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Tag Archives: Economia abruzzo

Moda abruzzese

Un calo di fatturato, per il 2020, che oscilla dal 35 al 60%, con previsioni anche peggiori – dal 50 al 70% – sulla stagione primavera-estate 2021.

Sono le cifre, tutt’altro che rosee prospettare per il  settore del tessile abbigliamento e pelletteria da Federmoda Cna, dando voce alle preoccupazioni e ai timori di una filiera che in Abruzzo vanta circa 1.300 imprese, ovvero un segmento di tutto rispetto dell’imprenditoria regionale.

“Come ha sottolineato in una lettera recente inviata dai nostri vertici nazionali al Capo del Governo e a diversi ministri – sottolinea il presidente regionale Giovanni Di Michele (nella foto) – le varie misure fin qui introdotte a sostegno dei diversi settori produttivi non dedicano la dovuta attenzione a questo comparto che ha tanta rilevanza in termini sulla bilancia commerciale del Paese e rappresenta da sempre un biglietto da visita dell’Italia nel mondo”.

La filiera della moda, particolarmente diffusa e vivace nel territorio teramano, ma con presenze significative anche in altri territori, nella nostra regione raggruppa circa 700 aziende dell’abbigliamento, 300 della pelletteria, 250 del tessile, 55 del calzaturiero.

E se è vero che due soli sono i grandi gruppi da oltre 200 dipendenti ciascuno e fatturati che superano i 50 milioni di euro, è vero anche che una settantina di imprese superano i 10 dipendenti (con fatturati fino a 50 milioni) ed il resto è un patrimonio di micro imprese fino a 9 dipendenti e 3 milioni di fatturato.

“Un sistema vitale ma fragile – osserva ancora Di Michele – che risente delle incertezze gravissime provocate dalla crisi che la pandemia ha generato. E che proprio per questo deve ragionare in termini di certezze, se non vuole ritrovarsi a fare i conti con un quadro ancora più negativo, perché adesso è in gioco davvero la sopravvivenza stessa di questa filiera. Servono misure come una moratoria finanziaria e contributiva per 18 mesi a partire da gennaio 2021, l’adozione degli ammortizzatori sociali per tutto il 2021, agevolazioni fiscali sull’acquisto di prodotti made in Italy nel nostro Paese. La moda è settore ad alta intensità di manodopera, e per essere competitivo ha bisogno di un’ulteriore riduzione del cuneo fiscale e di flessibilità nell’utilizzo dei contratti a termine e di un taglio contributivo importante per chi stabilizza e forma il personale in azienda”.

A colpire duramente il settore, poi, ci si sono messi tempi e modi con cui la crisi da Covid 19 ha colpito:

Forse è bene ricordare, come hanno fatto il presidente e il responsabile nazionale Marco Landi e  Antonio Franceschini, che la vita produttiva delle aziende di moda è organizzata sulle collezioni autunno/inverno e primavera/estate.

La pandemia, e la conseguente progressiva chiusura del traffico di persone a livello internazionale esploso a fine febbraio in Italia, ha determinato l’interruzione della campagna vendita invernale.

Nello stesso momento erano in corso le consegne della primavera/estate 2020, e in questo caso la merce inviata dalle aziende o non è stata ritirata oppure è stata ritirata dai negozianti che dopo pochi giorni hanno dovuto chiudere per il lockdown.

Ma mentre nel primo caso i fornitori sono sono stati pagati, nel secondo sono state concesse dilazioni di pagamento.

E adesso dobbiamo pure fare i conti con le previsioni per la seconda ondata, che genererà un calo di fatturato per il 2020 che si stima dal 35% al 60%,e su una ulteriore previsione sulla primavera/estate del 2021che va dal 50% al 70%.

 

by francesca
Cna Abruzzo

L’emergenza Covid-19 non modifica l’andamento del credito concesso alle imprese, tranne che per le piccole, ma l’Abruzzo continua a guardare dal basso in alto il resto del paese.

Tutto ciò, mentre gli abruzzesi continuano a gonfiare conti correnti e libretti di risparmio.

Le tre tendenze emergono dallo studio realizzato da Aldo Ronci per la Cna Abruzzo, che passa sotto la lente d’ingrandimento i dati elaborati da Bankitalia sui finanziamenti concessi dagli istituti di credito nel secondo trimestre dell’anno: ovvero tra quei mesi di aprile e giugno segnati dai colpi durissimi inferti all’economia italiana dall’esplosione della pandemia, prima, e dalla chiusura generalizzata delle attività che ne è seguita.

“Degli 11 miliardi e 71 milioni di euro di prestiti concessi alle imprese in quel periodo – illustra così il curatore dell’indagine – 605 sono stati erogati con le garanzie dello Stato, ovvero il 5% del totale. Percentuale che però sale al 12% del totale delle erogazioni se si guarda al credito concesso al mondo delle piccole imprese, pari a 2 miliardi e 693 milioni”.

Questi numeri, è il caso di dirlo, fotografano però solo un pezzo della verità.

Perché – è lo stesso studio a dirlo – a prefigurare “un caso Abruzzo” sono soprattutto le differenze di valori percentuali con il resto d’Italia, sia al lordo che al netto dei finanziamenti erogati per l’emergenza Covid-19.

In dettaglio, nel primo caso, le cifre dicono che si è verificata una diminuzione di 191 milioni per il totale delle imprese (-1,7% Abruzzo contro +3,7% Italia), ma scomponendo il dato si scopre che per le piccole il rapporto si ribalta: 126 milioni in più (+4,9% contro +2,6% Italia).

Il Covid-19, dunque, non ha modificato almeno fino a giugno la sostanza nell’andamento del credito in Abruzzo, se non per le piccole imprese.

Infatti, l’iniezione di liquidità assicurata dai fondi garantiti dallo Stato ha compensato solo in parte la diminuzione di credito alla imprese: che è stata solo di 191 milioni in meno, grazie ai citati 605 erogati con le misure dello Stato.

Altrimenti la diminuzione di credito al mondo produttivo, nella sua interezza, sarebbe stata di ben 794 milioni.

E pur in presenza del dato positivo per le piccole imprese garantito dalle misure Covid, il divario con l’andamento nazionale mostra le strutturali debolezze abruzzesi, perché il rapporto tra prestito medio nella nostra regionale e nazionale dice che siamo fermi al 60%: 82.764 euro contro 139.064.

E a proposito di finanziamenti concessi attraverso il Fondo Centrale di Garanzia, è notizia di queste ore (dati aggiornati al 30 ottobre, ndr) che l’Abruzzo ha superato “quota 30mila”: per l’esattezza 30.269 operazioni approvate, di cui 25.825 (l’85%) per le pratiche fino a 30mila euro.

In testa ai finanziamenti la provincia di Chieti (8.345), seguita da Teramo (7.763), Pescara (7.577) e L’Aquila (6.584).

Presto, tuttavia, per poter dire quanto abbiano inciso queste cifre sul totale delle somme erogate nel complesso dal sistema bancario nello stesso periodo, e soprattutto se il divario con i mesi precedenti sia stato colmato.

Come detto, però, le settimane più critiche della pandemia hanno coinciso anche con nuovi record sul fronte del risparmio bancario e postale: tra aprile e giugno sono affluiti infatti su conti correnti bancari e libretti postali delle famiglie abruzzesi qualcosa come 28 miliardi e 379 milioni di euro, ovvero un miliardo e 468 milioni in più dello stesso periodo del 2019: con un incremento del 5,46%, superiore alla media nazionale attestata al 4,8%. Insomma, si risparmia senza spendere.

 

by Redazione
Mondi Connessi

Mondi Connessi A.P.S. è un’associazione di promozione sociale nata nell’area vestina con finalità civiche, solidaristiche e di utilità sociale.

L’Associazione avvia la sua attività collaborando con il mondo della Scuola e promuovendo, già ad inizio 2020, il Progetto di Educazione Ambientale La plastica e l’acqua convivono in una economia circolare rivolto alle Scuole Primarie di Pianella e Cerratina nonché alla Scuola Secondaria di I Grado di Pianella – Istituto Comprensivo Papa Giovanni XXIII.

La conoscenza degli elementi quali la plastica e l’acqua, l’apprendimento della salvaguardia e del miglioramento delle condizioni ambientali, la comprensione dell’utilizzazione accorta e razionale delle risorse naturali, servono a formare i cittadini consapevoli di domani, in grado di mantenere in salute il bene più prezioso che abbiamo, l’ambiente, per lasciarlo in eredità ai posteri.

A compimento del progetto, a tutti gli alunni delle scuole sopra indicate doveva essere donata una borraccia in alluminio: tale dono non doveva essere solo il ricordo per l’attività svolta ma anche il principio del fattivo impegno di ciascuno nell’utilizzo di materiali sempre più ecocompatibili; si trattava insomma del primo passo verso la presa di coscienza della necessità di rispettare e risparmiare l’acqua, promuovendo anche il cambiamento negli atteggiamenti verso i rifiuti, intesi non più come scarti bensì come risorse nella promozione del circolo virtuoso  delle 5R:

  1. Riduzione;
  2. Riuso;
  3. Riciclo;
  4. Raccolta;
  5. Recupero.

Purtroppo a causa del Covid 19 il progetto non è partito ma si spera di attivarlo nell’anno scolastico 2020-2021, compatibilmente con l’emergenza in atto e la collaborazione di tutti i volontari e volenterosi.

Pertanto nei giorni scorsi sono state donate 504 borracce a tuti tutti gli alunni, affinché siano di buon auspicio per questo anno così complesso.

Proprio a causa della pandemia, l’utilizzo di questa borraccia appare, infatti, più che mai attuale, in quanto la stessa può essere igienizzata e utilizzata in ogni momento anche nel tragitto casa-scuola e viceversa.

Così dichiara il presidente dell’associazione Massimo Di Tonto, in una lettera a tutte le famiglie degli alunni.

Dell’associazione fanno parte Alessandro Tortora quale Vice Presidente, Fabio Finocchio quale Tesoriere, Erika Febbo come Segretaria e molti consiglieri tra i quali Gabriele Esposito, Vincenzo Ursini,  Giuseppe Del Pretaro e tanti altri.

by Redazione
cna

Le misure restrittive contenute nel nuovo Dpcm su congressi ed eventi fieristici, strutture termali e centri benessere, parchi tematici e divertimento, professioni della montagna e guide turistiche, ristorazione e attività ricettive, noleggio veicoli e altre attrezzature e attività all’aperto, comporteranno la chiusura definitiva di tantissime attività turistiche, impossibilitate non solo a sopravvivere ma anche a restituire le esposizioni economiche contratte nel periodo del precedente lockdown.

E’ il grido d’allarme lanciato dal presidente regionale di Cna Turismo, Claudio Di Dionisio (nella foto), che  mette in guardia sullo stato di salute di un comparto che la crisi provocata dalla pandemia aveva già unanimemente indicato come uno dei più in sofferenza del sistema produttivo  nazionale:

E se ci fossero ulteriori restrizioni, in caso di aumento della curva infettiva, per molti sarà impossibile continuare a lavorare.

Più in generale, ad accrescere  le preoccupazioni degli operatori, ci si mette anche il fattore “tempo”:

In questo specifico periodo dell’anno, in cui si sta programmando la stagione invernale, con le più grandi vetrine turistiche in corso di svolgimento e le conseguenti trattative in corso  si interviene senza logica, prospettando ulteriori e gravi restrizioni fino alla chiusura di diverse attività, sconsigliando gli spostamenti considerati non necessari.

Ma così si finisce per far aumentare solo la paura di viaggiare da parte dei consumatori, rendendo impossibile una qualsiasi programmazione, che già si traduce in blocco delle prenotazioni.

Ancora, Di Dionisio critica le misure adottate dal Governo:

Seppur d’accordo nel valutare ogni forma di prevenzione necessaria a contenere l’epidemia, non riusciamo a comprendere come si intervenga senza criterio anche contro quelle attività che hanno dimostrato senso civico e responsabilità nell’attuare tutti i protocolli richiesti dai precedenti decreti.

Ma così si manda un segnale forte di impotenza verso chi, invece, ha deliberatamente ignorato ogni appello alle precauzioni, concedendo la libertà di fare qualsiasi cosa perché impossibili da intercettare, verificare e punire

Dunque, a detta di Cna Turismo Abruzzo, si chiede al Governo ed alle istituzioni locali “di valutare bene ogni iniziativa, avvalendosi di associazioni e professionisti dei settori interessati, non intervenendo per tentativi, ma organizzando in maniera organica le azioni da mettere in campo per evitare di colpire al cuore settori produttivi di primaria importanza come il turismo”.

by Redazione
Abruzzo

Sono oltre 20mila le imprese abruzzesi sin qui finanziate dal sistema bancario in base alle misure stabilite dal governo Conte, tra cui i decreti “Cura Italia” e “Liquidità”, voluti per sostenere la ripresa durante l’emergenza Covid-19.

E a farla da padrone sono decisamente le richieste per gli importi più ridotti, a conferma che la crisi ha colpito al cuore e in profondità, nel sistema produttivo italiano e regionale, soprattutto le aziende di minori dimensioni.

I dati diffusi dal Fondo di garanzia nazionale, braccio operativo del ministero dello Sviluppo economico, aggiornati al 7 luglio scorso, descrivono uno scenario in cui, dopo una partenza decisamente accidentata, il passo preso dal sistema bancario nei confronti delle richieste presentate dal mondo delle imprese, è diventato più spedito e veloce.

Ecco le cifre in dettaglio.

Dal 17 marzo scorso – data di avvio delle richieste – al 7 luglio, sono state complessivamente in Abruzzo 20.030 le pratiche che hanno avuto il via libera, per un importo complessivo finanziato di 887 milioni, 493mila e 332 euro, per un importo medio che si attesta a quota 44mila e 90 euro, che è però ben lontano dagli oltre 60mila euro della media nazionale.

Tra i territori, confermando le tendenze delle scorse settimane, resta in vetta la provincia di Chieti (5.635 operazioni approvate), incalzata dal Teramano (5.196); con Pescara (4.867) e L’Aquila (4.359) decisamente più distanziate.

La fetta più grande di finanziamenti, confermando anche in questo caso le tendenze delle scorse settimane, resta tuttavia appannaggio delle operazioni erogate per gli importi più ridotti, ovvero fino a 30mila euro (dopo l’iniziale limite fissato a 25mila, ndr): sono state 18.672, ovvero il 93% del totale, per complessivi 347 milioni e 618mila euro.

Decisamente al di sotto della soglia massima consentita è però la media delle erogazioni effettive: poco più di 18mila e 600 euro, cifra decisamente lontana anche in questo  caso dalla media nazionale (19.927).

Tra i territori, anche in questo caso, resta Chieti la provincia con il più alto numero di pratiche di finanziamento approvate: 5.285. Per il resto, distanze meno nette tra Teramo (4.782) e Pescara (4.610), con L’Aquila che chiude a quota 3.995.

“Prendiamo atto con soddisfazione di questo scatto in avanti – dice il presidente regionale di Cna Abruzzo, Savino Saraceni – e del fatto che il sistema bancario, di cui pure all’inizio avevamo segnalato la lentezza, abbia ora invertito decisamente la rotta. Certo, non è noto il numero di imprese che ha fatto richiesta, ma i dati relativi ai finanziamenti approvati, ci segnalano quanto vasta sia l’esigenza da parte del sistema produttivo, e delle micro imprese in particolare, di poter contare su linee di credito certe per poter sopravvivere in questa delicatissima fase, in cui per molte aziende si deciderà la stessa possibilità di andare avanti. Ragione, questa, che ci spinge a chiedere anche al sistema pubblico di immettere nel più breve tempo possibile risorse finanziarie nell’economia: di tempo ce n’è davvero poco, occorre fare in fretta, perché a settembre con la fine del blocco dei licenziamenti, la ripresa del pagamento delle rate delle tasse sospese e delle rate dei mutui ci sarà un momento ancora più duro”.

 

by francesca
acquisti online

Oltre la metà degli internauti abruzzesi (56,1%) ha effettuato acquisti online nel periodo del lockdown.

È quanto emerge dall’elaborazione dei dati Istat, realizzata dal Centro Studi Confartigianato, con l’obiettivo di analizzare l’intensificazione del ricorso al canale digitale da parte delle MPI italiane durante la crisi Covid-19.

Da una lettura dei dati in chiave territoriale, tuttavia, l’Abruzzo si posiziona agli ultimi posti della classifica nazionale, precedendo soltanto Basilicata (55,4%), Calabria (51,3%), Puglia (51,1%), Sicilia (48,2%) e Campania (46,1%). La maggiore vocazione alla vendita online, al contrario, si registra nella Valle d’Aosta (66%).

A seguire Sardegna (63,8%), Trentino Alto Adige (62,8%), Lombardia (62,7%) e Friuli-Venezia Giulia (61,8%).

Tra gli internauti che hanno acquistato sul web negli ultimi 3 mesi, il 48,3% ha effettuato uno o due ordini, il 28,8% tra i tre e i cinque, il 10% tra sei e dieci ordini, mentre il 6,1% dichiara di aver effettuato più di dieci ordini.

Dallo studio emerge che oltre la metà degli utenti di Internet attivi in Italia, con un’età superiore ai 14 anni, ha effettuato acquisti sul web: un dato pari al 57,2% del totale, che si traduce in 20 milioni e 403 mila consumatori online.

I più propensi agli acquisti online sono gli uomini (60,8%), i giovani tra i 20 e i 34 anni (71,3%) e i residenti nel Nord del Paese (60,6%).

“L’emergenza Covid ha contribuito a far crescere, anche tra le piccole e micro imprese, la consapevolezza circa l’importanza e l’efficacia del commercio elettronico, in particolare in settori come quello del food – sottolineano il presidente di Confartigianato Imprese Abruzzo Giancarlo Di Blasio e il segretario regionale Daniele Di Marzio – I dati dimostrano che l’Abruzzo si sta allineando al trend nazionale e che le imprese del territorio hanno iniziato a cogliere le opportunità offerte dai nuovi strumenti di vendita per proporsi sul mercato, ma permangono ampi margini di crescita che potranno consentire alle aziende della regione di sfruttare a pieno il loro potenziale”.

by Redazione
cna

Ricavi dimezzati nel 2020, con il turismo che deve fare i conti con una caduta a picco del 66%.

Ma anche giudizi assai poco lusinghieri sui provvedimenti sin qui adottati dal Governo Conte per contrastare la crisi provocata dalla pandemia, mentre ben 7 imprese su 10 sono costrette a far ricorso agli ammortizzatori sociali e hanno difficoltà enormi di accesso al credito.

E’ questa la fotografia tracciata da un sondaggio nazionale della CNA su un campione di circa 14mila imprese, 149 delle quali abruzzesi, con 30 dell’Aquila, 34 di Chieti, 55 di Pescara e 30 di Teramo.

Il quadro delineato dalla rilevazione della Confederazione artigiana sul dramma provocato dall’emergenza sanitaria svela insomma una crisi davvero senza precedenti nella storia del Paese e regionale.

Perché l’Abruzzo appare assolutamente allineato alla tendenza nazionale, e “l’azione della giunta Marsilio – come dice il presidente della CNA Savino Saraceni – pur avendo dato negli ultimi giorni segnali apprezzabili sulle riaperture, tuttavia non ha certo brillato per particolare tempestività ed efficacia nell’immissione di risorse finanziarie nel sistema economico regionale. Delle risorse stanziate, al momento, non vi è traccia alcuna tra le imprese”.

Il crollo del fatturato resta il problema dei problemi: la stima per l’anno in corso parla di un crollo del 42% rispetto a un anno fa, con alcuni comparti il cui giro d’affari vedrà cadute a picco: così, detto del turismo, per la moda sarà -56,7% e per il commercio -54%.

Flessione più contenuta, si fa per dire, nelle previsioni sui servizi alle imprese (-40%).

L’indagine ha interessato in Abruzzo aziende dei settori dell’alimentare, moda, legno e arredo, produzione, costruzioni, commercio, trasporto e logistica, turismo, servizi alla persona e servizi alle imprese.

A loro sono state rivolte 24 domande che hanno spaziato dal numero di dipendenti al fatturato, dal rapporto con clienti e fornitori all’adozione o meno del lavoro a distanza, dalla richiesta di ammortizzatori sociali a quelle di accesso al credito.

Nota particolarmente critica, come detto, il giudizio riservato alle misure messe in campo dall’esecutivo per fronteggiare la cosiddetta “Fase 1” e affrontare il momento delle riaperture: con una sostanziale bocciatura di entrambe, e in particolare sui provvedimenti riservati a credito e liquidità, cui il 70% si dice molto contrario, anche in ragione del fatto che il 95% delle imprese che han fatto richiesta di finanziamenti sono ancora in attesa di risposta.

Solo sulla moratoria relativa ai finanziamenti sull’uso degli ammortizzatori sociali il 30% del campione ha espresso apprezzamento per le misure realizzate: un’impresa su due ha fatto ricorso alla sospensione dei versamenti fiscali e contributivi e solo il 50% che ha presentato domanda per la moratoria sui finanziamenti ha ricevuto risposta positiva.

Con il paradosso che le imprese operanti nei settori finiti dall’inizio dell’epidemia in regime di lockdown non abbiano potuto beneficiare della sospensione.

Ed infatti solo il 65,9% del turismo, il 63,4% dei servizi per la persona, il 58,2% del commercio e il 53% della moda ne ha potuto usufruire.

Quanto agli ammortizzatori sociali, ne ha fatto uso il 69,3% delle imprese con dipendenti (il 51% per sospensione a zero ore), con punte nella moda (78,9%), produzione (78,6%), legno e arredo (78,4%), servizi alla persona (77,5%).

Lecito, infine, chiedersi come vedano il proprio futuro gli imprenditori intervistati, che avrebbero preferito una programmazione della ripartenza più articolata.

Dall’indagine della CNA emerge una miscela di pessimismo accanto a un forte senso di responsabilità. Lo dice il fatto che tra gli investimenti prioritari la sicurezza sia indicata dal 77,9% del campione, con una punta dell’80% nel segmento servizi alla persona.

Così, solo il 12% del campione indica la necessità di ripartire immediatamente, costi quel che costi: a costo  pure di una nuova ondata di contagi.

by Redazione
Confartigianato Chieti l'Aquila

La Regione Abruzzo anticipa al 18 maggio la riapertura di centri estetici e acconciatori. Non possiamo che esprimere un plauso per questa decisione. Il Governo regionale ha recepito le nostre sollecitazioni. Incomprensibile e inaccettabile, infatti, voler attendere fino al primo giugno. L’auspicio, ora, è che la riapertura anticipata scongiuri le ripercussioni sull’occupazione. Tra acconciatori ed estetisti, in Abruzzo, operano 3.585 imprese artigiane, con 6.575 addetti. Fino ad ora, tra Covid-19 e concorrenza sleale o abusivismo, in Abruzzo si sono registrati minori ricavi per 31 milioni di euro.

Lo afferma Confartigianato Chieti L’Aquila a proposito dell’ordinanza che stabilisce la data di riapertura.

“Siamo a nove settimane di chiusura – ricorda il presidente Confartigianato Acconciatori Chieti L’Aquila, Denis Iezzi – Era impensabile chiedere di stare fermi altre quattro settimane. Le conseguenze sarebbero state catastrofiche: lavoro sommerso, chiusure di tante attività e crollo occupazionale”.

“Con senso di responsabilità avevamo già elaborato tempestive proposte dettagliate su come tornare a svolgere queste attività osservando scrupolosamente le indicazioni su distanziamento, dispositivi di protezione individuale, igiene e sanificazione. Proposte che penalizzano fortemente il lavoro, ma della cui importanza siamo consapevoli. Le istituzioni devono insegnarci ed aiutarci a convivere con il virus, non far morire un intero settore. La Regione Abruzzo, fortunatamente, lo ha compreso bene. Chiediamo che fino alla data di riapertura vengano garantiti i controlli per arginare il lavoro sommerso”, conclude Iezzi.

by Redazione
sindacati

Sono 64.175 le domande di cassa integrazione in deroga che 17 regioni italiane hanno “processato” e inviato all’Inps. Di queste 22.936 sono state già autorizzate dall’Istituto di previdenza e 2.038 risultano già pagate a favore di 4.149 beneficiari.

Peccato che in Abruzzo le domande esaminate dalla Regione, e inviate all’Inps, sono solo 113 a fronte di 10.300 istanze presentate dalle aziende, che riguardano una platea di circa 27mila lavoratori.

A testimoniarlo è l’Inps, attraverso un report che tiene conto della rilevazione riferita alle domande “lavorate” fino a martedì 22 aprile.

Un dato che lascia stupefatti, affermano i segretari regionali di Cgil, Cisl, Uil e Ugl, rispettivamente Carmine Ranieri, Leo Malandra, Michele Lombardo, Gianna De Amicis, e delle segreterie del pubblico impiego, che smentisce le dichiarazioni ufficiali dell’assessore regionale alle Politiche del lavoro, Piero Fioretti, secondo il quale “la Regione Abruzzo è perfettamente in linea con le altre regioni italiane nella gestione delle istanze per l’erogazione della Cassa integrazione in deroga”.

Il report dell’Inps tiene conto delle domande presentate in 17 regioni italiane.

In testa c’è il Lazio, con 29.684 domande già processate; seguono la Campania (8.999), le Marche (6.362), il Veneto (3.459), l’Emilia Romagna (3.449), la Liguria (2.865), la Toscana (2.565), la Puglia (1.691), la Calabria (1.344), l’Umbria (937), il Piemonte (704), la Basilicata (577), la Lombardia (507), la Valle d’Aosta (453), il Friuli Venezia Giulia (379).

L’Abruzzo, con le sue 113 domande “processate” e inviate all’Inps, è penultima in graduatoria, prima del Molise (87).

I segretari di Cgil, Cisl, Uil e Ugl, ribadiscono che “a essere chiamati in causa per i ritardi non sono certo i dipendenti della Regione che stanno gestendo le pratiche, ma la mancanza di programmazione da parte dell’assessorato. Dal 23 febbraio la Regione era a conoscenza del fatto che si stava preannunciando l’emergenza lavoro più drammatica degli ultimi decenni, ma l’assessore non si è premurato di organizzare gli uffici per farvi fronte. Si ricorda che il decreto che istituisce la cassa integrazione in deroga per le Regioni risale al 17 marzo 2020. È piuttosto singolare che l’assessore si sia ricordato di potenziare il gruppo di lavoro addetto alla gestione delle pratiche della cassa integrazione in deroga, portandolo a 30 dipendenti, solo il 22 aprile”. 

L’assessore Fioretti, in un’altra nota ufficiale, proseguono i rappresentanti sindacali, “ha assicurato che entro fine mese la Regione smaltirà tutte le domande regolari per la cassa integrazione in deroga, ma considerati i numeri attuali ci sembra un obiettivo assai ambizioso da raggiungere. D’altronde l’assessore Fioretti ha pensato di convocare il Cicas (Comitato di intervento per le crisi aziendali), solo due volte, mentre le altre regioni hanno avuto un confronto serrato con le forze sociali. Infine si ricorda che il presidente della Regione, Marco Marsilio ha attivato una cabina di regia che avrebbe dovuto prevedere un rapporto costante tra le parti sociali e i singoli assessori. L’assessore Fioretti”, concludono i rappresentanti di Cgil, Cisl, Uil, Ugl e delle segreterie del pubblico impiego, “al contrario, non ha mai convocato le parti sociali, e alle sollecitazioni che gli sono state rivolte ha sempre risposto che era tutto in regola e che non c’era nulla di cui preoccuparsi”. 

 

by francesca
tirocinanti

C’è una platea di circa 10mila abruzzesi che nell’emergenza Covid-19 è finita nel dimenticatoio: i tirocinanti, esclusi da ogni forma di sostegno pubblico al reddito previsto invece per altre categorie sociali, come imprese, lavoratori o famiglie.

Un problema che al momento della ripresa delle attività potrebbe penalizzare il mondo delle imprese, che utilizzano ormai esclusivamente questo percorso per scegliere i propri futuri dipendenti.

A sollevare il caso è il sistema delle Agenzie per il lavoro della Cna Abruzzo, che ricordano come le imprese che ospitano tirocinanti stiano patendo un’altra penalizzazione: i mancati rimborsi, dovuti dalla Regione, alle aziende che hanno utilizzato uno dei bandi più gettonati, “Garanzia lavoro”, voluto dall’Unione europea per favorire l’assunzione di disoccupati.

Una misura per la quale sono previste risorse ingenti, per cui sono stati attivati moltissimi percorsi formativi,  per cui le aziende hanno anticipato fondi e inviato da mesi la documentazione richiesta, ma che nonostante ciò la Regione Abruzzo non ha ancora provveduto a liquidare.

La proposta delle Apl della Cna, per aiutare le imprese interessate, e i tirocinanti con loro, si sintetizza in quattro punti: prevedere anche per i tirocinanti forme minime di ammortizzatori sociali, come previsto da altre Regioni; dare un contributo alle aziende che li utilizzano, da impiegare per la messa in sicurezza dei luoghi di lavoro alla ripresa delle attività; fissare un bonus per il tutoraggio aziendale, visto e considerato che alla ripresa delle attività il percorso di formazione dovrà in pratica ricominciare da capo; valutare la possibilità di estendere la platea dei partecipanti anche ai professionisti abilitati. “Attualmente – spiega il responsabile della struttura di Pescara, Massimo Renzetti (nella foto)– in Abruzzo i tirocini sono stati sospesi a partire dall’11 marzo scorso fino al 3 maggio prossimo, e comunque fino alla definitiva sospensione delle misure emergenziali e restrittive adottate dal Governo. Allo stato attuale nessun tirocinante percepisce alcuna indennità, se non quella di marzo 2020 per i primi 11 giorni lavorati, riproporzionata rispetto ai 600 euro standard di indennità”.

Savino Saraceni
Savino Saraceni

Eppure, quella dei tirocinanti è una partita che al mondo delle imprese interessa, eccome. A ricordarlo è il presidente regionale della confederazione artigiana, Savino Saraceni:

Si tratta di una platea vasta e variegata, che dal 2012 ad oggi è cresciuta in modo esponenziale, ed è composta tanto da lavoratori in cerca di ricollocazione nel sistema produttivo che da giovani, spesso forniti di elevatissimi titoli di studio.

L’Anpal, Agenzia nazionale per il lavoro ha calcolato che in Italia nel triennio 2014-2017 il numero di tirocini attivati sia stato di 1.263.000: dunque, una partita importante per il nostro mondo, dove in assenza di misure specifiche si corre il rischio che alla ripresa siano tante la aziende a interrompere i tirocini con una semplice comunicazione.

Ai problemi delle persone rischiano di sommarsi anche quelli alle strutture che hanno favorito l’incrocio tra imprese e tirocinanti: “L’interruzione di quelli finanziati da fondi europei – mette in guardia Silvio Calice della Apl di Chieti – può causare problemi alle Agenzie che li hanno attivati”.

by Redazione