% all’1,9%, che pone l’Abruzzo al 15° posto della graduatoria tra le regioni italiane nella quale emergono Toscana, Trentino-Alto Adige e Piemonte (rispettivamente 25,2%, 15,7% e 11,0%).

La diminuzione degli agriturismi in Abruzzo è avvenuta contemporaneamente alla diminuzione delle strutture alberghiere (-6,1%) e in controtendenza rispetto all’aumento degli esercizi extralberghieri (+86,1%).

Alla flessione degli esercizi agrituristici si è affiancato il calo dei relativi posti letto (-8,4%) anch’esso in controtendenza rispetto all’incremento verificatosi in Italia (+41,2%).

Nel decennio la regione ha perso 413 posti letto, fatto che ha causato la diminuzione del suo peso percentuale sul totale nazionale dal 2,6% all’1,7% che colloca l’Abruzzo al 17° posto nella graduatoria regionale dove emergono Toscana e Trentino-Alto Adige (rispettivamente 28,5% e 11,2%).

Nel dettaglio provinciale spicca per numero di agriturismi Teramo (32,1% del totale regionale) seguita da Chieti (28,1%) e a una certa distanza da Pescara e L’Aquila (rispettivamente 21,4% e 18,4%).

Anche riguardo alla distribuzione territoriale dei posti letto emerge Teramo (34,4%) seguita da Chieti e Pescara (rispettivamente 25,2% e 23,0%) e poi L’Aquila (17,4%).

Teramo spicca anche in relazione al numero di posti letto per 1000 abitanti che registra un valore (5,0) superiore non solo a quello regionale (3,4) ma anche a quello nazionale (4,5).

Tra il 2008 e il 2018 tutte le province hanno fatto rilevare diminuzioni sia del numero di esercizi agrituristici che di posti letto ad essi relativi, con la sola eccezione dell’Aquila, unica ad aver riscontrato un sensibile aumento.

A maggiore dettaglio territoriale sono 153 i comuni sprovvisti di strutture agrituristiche. Per numero assoluto di alloggi agrituristici emerge Loreto Aprutino (12) mentre se si considera il numero di posti letto spicca Pineto (157).

 

by Redazione
artigianato abruzzo

Mille iscrizioni e 1.458 cancellazioni: è racchiuso in questo saldo negativo (-458 imprese) l’andamento dell’artigianato Abruzzo nei primi sei mesi dell’anno, secondo lo studio che Aldo Ronci (nella foto) ha realizzato per la CNA Abruzzo su dati del sistema camerale italiano diffusi da www.movimpresa.it.

Un dato che, se da una parte spinge la nostra regione in fondo alla graduatoria nazionale, peggior risultato degli ultimi quattro anni, induce le associazioni che rappresentano il mondo della micro impresa, come la CNA, a chiedere alle istituzioni, Regione in testa, “di pensare adesso a misure e politiche mirate, destinate a quelle che sono ancora in piedi”.

Ma torniamo ai dati, secondo cui le imprese artigiane attive in Abruzzo sono 29.448.

Lo studio di Ronci dice che “la loro flessione percentuale è stata pari all’1,52%, con un valore superiore al decremento italiano, fermo allo 0,65%”.

Ma dice anche che la caduta si è distribuita “in modo disomogeneo sul territorio regionale: peggiori risultati all’Aquila (-140) e Chieti (-144), decrementi più contenuti a Pescara (-97) e Teramo (-77)”.

Dati, quelli delle due province messe peggio, che le hanno fatte precipitare rispettivamente al terzultimo e sestultimo posto della graduatoria nazionale tra le 105 province d’Italia.

“La CNA, con le altre associazioni d’impresa – commenta il direttore regionale della confederazione artigiana, Graziano Di Costanzo ha da tempo denunciato la condizione di estrema gravità in cui versa il mondo della micro impresa e dell’artigianato in Abruzzo. Ed ha sollecitato misure di sostegno all’erogazione del credito, alla trasmissione d’impresa e allo start-up, alla digitalizzazione, all’internazionalizzazione, all’export, alla formazione. Misure su cui ci siamo confrontati con i diversi governi regionali, utilizzando lo stesso metro e lo stesso linguaggio: quello dell’urgenza. Una corda che non sembra fare breccia, vista la lunghezza esasperante, talvolta biblica, legata all’iter di approvazione dei bandi e delle relative graduatorie”.

Tra i comparti produttivi, continua incessantemente a perdere colpi – nel mondo dell’artigianato – il settore delle costruzioni, che ha fatto registrare un saldo negativo di 236 imprese, ben 156 delle quali localizzate tra Chieti e L’Aquila.

Una crisi che fa chiedere alla CNA misure specifiche a più istituzioni, come il governo e i Comuni, in materia edilizia: “Occorre dare sostegno e vigore a misure di rigenerazione urbana, come ‘eco’ e ‘sisma’ bonus: ha senso infatti mettere in sicurezza il patrimonio edilizio esistente, per riqualificare i nostri centri urbani. E questo può dare ossigeno alle micro imprese” dice Di Costanzo.

Male, infine, è andata pure nelle attività manifatturiere (-146) con pesanti cadute soprattutto nel Chietino (-52) e nel Teramano (-40), mentre altri segni “meno” sono arrivati nei trasporti (-46), nella riparazione di auto e di prodotti per la casa (-40), nell’alimentare (-29).

Tra i pochi dati in controtendenza, segno positivo solo per giardinaggio (+14) e servizi alla persona (+4).

turismo e sviluppo

Turismo: una parola, tante realtà. Se da un lato questo settore rappresenta uno dei motori dell’economia italiana, dall’altro si confronta stagionalmente con diverse problematiche che talvolta ne ostacolano il reale sviluppo e dunque una crescita regionale effettiva.

Certo è che l’Italia presenta una situazione eterogenea, e dunque sono proprio gli operatori di settore a chiedere un “riordino” di questo mondo.

Sguardo spesso vigile sulle spese quando si decide di partire, poiché in fin dei conti la vacanza fa bene alla testa ma un po’ meno alle tasche ed ecco che si cerca spesso il last minute o comunque quella soluzione più adatta che possa garantire un risparmio; eppure, a chi non piace trascorrere qualche giorno al mare e sorseggiare un buon cocktail in spiaggia o in alternativa passeggiare in totale relax in montagna? C’è chi poi predilige le città d’arte e dunque ama conoscere ed accrescere la propria cultura.

Ci sono soluzioni per tutti i gusti ma è tempo di scendere in campo con una vera e propria strategia affinché il turismo diventi davvero il volàno dell’economia nazionale.

Ma quali sono le reali difficoltà che incontra il settore e come si può davvero intervenire? Risponde a queste ed altre domande Paolo Oddi, giovane Manager alberghiero e docente di origine marchigiana che negli ultimi anni si è dedicato alla stesura di progetti per il rilancio del turismo e si è concentrato particolarmente sullo sviluppo dell’area adriatica, grazie anche ad un monitoraggio costante della realtà che lo porta a lavorare in Abruzzo, dove attualmente gestisce un albergo a Tortoreto Lido (Teramo).

Signor Oddi, entriamo nel cuore del tema “turismo”, lei di cosa si occupa nello specifico?

Sono un Manager alberghiero marchigiano con decennale esperienza in gestione hotel, risorse umane, revenue e sviluppo territoriale. Il mio lavoro consiste oltre a quello di essere titolare di una struttura ricettiva sul litorale teramano, anche in quello di consulente marketing per hotel. Inoltre sono docente accreditato per enti di formazione regionali. Diciamo che mi piace definirmi un manager che desidera il migliore sviluppo turistico sia per le strutture che per il territorio oltre che per un’importante crescita del “made in italy” e cerco di lavorare ogni giorno per questo obiettivo, nel mio piccolo e malgrado le difficoltà.

A proposito di difficoltà: ci può fare una panoramica, in base ai suoi studi, della situazione attuale del turismo in Italia?

Il nostro territorio presenta ricchezze artistiche e culturali inestimabili, ha dei prodotti turistici ineguagliabili ma, ahimè sembriamo incapaci nel valorizzare un tesoro che abbiamo tra le mani; situazione dovuta alla poca formazione e know how sia degli operatori turistici sia degli imprenditori, c’è una mancanza di sinergie e reti di imprese e co-operazioni necessarie per lo sviluppo del ” brand Italia “. Siamo accecati solo dall’egoismo imprenditoriale e non ci curiamo del fatto che insieme si fa la forza e nessuno vince da solo. Il Governo e le Istituzioni non si sono ancora resi conto che il turismo può rappresentare quasi la metà del PIL nazionale e quindi non investono più di tanto lasciando le Regioni e addirittura le vecchie Province o località singole a pubblicizzarsi e promuoversi da sole nel Continente e nel mondo; operazioni impossibili considerando la concorrenza feroce ed unita degli altri Paesi.

Ed invece il turismo in Abruzzo?

Il turismo abruzzese ha gli stessi problemi che ha anche la mia regione (Marche ) e tante altre regioni italiane soprattutto del centro sud: quello di possedere un patrimonio gigantesco e non saperlo gestire, valorizzare e promuovere. Sto vivendo la situazione della costiera teramana da due anni a livello imprenditoriale e credo sia molto indietro nei programmi e nello sviluppo territoriale. Vedo tante divisioni, tanto individualismo. Sembra che conti di più l’incasso della stagione invece che l’importanza del creare un brand per permettere lo sviluppo di un territorio negli anni. La presenza di molti hotel fermi agli anni ’80 sia come mentalità sia come struttura è la prova tangibile che col turismo si vuole solo “incassare” non costruire ed investire per poter “riscuotere il triplo in un quinquennio “. Purtroppo il futuro di questa realtà dipende molto dalla capacità di mettere a frutto quelle competenze acquisite con la formazione.

Come si potrebbe implementare il turismo in Italia, e per rimanere in zona, in Abruzzo?

Credo che tutto debba partire dalle Istituzioni: da un Ministero del Turismo forte che imponga regole e dall’Enit che deve riprendere il ruolo di faro per lo sviluppo e la crescita del Turismo italiano. Prendere provvedimenti impopolari ma necessari dalla lotta all’extra alberghiero “di contrabbando”, come lo definisco io, alle agevolazioni per i titolari e le catene alberghiere europee che investono nel nostro Paese e danno anche lavoro agli operatori italiani. Quindi bisogna ripartire da idee chiare ed essere presenti a fiere europee e mondiali come “Italia”, il Bel Paese e non frammentati e divisi. Stesso discorso per la regione Abruzzo che deve impegnarsi soprattutto nello sviluppo della rete di imprese, scuole e corsi di turismo e co-operazione pubblico privato. Per creare sviluppo è necessaria anche la disponibilità economica di tutti gli imprenditori del settore, uniti in un unico obiettivo.

Qual è secondo lei l’errore più grande commesso?

L’aver delegato il lavoro del Governo alle Regioni, Province e Comuni. Il turismo ed in particolare il “made in Italy” deve essere promosso e sviluppato dal centro di governo del Paese; ogni Regione o località deve intervenire e poter dire la sua, ma il Ministero del Turismo e l’ Enit devono far conoscere al mondo la realtà del paese. Se c’è un Ministero forte che detta le direttive e gli altri eseguono e propongono allora sì che possiamo iniziare a costruire un bel turismo italiano. Un altro ostacolo grandissimo è la mentalità: noi italiani non siamo più portati ad ospitare. Ripeto sempre una frase ” tolleranti con ospiti e visitatori; intolleranti con la mediocrità”. Questa frase credo riassuma tutto il mio pensiero: intolleranti rispetto alla mediocrità degli imprenditori ed operatori ed intolleranti di fronte alla mediocrità dei residenti che vedono nei turisti solo disturbo e caos. Se si esce fuori da questo “spirito”, allora si può costruire ed offrire qualcosa di più.

Quanto è importante il confronto tra operatori?

Credo che la co-operazione e il confronto tra operatori ( insieme all’aiuto e direttive del pubblico ) siano fondamentali per poter sviluppare un territorio. Le Iat, pro Loco, le consulte del turismo, i distretti non hanno dato risultati perché sono stati sempre visti come centro di potere per chi veniva eletto o nominato e centri di favori per i “seguaci”. Non si è pensato mai a lavorare insieme o discutere insieme per trovare idee e soluzioni.

Quali sono gli strumenti necessari per la cura del settore?

Innanzitutto come ho già anticipato, un potere forte centrale che dia direttive, regole e definizione dei vari contratti ai centri locali e Regioni. Poi bisogna formare in maniera precisa “destination manager” che siano in grado di scovare le eccellenze e le aziende di qualità sul territorio. E poi ancora sinergie, consorzi, co-operazioni e reti di imprese che sono le uniche capaci di riunire gli operatori e offrire loro servizi selezionati di eccellenza. In più dobbiamo cambiare noi, dobbiamo aprire le porte all’innovazione.

Consigli per quanti vogliono lavorare nel mondo del turismo?

Scendere in campo con tutta la passione che si ha nel cuore. Ai miei allievi ripeto sempre loro che devono amare questo lavoro, se non si è disposti a fare sacrifici è meglio lasciar perdere. E’un lavoro che concede poche ferie, nei festivi si lavora sempre ma è necessario rispondere alle esigenze dei clienti. Voglia, passione e fiducia nel proprio lavoro: è questo il segreto per cambiare e far maturare al meglio il turismo.

by Alessandra Renzetti
esportazioni in Abruzzo

Le esportazioni in Abruzzo fanno registrare numeri positivi: si parla in fatti di un incremento del 3,9% registrato nel 2018, con quasi 9 miliardi di euro di beni venduti all’estero.

E’ quanto emerge dall’ultimo Rapporto Export a cura di Sace Simest,(Polo export e internazionalizzazione Cdp).

Nel 2018 l’export abruzzese è altresì cresciuto in quasi tutte le aree geografiche, a partire da Polonia (+12,2% rispetto al 2017), Germania (+5,1%), Francia (+4,2%), Stati Uniti (+1,1%) e Spagna (+0,9%) e Polonia (+12,2%).

Nei primi tre mesi del 2019 si assiste invece ad una lieve flessione, pari allo 0,7%, che in ogni caso non impedisce alla regione di attestarsi su un trend di crescita stabile che ha caratterizzato l’ultimo quinquennio.

Flessione del primo periodo che deriva dai cali nei settori gomma e plastica (-8,9% rispetto al 2018) e della meccanica strumentale (-13,2%).

Foto di StockSnap da Pixabay 

by Redazione
stabilimenti balneari

Un’estate al mare…dice una famosissima canzone; infatti a qualche giorno di mare non si rinuncia.

E nemmeno gli abruzzesi sono da meno visto che hanno un’ampia scelta di lidi lungo tutto la costa.

Proprio il mare e gli stabilimenti balneari, sono al centro dell’indagine di Unioncamere-InfoCamere nella quale si regista un aumento del 26% delle imprese che gestiscono le spiagge italiane.

In questa crescita quindi c’è anche l’Abruzzo: nella nostra regione le aziende balneari registrate al 230 giugno 2019 sono 423 contro le 343 di dieci anni con una variazione del +23,3%.

Di queste aziende inoltre, 88 sono gestite da donne (il 20,8% sul totale) e 26 da giovani (il 6,1% sul totale).
In particolare Pescara, su 14,5 km di costa, registra 82 stabilimenti.

by francesca
confartigianato

L’ultimo bollettino del Sistema informativo Excelsior, realizzato da Unioncamere in collaborazione con Anpal, parla di 21.580 assunzioni previste nei prossimi tre mesi in Abruzzo.

Il reale problema sta in quelle “difficilmente reperibili” pari al 31,8% (di cui oltre 5mila nel solo mese di agosto).

Tra il personale difficile da trovare, ci sono: informatici, lavoratori dell’alimentare e operatori del wellness.

Mentre esistono dei settori che faranno da traino per l’economia regionale: per l’industria saranno metallurgia e meccatronica; nel terziario, invece, oltre ai servizi alla persona, cresceranno turismo, trasporto e logistica, servizi avanzati di supporto alle imprese.

Questi dunque i dati elaborati dal Centro Studi di Confartigianato Imprese Chieti L’Aquila.

by francesca