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Intervista a Franco Oppini

La stagione dell’Ente manifestazioni pescaresi è iniziata alla grande al Teatro d’Annunzio: ieri sera in scena (prima nazionale) l’Anfitrione di Plauto che tra i protagonisti vede Franco Oppini, Debora Caprioglio Tonino Tosto e Barbara Bovoli.

Lo spettacolo restituisce il gioco degli equivoci, della perdita d’identità, dei doppi, degli dei che si fanno umani: Giove assumerà le sembianze di Anfitrione e Mercurio quelle del servo Sosia (emblematico il nome).

Al centro una donna, Alcmena (Barbara Bovoli), sempre accompagnata dalla sua serva Bromia (Debora Caprioglio).

Per farci raccontare qualcosa di più sulla pièce e non solo abbiamo intervistato il protagonista Franco Oppini.

L’Anfitrione: prima nazionale ieri a Pescara, perchè la scelta di partire dalla nostra città?

“Perchè produtivamente è ritenuta importante e poi perchè, quando si sceglie una località per una prima nazionale, si punta su una piazza piacevole e attiva; con questa produzione inoltre abbiamo scelto solo grandi teatri italiani qunadi perchè non Pescara? Anzi, tornerò presto qui, ad ottobre per la precisione e diventerà per un mese anche la mia città”.

E’ mai stato in Abruzzo?

“Sì, tante volte al punto che ho già i miei punti di riferimento che, per attori che girano il paese, è già un grande obiettivo. Quando si torna in posti dove si è stati si creano degli appuntamenti fissi, è un po’ come tornare a casa. Ritengo inoltre l’Abruzzo una regione viva che, nonostante la crisi del settore teatrale, si è sempre data da fare”.

L’Anfitrione dunque, racconti qualcosa della pièce a chi non ha potuto assistere alla serata.

“E’ sicuramente la commedia più importante di Plauto per due motivi: innanzitutto perchè, per la prima e unica volta, recitano gli dèi. Giove infatti scende sulla Terra e diventa Anfitrione creando così scompiglio e tutto ciò che ne deriva da questo suo sdoppiamento. In secondo luogo è una commedia in cui ci sono i sosia anzi, il termine sosia nasce proprio da Plauto. Io infatti sul palco interpreto sia Giove che Anfitrione”.

Salire sul palco dopo tanti anni di teatro, c’è ancora l’emozione della prima volta?

“Assolutamente sì, altrimenti non farei questo mestiere ancora. Con il tempo il segreto è incanalare queste emozioni in energia positiva verso il pubblico. Quando prepari una rappresentazione teatrale, la compagnia diventa la tua seconda famiglia”.

Per lei cos’è il teatro?

“Il teatro è l’imitazione della vita e della natur trasportata sul palco in modo drammaturgico. Se un film un tv può essere pura fantasia, a teatro vanno in scena pezzi di vita”.

Consiglierebbe a un giovane oggi, nel 2019, di fare teatro?

“Dico sempre che è un lavoro che non si deve fare ma è il più bello della vita. E’ uno sforzo notevole economicamente ma non ha confini: puoi morire in scena, interpretare ruoli, preparare un personaggio. Lo consiglierei ma, come in ogni attività da libero professionista, si va incontro a dei rischi perchè il teatro non è un mercato appetibile economicamente; lo si fa per passione e doti personali e tanta forza di volontà. Se non si molla, le soddisfazioni possono essere tante”.

 

Foto di Giada Di Blasio

26 Luglio 2019